Panucci: “Juve? Avevo firmato, poi arrivò il Milan…”
Il passato da giocatore, la nuova vita da allenatore. Un'avventura iniziata 5 anni fa a Livorno che l'ha portato poi alla Ternana e alla guida dell'Albania. Questa, l'ultima panchina (per ora) e il ruolo di ct ricoperto fino al marzo del 2019.
Si è preso un anno sabbatico e Christian Panucci non se ne pente perché "non me la sentivo di ripartire.
Ho avuto anche diverse offerte: Aris Salonicco, dall'Iran, il Deportivo in Spagna. Ho preso un anno libero – ha raccontato ai microfoni di SkySport durante la trasmissione Calciomercato-L'Originale – mi sono dedicato al golf, allo studio, ai viaggi, ho visto partite. Sono un allenatore che cambia ogni anno, questa vita ti porta a crescere. Ma quello che mi rende orgoglioso è il rapporto che instauro con i giocatori. Sono un allenatore che si adatta. Fare il ct è un lavoro diverso. Sono felice di aver allenato l'Albania, era una panchina molto difficile da prendere dopo De Biasi".
Capello e Sacchi
Sacchi, quando avevo 19/20 anni, mi ha fatto esordire in Nazionale e non lo dimentico. Lui ha cambiato il calcio ma all'epoca era molto stressante. Riunioni su riunioni, forse a quell'età non riuscivo io a sopportarle. Comunque era straordinario. Voleva rigarmi la Porsche? Ce l'aveva lui quella macchina! Comunque no. Lui è stato il primo che mi ha chiamato quando sono diventato ct dell'Albania. Capello? Mi ha voluto in tutte le squadre in cui allenava. Sono successe delle cose poi e ci siamo divisi. Sarei una brutta persona se dicessi il contrario, invece sono molto riconoscente a Capello.
La Juve, poi… il Milan
Avevo firmato con la Juventus, avevo io contratto. Poi è arrivato il Milan che allora era la squadra più forte del mondo. Mi sono detto: 'Pagano gli stessi soldi, vado lì'.
Livorno e il presidente Spinelli
Lui mi ha chiesto una squadra giovane e che doveva salvarsi. Ma era una squadra da decimo posto. Però non posso criticarlo, lui è così. E io a Livorno sono stato benissimo però lui è uno che a un certo punto ti manda via.
Bari-Inter, la finta e il gol di Cassano
Non si può che parlare bene di Cassano, calcisticamente parlando. Davvero un talento, poi si è 'rovinato' con la testa perché ovunque andava non riusciva a imporsi. Vedevo delle sue interviste le scorse settimane e ha sempre ringraziato Capello. Quando arrivi a 40 anni capisci che le regole nel calcio e nella vita sono importanti.
Roma. Quando rifiutò di andare in panchina contro il Napoli
Spalletti fece giocare Cassetti che non si era allenato il giorno prima e stava fuori da tanto, in molti pensavano che l'avesse portato solo per fare numero. Faccio l'allenatore da 5 anni e spero di non comportarmi mai come fece Spalletti in quell'occasione.