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Favola Osimhen: vendeva buste d’acqua, ora lo vuole il Napoli

"Dio è buono", questo significa Osimhen nel dialetto nativo di Ishan, gruppo etnico che popola alcune zone del sud della Nigeria. Se ci sia o meno la mano divina dietro a questo grande talento del calcio africano non è dato saperlo, quello che è certo è che per arrivare a conquistare il calcio europeo il percorso di Victor Osimhen è iniziato da lontano.

L'infanzia e la povertà


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Tutto è partito dal sud della Nigeria, da una famiglia povera costretta a emigrare a Lagos, capitale economica dello stato africano. Una condizione sociale che lo constringe a pensare a tutto meno che al calcio, almeno nei primi anni di età.

Sotto il sole nel traffico, la mamma vende acqua in bustina. Quando Victor ha soli sei anni, però, la madre muore e tocca a lui andare ai semafori. "Era l'unico modo per mangiare", racconterà a France Football. Ma il calcio incontra Osimhen, era destino.

Lo fa mentre frequenta la scuola elementare di Olososun, dove insieme al fratello Andrew, ogni sera, va a vedere le stelle del calcio locale della loro comunità. E' lo stesso Andrew a insegnare i "trucchi del mestiere" al fratellino Victor, più talentuoso di lui. E le soddisfazioni arrivano.

Gli esordi in Nazionale


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Una collaboratrice del suo attuale agente, Jean Gerard Benoit Czajka, lo nota e lo porta alla Ultimate Strikers Academy, importante scuola calcio di Lagos, gli mette un paio di scarpini ai piedi e lo lascia libero di giocare a calcio. La crescita è graduale, ma allo stesso tempo rapida.

Comincia a frequentare le nazionali giovanili della Nigeria e a realizzare numeri da urlo: 11 gol in 10 presenze con l'U17, con la quale vince il Mondiale nel 2015, 3 in 4 gare con l'Under 23. Inevitabile che anche gli occhi dei club europei si posino su di lui.

A 19 anni, nell'estate del 2017, si ritrova catapultato in Bundesliga: è il Wolfsburg a puntare su di lui. Le bustine d'acqua vendute ai semafori sono ormai un ricordo, ma l'esplosione di Osihmen è ancora rimandata. Un infortunio alla spalla e soprattutto la malaria contratta durante un viaggio in Africa gli impediscono di giocare per praticamente tutta la stagione e Victor perde anche il treno che lo avrebbe potuto portare al Mondiale di Russia 2018.

L'esplosione in Europa


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E' ancora troppo presto, però, per arrendersi e tornare in Nigeria. Riparte dal Belgio, dal Charleroi e questa volta la sua ascesa diventa inarrestabile: 20 gol in 36 partite giocate e nell'estate del 2019 se lo porta a casa il Lille, per 12 milioni di euro.

Anche in Francia conoscono questo grande talento, che mescola alla perfezione fisico prestante e grande tecnica. Altri 18 gol complessivi alla prima stagione (non terminata a causa dell'emergenza Coronavirus) con i francesi e la possibilità, oggi, di sbarcare in Italia e vestire la maglia del Napoli. Non è passato così tanto tempo dagli anni della povertà in Nigeria, ma se "Dio è buono", così come recita il suo cognome, allora i tifosi azzurri possono cominciare a sognare.