Palermo, Stellone si presenta: “Tirare di più in porta e crederci. Vinciamo queste quattro partite e saremo in A”
Attaccare, attaccare, attaccare. Per Roberto Stellone non è cambiato niente: quando giocava, segnare era il suo mestiere. Oggi – nel giorno della presentazione al centro sportivo di Boccadifalco come nuovo allenatore del Palermo – l’attacco è il suo primo pensiero. “Serve tirare di più in porta. Sarò felice se faremo 20 tiri, non se avremo il 65% di possesso palla. Da fuori ho visto una squadra che ha subito pochi gol, ma se non siamo allo stesso punto dell’Empoli è perché manca qualcosa a livello realizzativo”. Parole da ex bomber delle aree di rigore ma anche da attento osservatore della squadra diretta da Bruno Tedino fino a poche ore fa. Rispetto ai toscani già volati in serie A, i rosanero hanno segnato 30 reti in meno. Poche rispetto alle possibilità di un gruppo che si mette nelle sue mani per tornare in Paradiso.
“Abbiamo pochissimo tempo. Non ho la presunzione di aver capito da casa quali siano i problemi. Ne ho discusso con il direttore sportivo Valoti e questa mattina ho parlato individualmente con i ragazzi, soprattutto per capire come impiegarli e per vedere la loro convinzione”. Esito del colloquio sicuramente incoraggiante. “Sono tutti consapevoli di potercela fare. Tutti delusi dalle ultime prestazioni, ma carichi per le prossime. Abbiamo davanti un mini torneo di 4 partite. Se le dovessimo vincere tutte, al 99% saremo promossi. Dobbiamo iniziare da domani col Bari”.
Cominciare dalla sua fine. Strano scherzo del calendario e del destino. Il 7 novembre del 2016, Stellone veniva esonerato dalla panchina barese dopo la sconfitta di Latina. “Non ho particolare senso di rivincita. Strada facendo, si è capito che forse non ero io il problema, ma non importa. A me oggi interessa solo il Palermo. Questa partita è fondamentale per noi, non perché giochiamo contro la mia ex squadra”.
Poco tempo per mettere a punto un’idea tattica, quanto basta per fissare paletti. “Quello che conta di più è la mentalità, non il modulo. La mia idea è giocare con quattro uomini dietro, ma niente vieta che possano diventare tre o cinque a seconda delle esigenze. L’atteggiamento deve essere sempre quello di attaccare. A partire da me: se in un finale di partita siamo pari ed esce una palla in fallo laterale, corro a prenderla per far capire che non voglio accontentarmi”.
Camicia chiara, jeans strappato e sguardo convinto. Roberto Stellone non ha ancora avuto il tempo neanche di indossare la divisa sociale ma ha già chiara la fame di questa piazza. “L’ho scelta pensando alla passione e alle emozioni che può riservare. Stessi canoni che usavo quando giocavo. Ho il contratto per questi due mesi e per la prossima stagione. Sarà adeguato in base ai risultati che otterremo. Palermo è una grande occasione, altre società mi avevano cercato, ma volevo lottare per qualcosa di importante. E qui posso farlo”. Entusiasmo assoluto e nessuna paura di finire come i 48 allenatori esonerati precedentemente da Zamparini. “Tutti i presidenti sono i primi tifosi. Lui è una persona colta e intelligente, nella sua vita ha fatto cose importanti. Poi ognuno ha il suo ruolo. Se dovessi sbagliare, state sicuri che lo farò seguendo le mie idee”.
O sensazioni, intanto. Perché “ho solo mezza giornata per preparare una gara già cruciale. Tutti vogliono vincere, ma c’è differenza tra chi lo vuole e chi si prepara per farlo. Noi ce la metteremo tutto, resettando un periodo negativo che hanno avuto o stanno avendo tutte le squadre in lotta con noi. Vogliamo la promozione diretta e se non ci dovessimo riuscire, passeremo dai playoff”. Da affrontare, eventualmente, dalla posizione migliore possibile: oggi il Palermo è appaiato al Parma al secondo posto, seppure in vantaggio negli scontri diretti. In cinque punti ci sono sette squadre: la griglia di partenza sarà una componente fondamentale. Poi conterà molto ovviamente sfruttare al meglio le qualità di Coronado “davanti può fare tutto, va lasciato libero di dimostrare il suo talento” e La Gumina “mi piace molto, ha coraggio, è giovane e gli ho visto l’occhio giusto”.
Lo stesso del suo allenatore, che dopo la promozione del 2015 a Frosinone, ne sogna una in corsa a Palermo. Ha 360 minuti per ottenerla o forse un intero playoff. Da attaccante gli capitava di subentrare spesso a gara in corso. Come allenatore, a 40 anni, è un esordio. Ha poco più di un mese, tanta pressione ma anche una grande possibilità. Essere attaccante o allenatore alla fine, sono mestieri simili. Cogliere il momento è l’unico imperativo.