“No Isco no disco”. Da miglior riserva del mondo ad erede di Iniesta: riecco Don Isco
Che problema c’è a voler giocare di più? “Non capisco cosa ci sia di così sorprendente! Sono sempre stato chiaro sulla mia volontà e voglio restare qui ancora per molti anni”. Questione di aspirazioni accompagnate al talento, alla meritocrazia e al duro lavoro. Perché Isco, che a detta di molti è la “miglior riserva del mondo”, non ha mai mollato. Mai. Fino a prendersi il Real Madrid e trascinarlo, contro l’Atletico e non solo. Elemento ideale per scardinare le linee dei Colchoneros: sacrificio senza palla e qualità quando in possesso per favorire l’ultimo passaggio. Zizou ci ha visto lungo. Risultato: migliore in campo con l’onore di prenotare il biglietto per Cardiff nel momento in cui la paura iniziava ad aleggiare tra i tifosi blancos. La rete messa a segno però è solamente l’ennesimo assaggio della miglior stagione in carriera. Forse per decisività superiore addirittura ai tempi di Malaga quando fu eletto Golden Boy 2012 davanti ad El Shaarawy e Courtois. Per credere, andate a rivedervi le prestazioni in Liga contro Betis, Atletico, Alavés, Sporting e Deportivo su tutte: un Isco mai visto prima. Bravo e caparbio anche ad approfittare dei tanti, troppi infortuni di Bale: guarda caso, proprio con l’ex Tottenham sarà in ballottaggio per la finale Cardiff, a casa del gallese. Gli 11 gol e i 7 assist in stagione hanno poi fatto sì che in Spagna si tornasse prepotentemente a parlare di ‘Don Isco’: l’erede designato in versione Roja del Don Andres che col Barça qualcosina ha vinto. Isco il nuovo Iniesta: non più utopia. “No Isco no Disco” twitta Phil Kitromilides, giornalista vicino al Real, giusto per rendere l’idea. Più chiaro di così. L’ha capito per primo il Real di non poter far più a meno di lui. Sforzo economico per trattenerlo già messo in preventivo: ad un passo l’accordo per rinnovare il contratto in scadenza nel 2018 a cifre praticamente raddoppiate. Si parla di circa 8 milioni: alla faccia della miglior riserva del mondo. Ingaggio da top player, soprattutto considerate le modeste origini del classe ’92: mamma Jenny casalinga, papà Paco tuttofare a Puerto Marina, il porto turistico di Belmádena. Loro gli hanno insegnato a lottare sempre per inseguire i propri sogni, nonostante le continue panchine dei momenti peggiori. Sappiatelo: a Isco nessuno ha mai regalato niente. Umiltà e autocritica. “Se non ero titolare né con Ancelotti né con Benitez e non lo sono con Zidane la responsabilità è solo mia, non sono tonto”. Lavorare sempre al massimo ha portato i frutti sperati nonostante le continue voci di mercato. I continui accostamenti al Barcellona avrebbero distratto chiunque, ma non lui. Anzi, l’hanno spronato a dare sempre di più conquistandosi la camiseta blanca. Che poi ai colori blaugrana ci abbia ripetutamente pensato è un altro discorso. Anzi, non è così difficile da immaginare visto soprattutto quanto fossero stati vicini in passato: ai tempi del Valencia fu a tanto così dal Barça salvo poi rifiutare l’offerta perché volevano obbligarlo a parlare in catalano, cosa che non piacque affatto alla famiglia. Passare agli odiati rivali avrebbe però significato un fallimento al Real: prezzo troppo alto da pagare per un talento come lui. Nello stesso momento ha realizzato come tra lui e Zidane, suo idolo d’infanzia insieme a Ronaldinho, stesse scattando l’alchimia giusta. Ha voluto giocarsi le sue carte. Ne ha approfittato e ha convinto Zizou a concedergli sempre più spazio. Non solo ha svestito i panni da riserva ma si è preso sulle spalle il Real in serate come quella del Calderón in cui Ronaldo non ha fatto il CR7. È diventato l’idolo di un Bernabeu che per acclamazione lo vorrebbe sempre titolare. E forse d’ora in avanti non dovrà nemmeno più porsi il problema di voler giocare con più continuità. Dopotutto, da miglior riserva del mondo a trascinatore il passo può essere davvero breve.