Nenè, l’eurogol a Buffon e la promessa con il Bari: “Nevica in Puglia, può essere l’anno buono per eventi straordinari”
Che sia un brasiliano atipico, si capisce dal fatto che nonostante il gelo che ha avvolto la Puglia, Miguel Anderson da Silva, al secolo Nenè, si presenti in felpa. “C’è anche il sole” sorride prima di iniziare la sua intervista con gianlucadimarzio.com. Alto quasi 190 centimetri, ma a casa resta il più piccolo. Appunto, Nenè: “È un soprannome che mi ha dato mia nonna, lei aveva difficoltà a scrivere e pronunciare il mio nome e mi chiamava così, significa piccolino. Ora che lei non c’è più, è anche un ricordo che mi lega a lei”. Ricordi, come i primi passi da calciatore: “Ho iniziato a giocare a 18 anni, prima ho sempre lavorato per aiutare mia madre”. Ronaldo, il Fenomeno, come idolo, e una carriera avviata quasi per caso: “Una volta ho giocato contro il Santos. Ho fatto tre gol e l’allenatore mi ha voluto a tutti i costi. Da li è iniziato tutto”. Ma il resto è stato tutto figlio della determinazione: Riachuelo, Boca Junior, Santa Cruz, Cruzeiro, Ipatinga, Nacional, poi l’Italia. Cagliari, Verona, La Spezia e ora Bari. 325 presenze in carriera, 105 reti. Eppure qualcuno gli imputa la scarsa prolificità davanti al portiere: “I numeri parlano chiaro, non segno poco – sottolinea – do tanto per la squadra. Quest’anno ho fatto tre reti tra coppa e campionato, ma quello di Perugia ad esempio (vittoria per 3-1, ndr) è stato pesante”. Eppure i conti dicono che con Bari è ancora in debito. Al San Nicola ha segnato tre volte, di cui due con maglie avversarie: “È vero, ho fatto gol con lo Spezia e il Cagliari, invece con questa maglia in casa solo in Coppa Italia contro la Cremonese. C’è ancora tempo” ammicca.
“Ogni volta che giocavo contro il Bari segnavo, anche per questo in passato la società mi aveva cercato ma non ci eravamo mai incrociati”. Fino all’estate 2017: un colloquio con il direttore sportivo Sean Sogliano (“Mi conosceva dai tempi di Verona, anche se lì giocavo poco per scelta di mister Mandorlini”) e firma sul contratto. Con ritardo di sei mesi: “A gennaio 2017 ero stato messo nella lista dei partenti dallo Spezia – ricorda – ma il Bari aveva già comprato Raicevic”. Matrimoni rinviati, come quello con il Milan, la grande chance nella carriera dell’attaccante classe 1983: “Prima di andare al Cagliari, mi seguiva anche Adriano Galliani: il presidente del Cagliari Massimo Cellino però è scaramantico, ha visto la mia data di nascita che era uguale alla sua e mi ha voluto a tutti i costi”. Ricordi. Il presente fa rima con Bari, dove Nenè è seguito dalla famiglia, ma in casa non è l’unico calciatore: suo figlio Gustavo Afonso Calefe, classe 2000, è nella Primavera biancorossa che arriva da una vittoria per 6-0 ad Avellino. Papà chiederà consigli a Gustavo su come battere i lupi irpini, prossimi avversari in campionato domenica al Partenio-Lombardi? “Chissà (ride. Ndr). A parte gli scherzi, sono contento che abbia preso questa scelta in totale autonomia. Consigli? Pochi, gli racconto le difficoltà che ho vissuto e i sacrifici fatti. Soprattutto non deve buttare soldi come tanti giovani fanno oggi, soprattutto tra i calciatori. L’umiltà nei comportamenti è fondamentale”. Umiltà, arma fondamentale nel filotto positivo del Bari degli ultimi tempi: tre vittorie contro Frosinone, Cremonese e Ternana, poi lo stop contro lo Spezia causa Burian. “Ci siamo seduti e abbiamo assistito da spettatori alle altre partite. Peccato per la vittoria del Palermo – spiega Nenè – ma i pareggi di Empoli, Frosinone e Cremonese ci stanno bene. Ma noi dobbiamo fare il nostro, altrimenti guardare gli altri è inutile”.
Parole figlie dell’esperienza. Nell’attacco del Bari una qualità che non manca. Nenè, Brienza, Floro Flores:109 anni in tre. “Noi dobbiamo dare l’esperienza che abbiamo raccolto in serie A per aiutare i giovani che sono in organico, in ogni momento in campo ci serve” è la ricetta dell’attaccante. Maturità, da affiancare a tanti profili in crescita, come lo scozzese Liam Henderson: “Mi piace molto, gioca sempre a testa alta e chiede palla. Ha personalità” lo promuove Nenè. “Il mister ha tante idee e ci chiede grande impegno: la fase difensiva parte dall’attaccante”.
Quel giorno al Sant’Elia, però, Fabio Grosso non era in campo: 29 novembre 2009, Cagliari-Juventus 2-0 ed eurogol di Nenè a Buffon. Destro dai 25 metri e palla sotto l’incrocio. “Era il mio primo anno in Italia e ho stupito tutti i compagni: quando parlo dei miei anni in Italia, tutti mi legano a quella rete. Quando feci gol contro la Juventus mi sono accorto che la mia vita era cambiata. Ma in carriera ne ho segnate altre altrettanto belle, anche se ogni gol che faccio è speciale: ricordo un gol contro il Fluminense in Brasile in particolare”. In pochi ci avrebbero scommesso su una permanenza di 5 anni in Sardegna, Nenè per primo: “Quando sono arrivato a Cagliari non conoscevo bene la città, ma con il tempo mi sono davvero affezionato tanto”. E in Sardegna, sempre in quel famoso Cagliari-Juventus 2-0, ha conosciuto Nicola Legrottaglie. “Mi ha consegnato una Bibbia e sono entrato a far parte degli Atleti di Cristo: affronto la vita con una concentrazione e una serenità maggiori, mi aiuta a stare bene”. Relax, famiglia e riposo, senza saudade e in attesa di conoscere meglio Bari: “Non ho girato ancora molto per la città, ho visto la zona vecchia e la Cattedrale, appena farà più caldo lo farò” dice mentre fuori si vedono ancora i segni delle nevicate degli scorsi giorni. “A Cagliari e La Spezia era successo pochissime volte, a Verona sì. A Bari mi hanno detto che non nevicava da molto”. Evento straordinario per una stagione fuori dal comune? “Speriamo fino alla fine che possa succedere qualcosa di straordinario, magari con una bella festa. A giugno? Anche prima…”. Soprannome da piccolo, ma pensa in grande.
Foto: Football Club Bari 1908