Pigliacelli, il portiere-pescatore innamorato di Palermo: “Qui nel pieno della mia maturità”
Il portiere rosanero si racconta a Gianlucadimarzio.com: “Con la mia famiglia ci troviamo così bene a Palermo che non siamo più tornati a casa”
Per un giocatore che ha la passione per la pesca, il mare di Mondello non poteva che essere il contesto ideale per ritornare in Italia dopo 4 anni in Romania. Lo sa bene il portiere del Palermo Mirko Pigliacelli: “Ho obbligato Segre a venire con me a pescare per farmi compagnia – racconta il n. 22 rosanero a Gianlucadimarzio.com – La pesca è la mia più grande passione. Quando ho un momento libero mi piace trascorrerlo in questo modo e godermi questo posto incredibile”.
Già perché tra Palermo e Pigliacelli si è già creata una grande simbiosi in pochi mesi: “Con la mia famiglia ci troviamo così bene qui che da luglio non siamo più tornati a casa – ammette – A volte mia moglie va ancora in spiaggia insieme a mio figlio di pochi mesi. Palermo ti dà un’adrenalina incredibile”.
Quella stessa adrenalina che Pigliacelli trasmette tra i pali, come fatto sabato scorso a Modena dove il Palermo ha ritrovato la vittoria in Serie B dopo quasi due mesi di astinenza. Brunori e Valente sono andati a segno, ma le parate di Mirko hanno la stessa importanza: “Quella su Oukhadda con la mano di richiamo è stata una bella parata, ma la più difficile – anche se agli occhi non sembra – è stata quella sul tiro di Tremolada che sono riuscito a bloccare. È stata una partita incredibile, i tre punti sono fondamentali. Non so se è stata la migliore partita della mia carriera, mi piace pensare che questa debba ancora arrivare”.
Dall’errore con il Sudtirol a due cleen sheet consecutivi
Sempre concentrato sul presente e sul futuro, piedi per terra e con grande cultura del lavoro. Una mentalità da professionista assoluto quella di Pigliacelli che, in pochi mesi a Palermo, ha già vissuto alti e bassi. Alti, come i quattro clean sheet stagionali in undici partite, di cui due negli ultimi 180 minuti; bassi, come l’errore contro il Sudtirol che è costato il ko al Palermo.
Qualche secondo di troppo di attesa sul retropassaggio di Mateju, poi il pressing di Odogwu e il lancio che rimpalla sull’attaccante del Sudtirol, prima di entrare in porta. “Non avevo mai fatto errori del genere, ma sono parte di questo sport – spiega – non ho mai visto portieri che non sbagliano”. Analisi lucida, così come la chiave per reagire al momento.
“Ho analizzato l’episodio, penso che la cosa più importante sia stata mantenere la concentrazione, tapparsi le orecchie e continuare ad allenarsi, dando il meglio in ogni situazione – racconta Pigliacelli – Quel momento è stato difficile, ma fare il portiere non è per tutti. Dagli errori si cresce e si impara, ho superato il momento tranquillamente perché, dopo tante partite, so come gestire i momenti. Giocare in una piazza come Palermo non è per tutti. Quando ci sono state le critiche dopo quell’episodio, sentivo che era un momento importante. Solo con carattere, voglia di far bene e dimostrare quanto valgo sono riuscito ad andare avanti. Se non l’avessi fatto, sarei caduto in un vortice”.
La Romania e quel rigore contro la Steaua
E così Mirko ha reagito con quella personalità che ha mostrato anche nei quattro anni in Romania, dove ha indossato la maglia dell’Universitatea Craiova e calciato (e realizzato) un rigore davanti a più di 35.000 spettatori contro la Steaua Bucarest. “Quella non è stata una mossa arrogante, in un momento di difficoltà della squadra mi sono assunto la responsabilità – racconta Pigliacelli – La squadra aveva sbagliato gli ultimi 5 rigori e il mister mi scelse perché sapeva che mi piace da sempre battere punizioni e rigore”.
L’indole di chi ha scelto di fare il portiere sin da bambino, ma con i piedi ci sa fare: “Mio padre era un portiere, ricordo che quando avevo 5-6 anni mi mise subito in guardia, dicendomi che avevo scelto il ruolo più difficile che esista. Questo mi ha motivato ancor di più”. Idee chiare, come i punti di riferimento: “Da bambino ho visto tanti allenamenti di Peruzzi quando giocava nella Lazio. Lui è stato il mio idolo indiscusso insieme a Casillas”.
Pigliacelli “spiava” gli allenamenti del portiere della Lazio, ma la sua carriera da giovane è legata alla Roma. Otto anni nel settore giovanile giallorosso con tanti titoli e la possibilità di allenarsi al fianco di campioni come Totti e De Rossi: “Sono stati 8 anni fantastici, le stagioni tra Primavera e prima squadra mi hanno lasciato tanto dentro di me”. Una prima squadra vissuta da vicino, con due convocazioni in Serie A nel 2012 da parte di Luis Enrique.
“Il brano dei primi mesi a Palermo? Freed from desire”
Pigliacelli ha lasciato presto la capitale, girando lo stivale in lungo e in largo: da Vercelli a Trapani, passando per Reggio Calabria, Frosinone, Pescara e Sassuolo. Adesso Palermo, nel pieno della maturità: “Avevo grande voglia di tornare in Italia e quando è arrivata la chiamata del club e del City Football Group è stato bellissimo. Arrivare a Palermo nel pieno della mia maturità è la cosa migliore che potesse accadermi. Il viaggio verso Palermo è stato emozionante”.
Un viaggio fatto da Pigliacelli in auto al ritmo di Freed From Desire, colonna sonora del Palermo per il ritorno in Serie A: “Se dovessi scegliere una canzone per raccontare i primi mesi a Palermo sceglierei ancora Freed From Desire – conclude il portiere – ogni volta che la sento allo stadio e ascolto i tifosi che la cantano è magnifico”.
Un brano che in un passaggio riporta questa frase: want more and more. Voglio sempre di più, come la mentalità di Pigliacelli, un giocatore che non si accontenta e vuole trascinare il Palermo con le sue parate.