Maamma è solo l’ultimo: da Maradona a Messi, la storia del Pallone d’Oro del Mondiale U20

Maamma del Marocco è solo l’ultimo vincitore del Pallone d’Oro del Mondiale Under 20: la storia del premio dei campioni del futuro
Il Mondiale Under 20 si è concluso con la sorpresa della prima vittoria nella sua storia del Marocco, che ha battuto per 2-0 l’Argentina nella finale della competizione.
Come al termine di ogni edizione, al termine della finale sono stati consegnati tutti i premi individuali, che sono andati ai principali protagonisti del torneo.
Il più importante di questi, il Pallone d’Oro del Mondiale, l’ha vinto Othmane Maamma, esterno classe 2005 acquistato in estate dal Watford che ha trascinato il Marocco dalla prima all’ultima partita.
Un premio che, da quando esiste, è andato a vincitori illustri, consacrando molti dei giovani più importanti del panorama mondiale. Maradona, Messi, Agüero e Pogba sono solo alcuni di questi. Maamma sarà il prossimo ad affermarsi?
Pallone d’Oro Mondiale U20, la consacrazione dei futuri campioni
Basta sfogliare l’albo d’oro di questo premio individuale per capirne il prestigio. Il riconoscimento al miglior giocatore del Mondiale Under 20 negli anni è stato vinto da grandissimi giocatori. Alcuni hanno fatto la storia di questo sport, altri hanno comunque vinto tantissimo. E già dalle primissime edizioni, la competizione ha iniziato a consacrare campioni. Nel 1979 fu Diego Armando Maradona a trionfare con la sua Argentina e a essere premiato come miglior giocatore del torneo. Una risposta dopo la non convocazione al Mondiale dei grandi dell’anno prima, un anticipo di quello che si sarebbe visto nel 1986 con la nazionale maggiore. E non è stato l’unico argentino a mettersi in vetrina al Mondiale Under 20. Nel 2001 Javier Saviola trascinò l’albiceleste al quarto titolo Under 20, prendendosi il premio di miglior giocatore a suon di gol: 11, che lo resero anche scarpa d’oro di quell’edizione.
A riuscire nella doppietta di titoli individuali furono Lionel Messi e Sergio Agüero tra 2005 e 2007, che portarono il quinto e sesto titolo Under 20 nella bacheca dell’albiceleste. Prima di loro, l’edizione del 1987 vide emergere Robert Prosinecki, allora vincitore con quella che ancora era la Jugoslavia, prima di una storica Coppa dei Campioni conquistata con la Stella Rossa e degli anni in Spagna, prima al Real Madrid e poi al Barcellona. Al Barcellona ci andò anche Seydou Keita, mvp nel 1999, guidando il suo Mali al terzo posto. In blaugrana giocò dal 2008 al 2012, trovando spazio in un centrocampo di fenomeni, per poi passare anche in Italia con la maglia della Roma. L’ultimo grande campione in ordine di tempo ad affermarsi al Mondiale Under 20 fu, nel 2013, Paul Pogba, campione con la Francia e miglior giocatore del torneo. Veniva dalla prima stagione alla Juventus ed era già fuori categoria, anche nel suo caso fu solo un assaggio di quello che si sarebbe visto cinque anni più tardi con la nazionale maggiore.

Maamma l’ultimo nome nell’albo d’oro, sarà campione o meteora?
L’ultimo nome ad aggiungersi a questa lista è stato quello di Othmane Maamma, che ha scritto una pagina di storia del calcio marocchino. Del Mondiale cileno lui è stato il re degli assist (4 in totale), servendo anche quello per il 2-0 in finale di Zabiri, oltre ad aver segnato un gol nella fase a gironi contro il Brasile. Passato al Watford in estate dal Montpellier, i prossimi anni ci diranno se il suo nome sarà tra quelli dei grandi campioni esplosi al Mondiale Under 20. Perché c’è anche chi, dopo aver brillato in questa competizione, poi non ha trovato fortuna ed è progressivamente uscito dai radar. Si pensi a Dominic Adiyiah, eroe del Ghana nel 2009 che convinse addirittura il Milan a prenderlo, salvo poi non riuscire mai a trovare la sua dimensione, ritirandosi a 31 anni. Oppure a Henrique Almeida, campione col Brasile nel 2011, nuova promessa verdeoro che, salvo una breve parentesi al Granada, poi non è mai uscito dai confini nazionali.
E ancora Adriano, miglior giocatore nel 1993 col Brasile, e Adama Traoré, nel 2015 col Mali, solo omonimi dei loro colleghi più famosi. Per ora, il giovane talento del Marocco si inserisce nell’elenco dei nomi di chi ancora deve dimostrare del tutto di poter diventare un campione. Solo dalle ultime stagioni, lo sta facendo Dominic Solanke, che nel 2017 impressionò tutti con l’Inghilterra, a spese anche dell’Italia in semifinale. Lo ha fatto, ma ancora non da protagonista, Lee Kang-In, finalista e mvp del torneo nel 2019 e vincitore della Champions quest’anno col PSG. Chi ancora ha tutto da dimostrare è Cesare Casadei, che due anni fa trascinò l’Italia in finale da capocannoniere del torneo e che sta trovando continuità in Serie A da quando è al Torino. Starà a Maamma stabilire se tra qualche anno lui rientrerà nella categoria dei campioni o in quella delle meteore.