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Sempre dalla panchina, sempre in gol: Liburdi, il nuovo talento della Roma

Rugby, padel e… calcio: la storia di Liburdi alla Roma e quel contratto che ancora non c’è

Chissà se viaggiare è nel suo destino. Di sicuro, il dna di famiglia quello lascia intendere. E lui viaggia, almeno sulla fascia. Eccome se viaggia. Nome (e cognome) di battesimo: Nicolò Liburdi. Specialità: partire dalla fascia, accentrarsi e fare gol. Ma non pochi, eh: ha una media di una rete segnata ogni 45 minuti. Otto complessive, quest’anno, con la maglia della Roma Under 18 dopo che l’anno scorso, ridendo e scherzando, aveva segnato una delle reti decisive per la vittoria dello scudetto della sua Under 17, contro il Genoa. Ma perché di Liburdi si parla tanto? Perché segnare molto, forse, in una categoria giovanile non è nemmeno una cosa così rara. Ma farlo sempre partendo da subentrato non è proprio cosa da chiunque.

 

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Proprio così, la particolarità di Liburdi, che di anni ne ha 17, è questa: titolare lo è poco, ma quando entra in campo è diventato una garanzia. 12 punti portati in dote, mica male no? E adesso inizia ad avere anche qualche occhio addosso, soprattutto se si considera che non è stato ancora contrattualizzato dal suo club (che ha salutato De Sanctis): una condizione che lo rende davvero molto appetibile. Ha le caratteristiche dell’ala moderna: gioca a sinistra ma è destrorso, qualità perfetta per chi, come lui, ama accentrarsi e tirare. È rapido, ha il tiro da fuori ed è bravo a saltare l’uomo. La pecca? Deve essere più continuo. Almeno, gli dicono così: e lui sta cercando di fare di tutto per farsi notare.

 

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Padel o rugby? Calcio…

Segnare è già un buon passo avanti. Ma in generale al calcio sta dedicando davvero tutto se stesso. Ama giocare a padel, per esempio, ma da qualche mese ha smesso per concentrarsi solo sugli allenamenti. Lo stesso per la Playstation: meno joystick, più pallone. Perché il suo sogno è quello, e lo è da quando è piccolissimo. Il papà, che è pilota, lo vedeva più come giocatore di rugby. Lui ha sempre preferito il calcio. E si è impuntato fino a che non è riuscito, a cinque anni, a farsi iscrivere nella squadra vicino a casa sua. Il nome? Tutto un programma: Alitalia.

 

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L’idolo Chiesa

Padre pilota, madre assistente di volo. Il viaggio è nel suo dna, appunto. E correre gli piace da matti. Un po’ come Federico Chiesa, che è il suo idolo e che un giorno sogna di poter sfidare. Forse con la maglia della Roma, forse no. Questione di contratti, in quel caso. Di occasioni di calciomercato. Intanto lui si allena; forse si arrabbia quando non gioca. Ma esulta quando segna. Pugni al cielo, urla di grinta e determinazione. Quella che lo sta rendendo così decisivo, partendo solo dalla panchina.