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Novellino: “Juve e Inter? Ho fatto degli errori, ora punto in alto con l’Avellino. Al Napoli e al Milan i ricordi più belli”

A tutto Walter Novellino. Una storia importante, tra trionfi e qualche delusione, tra ripartenze e prospettive, tra voglia di grandissimo calcio e una realtà ancora da costruire pienamente. L’allenatore dell’Avellino, intervistato dal Corriere dello Sport, si è raccontato. Prima di tutto, però, uno sguardo al momento della squadra, messa oggi di fronte all’esame Hellas Verona ospite al Partenio, in una situazione di classifica in Serie B tutt’altro che tranquilla, ma con tutti i mezzi, secondo il suo allenatore, per risalire: “Io credo che l’Avellino in questo momento stia scalando una montagna impegnativa. Ma finalmente ha una struttura importante per poterlo fare. Abbiamo giocato ottime partite e presto, speriamo, di tirarci fuori da questa situazione. Abbiano ragazzi interessanti come Verde e Belloni. Lo stesso Ardemagni sta ritornando ai suoi livelli. Possiamo crescere e risalire una classifica ancora deficitaria. Serve autostima e ci stiamo ricompattando dopo un mercato che ha sistemato la rosa. Sto cercando di dare una fisionomia alla squadra attraverso il gioco, servono concetti chiari in campo, saper difendere e attaccare. I giocatori mi seguono. Bisogna crescere caratterialmente“.

Dopo un lungo viaggiare attraverso l’Italia del calcio, Novellino è tornato in Campania, la sua terra, dove poter riprendere il cammino interrotto e ricalcare le orme di quanto fatto qualche anno fa sulla panchina del Napoli: “Qui spero di riprendermi quello che ho perso per strada e che credo di meritare. D’altra parte è nel destino di ogni uomo ricominciare da dove tutto iniziò. Qui mi sento di nuovo bambino. E voglio tornare a vincere come ho già fatto in passato. A Napoli abbiamo vinto un campionato bellissimo con l’Ingegnere. I problemi vennero dopo. In quel Napoli c’erano grandi giocatori come Turrini, Asta, Schwoch, Stellone che allora non voleva adattarsi al mio 4-4-2 con cui poi è andato in A con il Frosinone. Insomma, è stata un’esperienza bellissima quella napoletana. L’ultima partita del Napoli prima che arrivassi io c’erano poche centinaia di tifosi allo stadio. Quando lasciai, all’ultima col Genoa, il San Paolo era stracolmo, come avessimo rivinto lo scudetto. E’ l’immagine più bella che conservo dentro di me“.

Poi, la vita lo ha portato altrove: Piacenza e Samp, dove Novellino ha centrato l’Europa: “A Genova arrivammo in Uefa e per un punto non centrammo la Coppa Campioni. Bellissimi ricordi. E tanti rapporti umani straordinari. Su tutti ci tengo in modo particolare a citare quello avuto con Francesco Flachi, ha commesso degli errori, ma non merita di essere dimenticato da tutti”. Un Novellino che per un periodo è stato seguito anche da Juventus e Inter. Poi, qualcosa non è andato: “Sicuramente per molti errori anche miei. Credevo che fossi solo io il bravo e non i calciatori. Avevo dimenticato quello che mi diceva Liedholm quando giocavo nel Milan: l’allenatore è bravo quando ha bravi calciatori. Ho commesso l’errore di credere che ciò che toccassi diventasse subito oro. Naturalmente non è mai così per nessuno. Poi non mi ha aiutato neanche la fortuna. Anche se ho avuto Marotta, Paratici e sapevano il mio carattere e il mio valore, alla Juve non sono mai arrivato. E’ andata così“. Ma Novellino è stato tanto anche da calciatore. Il capitolo più importante? Ovviamente lo Scudetto con la maglia del Milan: “Lo scudetto della stella con il Milan di Franco Baresi, Rivera, Capello, Albertosi è rimasto indelebile. Ma fu un’esperienza indimenticabile. Essere stato allenato da Liedholm è stato fondamentale anche per la mia carriera da tecnico. Il Barone non alzava mai la voce. Bastava uno sguardo per farci capire tutto. Il tiki taka lo facevamo noi già allora, 40 anni fa. L’altro segreto di Liedholm era quello di chiedere a tutti di puntare l’uomo per liberare il compagno. Con Rivera facevamo i giochi di posizione, con Maldera eravamo grandi amici. Il calcio è sempre uguale, oggi c’è solo più corsa e si giocano tante partite in più e non c’è neanche il tempo di prepararle. Tutto è veloce, un segno dei tempi. Prima gustavi di più ogni cosa“.

Il passato lascia di nuovo il posto al presente: l’Avellino. Dove può arrivare: “La salvezza ora è l’obiettivo. Ma stiamo proponendo buon calcio e abbiamo tutto per fare bene. La squadra si sta ritrovando, ha fiducia in se stessa. Zamparini? A Palermo rispetto a Venezia non avevo Di Marzio e Marotta. E oggi è difficile lavorare con Zamparini perché è diventato anche allenatore. Invece funzionava benissimo quando faceva solo il presidente“.