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I colori di Malcuit, l’appello per Sala e la Francia nel mirino

I colori, nella vita di Kévin Malcuit, non sono mai mancati. Dal biondo dei suoi capelli agli esperimenti di stile di Ashley, la compagna che da anni lo accompagna in giro nelle sue avventure. Anche a lei avrà raccontato più volte la storia di come ci è finito a Napoli, passando per un quasi addio al calcio e la voglia di smettere: nel 2012, quando il Monaco non gli rinnova il contratto, il terzino francese sta per rendere l’onore delle armi e cambiare vita, lasciando lo sport che l’aveva sempre accompagnato e le porte chiuse in faccia con troppo vigore. Era stato un italiano a decidere (o quasi) della sua carriera: Claudio Ranieri era appena arrivato in Francia e Malcuit era stato prontamente bocciato. Il prestito al Vannes fu il prologo all’addio, ma quando la storia sembrava sul punto di concludersi, la terza serie francese fece la differenza.

Kévin riparte da Michel Estevan, allenatore dell’Étoile Football Club Fréjus Saint-Raphaël nei bassifondi delle leghe francesi. L’intuizione di Estevan fu importante: Malcuit, che fino ad allora aveva giocato da esterno d’attacco, si trasformò in un terzino. “Giocavo da attaccante e non capii cosa avesse in mente il tecnico quando mi disse di giocare da laterale durante un allenamento”, dirà in seguito, ammettendo che “se non avessi accettato di cambiare ruolo a quest’ora probabilmente mi troverei ancora a giocare in una categoria inferiore”. Voglia di fare e lasciarsi trasformare, voglia di non dire addio al calcio e magari ricominciare anche a 23 anni ormai compiuti. Sembrava tardi, invece il tempo gli ha regalato una nuova chance. Si è messo alla Tv, Kévin, ad imparare i movimenti perfetti del terzino perfetto: si è ispirato ai migliori del ruolo, ha rubato il mestiere a chi in quella zona di campo ci aveva costruito le proprie fortune e, soprattutto, è tornato a divertirsi, trovando il sorriso e la ribalta.

Nel 2014 sale in Ligue 2 con la maglia del Niort, dove conoscerà Emiliano Sala; i due condividono per un anno lo spogliatoio diventando grandi amici, poi rivali nelle stagioni successive in massima serie. Malcuit è stato tra i primi a rilanciare la notizia della sua scomparsa e a chiedere soccorso per l’ex compagno nelle ore successive alla scomparsa. 40 partite giocate da leader, due gol all’attivo e una duttilità tattica che attira le attenzioni del Saint-Etienne: i francesi avevano da poco ceduto Faouzi Ghoulam al Napoli e i due non si incroceranno, ma si ritroveranno in azzurro qualche anno più tardi. In “verde”, Malcuit ci resta due stagioni, affina le capacità del ruolo e sale ancora un gradino quando un anno e mezzo fa arriva la chiamata del Lille. Terzino o centrocampista esterno, le sue qualità vengono fuori così come vengono fuori le attenzioni di Giuntoli.

Napoli diventa una questione di famiglia per il francese. Quando arriva la chiamata degli azzurri non ci pensa due volte: niente concorrenza, niente passi falsi, Malcuit sa che quello di Ancelotti può essere l’ultimo treno della carriera con 28 anni ancora da compiere. In sei stagioni la sua vita si stravolge, dalla terza lega francese fino alla Champions League. Parte in sordina, ma nei mesi a Castel Volturno affina le qualità e le conoscenze. Con lui la fida Ashley, che di Napoli si è già innamorata, ed il lavoro del fratello Samir, che non si perde una partita e le studia tutte, provando a dare consigli tecnici e tattici sulle gare successive. In campo, fin qui, Malcuit ci è andato anche più di quanto ci si aspettasse: nelle ultime dieci gare ha giocato più di Hysaj (449’ contro i 432’ dell’albanese), titolare inamovibile del ruolo fino ad un anno fa, segnando la prima inversione di tendenza della stagione napoletana. Restringendo il campo alle ultime cinque, poi, Hysaj ha giocato solo una gara da titolare, quella con la SPAL, mentre Malcuit ne ha giocate ben tre.

Nato in Francia ma ovviamente marocchino di origine, ora la nazionale diventa un problema. Malcuit non ha mai risposto agli interessi del Marocco nelle annate scorse e il palcoscenico azzurro gli ha regalato una visibilità importante. A lui ci pensa persino la nazionale francese di Didier Deschamps, fresco campione del mondo che non disdegna un nuovo terzino tuttofare. La scena a Napoli se l’è presa subito: qualità, precisione, cross perfetti e grande gamba, tanto da eliminare o limitare quelle sbavature difensive che in Ligue 1 sono l’abitudine. I primi sei mesi d’Italia lasciano un bilancio positivo, ma la cavalcata di Kévin non sembra finire qui: il futuro si tinge di azzurro Napoli e “Bleu” francese, ma ci è abituato. Perché nella sua vita i colori non sono mai mancati.

(di Gennaro Arpaia)