“Ho dedicato la tesi a Bove. Mi ha aiutato a finire gli studi”: la storia di Nikita

La ragazza, laureatasi all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, ai microfoni di Gianlucadimarzio.com: “Spero di incontrarlo, ho pronta una copia da dare anche a lui”
Impietriti. In silenzio. In attesa di ricevere notizie positive. Sono queste, nel complesso, le sensazioni che la maggior parte degli italiani hanno provato il primo dicembre del 2024 alle 18:20, quando Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, si è accasciato a terra durante il match di Serie A contro l’Inter. Tra chi non può credere alle immagini, quasi surreali, che vengono trasmesse in televisione c’è anche Nikita Vantaggi, ragazza 23enne di Cagli (comune della provincia di Pesaro e Urbino) che lo scorso febbraio si è laureata in Scienze della Nutrizione presso l’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’. “Sì, nella mia tesi c’è una dedica anche per Edo” afferma con orgoglio ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. “Ho preparato una copia anche per lui, spero gli possa arrivare. Senza saperlo mi ha spronato a terminare il mio corso di studi. E poi siamo nati a sole 72 ore di distanza…“.
Ma andiamo per gradi. Lei ama il calcio ed è una tifosa dell’Inter… “Fin da bambina. Sono sempre stata un’appassionata di calcio grazie a mio papà. Questa passione ci ha uniti e, nel tempo, è diventata parte integrante della mia vita”. E aggiunge. “Amo il calcio in tutte le sue sfaccettature, lo seguo a 360 gradi dalle partite di Serie A, alla nazionale, fino ai principali campionati esteri“.
Ma non lasciamo l’Italia. Anzi, fermiamoci proprio allo stadio Artemio Franchi e a quel ‘maledetto’ 1 dicembre. “Stavo andando a lavorare, dato che nel fine settimana faccio la cameriera in un ristorante nel mio paese. Seguivo la partita ma la connessione instabile mi ha fatto perdere dei momenti”. Alcuni. Ma non quello intorno al 17′ del primo tempo. “Quando il segnale si è stabilizzato mi sono trovata davanti a una scena che non avrei mai voluto vedere. Sono rimasta senza parole“.
Silenzio e agitazione. Tanta confusione e altrettanti sguardi tesi sulle tribune dello stadio. “Tutti erano uniti in un abbraccio reciproco. Non esistevamo maglie o colori diversi, non c’erano più avversari ma solo amici. Persone. E forse – aggiunge – è proprio questo ciò che dovrebbe rappresentare la vera essenza del calcio“. Le immagini del malore di Christian Eriksen, accusato il 12 giugno del 2021 nel corso della gara di Euro 2020 tra Danimarca e Finlandia, beh… quelle le ricordiamo un po’ tutti. “Ripensai subito a quel giorno. Anche in quel momento ero a lavoro, ricordo molto bene le immagini che vennero trasmesse”.
Nikita: “Bove è nato il 16 maggio… io tre giorni prima”
Ma il sorriso non ce lo toglie nessuno. Lo ha insegnato lo stesso Edoardo che – scherzo del destino – condivide più di qualcosa con Nikita. “Siamo nati nello stesso anno (2002, ndr) e a due giorni di distanza”, la studentessa il 13, il centrocampista il 16. “Dopo quel Fiorentina-Inter ho seguito con attenzione la sua storia. Mi aggiornavo, cercavo di informarmi sulle sue condizioni”.
E aggiunge: “Nello stesso periodo di tempo stavo concludendo il mio percorso di studi, mi mancavano alcuni esami e stavo ultimando la mia tesi. Non nego che sia stato uno dei momenti più stressanti che mi sia trovata a dover affrontare”. Ma ‘lasciare tutto’ è un concetto non contemplato. “La forza e la determinazione con cui Edoardo ha affrontato una situazione così difficile e ben diversa dalla mia, sono state per me una grande fonte d’ispirazione”.

“Gli auguro un veloce ritorno in campo”
‘I problemi sono altri’. Quante volte ce lo siamo sentiti dire? “Mi sono chiesta più volte: ‘Se un ragazzo così giovane, nel pieno della sua carriera, ha trovato la forza di affrontare un evento così drammatico, come posso io abbattermi per la paura di non superare un esame o di laurearmi con alcuni mesi in ritardo?’“. Il futuro di Bove è ancora tutto da scrivere. Al di là del campionato in cui giocherà.
Ma una cosa è certa. Il supporto di Nikita non mancherà. “Gli auguro con tutto il cuore di tornare a fare ciò che ama di più, ovvero giocare a calcio. Poco dopo è stato ospite al festival di Sanremo e mi ha colpito profondamente una frase che ha detto: ‘Per me stare senza il calcio, è come per un cantante stare senza voce’. Beh, io mi sono ripromessa di vederlo giocare almeno una volta”. Ed è un po’ l’augurio che gli facciamo tutti noi.