Napoli, Hamsik: “Scudetto? Siamo convinti di poterci riuscire”
Dieci al Napoli, -2 dal record di gol segnati in maglia azzurra di Maradona. Marek Hamsik è ormai una bandiera del Napoli. Lo slovacco è ancora a secco in questa stagione, tutti aspettando questi due gol per riscrivere la storia. Ma, nel frattempo, il centrocampista azzurro si dice tranquillo. “Non
mi pesa non aver fatto ancora nessun gol in questa stagione, tanto a segnare ci pensano gli altri. – ha raccontato in un’intervista al Mattino – E poi siamo a punteggio pieno:che
posso volere di
più dalla vita? I momenti più belli? Dieci anni che sono volati.
Sono cresciuto qui,in questa
società sono arrivato che ero praticamente un ragazzino. I momenti
che restano nel cuore e nella testa sono quelli legati ai successi,
ai trofei vinti. Quando vinci
ti resta dentro per sempre. Quando vinci una Coppa non puoi che
essere felice. Essere una bandiera non è semplice,ma
è soprattutto
bello: ti conoscono tutti ma quello che più conta è che ti senti
amato da tutti. Sono nel cuore dei napoletani,me ne
accorgo e la cosa mi rende pieno di gioia. Dopo dieci anni ho ancora
le stesse energie del primo giorno. Napoli ora è la mia vita.
Non riesco a trovare il momento esatto in cui è scoccatala
scintilla d’amore per questa città, arrivare al decimo anno sempre
nella stessa squadra non è facile. Ma non ho mai ritenuto necessario
cambiare, non ne ho mai avvertito la necessità. Perché qui sto
bene. E al record di Maradona non ci penso tanto. Diego qui è un
dio, solo l’idea di stare lì davanti a lui in una classifica mi
regala una bella sensazione. Il gol che ricordo con più affetto è
il primo in A contro la Sampdoria al San Paolo, poi c’è quello in
finale di Coppa Italia contro la Juventus. Il più bello quello
contro il Milan nel 2008, quando feci tutto il campo palla al piede.
Quando ho visto De Laurentiis mi sarei aspettato che il Napoli
diventasse una big europea. Era chiaro da come si stava muovendo.
Ha comprato il Napoli che aveva solo debiti e lo ha portato in
serie A quasi subito. Se vediamo la velocità di crescita che ha
avuto questa società è un’impresa straordinaria. Mi ha colpito
l’ambizione. Allora come ancora adesso lui vuol fare sempre
tante cose. Parla sempre di migliorare e di vincere. Lo
scudetto? Non ce lo ha chiesto lui. Siamo noi convinti di poterci
riuscire. Sappiamo che questa è la stagione giusta per poter vincere
qualcosa di molto importante. Ci stiamo provando, il nostro
inizio di campionato è la dimostrazione che siamo molto determinati.
Se mi aspettavo la metamorfosi di Mertens? «Anche da esterno era
bravo, anche lì ha sempre segnato tanto. Ha sorpreso da
prima punta anche per la continuità con cui riesce af are gol, ormai
è una prima punta vera, fissa. Va bene per lui ma anche per noi”.
Per
ora è duello Napoli-Juve, sarà così fino alla fine? “Può
essere, ma è presto per dirlo – prosegue Hamsik – Sono trascorse
solo sei giornate ed è questa l’impressione, ma prima
di poterne essere certi bisogna attende ancora l’arrivo delle
partite difficili e degli scontri diretti. E poi non vorrei che ci
scordassimo delle due milanesi: si sono rinforzate non poco, sono
partite bene e puntano alla Champions. E magari non solo a quello. Le
sostituzioni? La squadra non ha bisogno dei miei gol e questo è
un sollievo. Ci sono tre tenori là davanti, abbiamo vinto
nove volte su dieci, abbiamo uno dei migliori attacchi d’Europa e
quindi questa è la strada giusta che dobbiamo seguire per poter
arrivare in alto. Sicuramente mi pesano di più i cambi. L’ho detto
anche a Sarri. Ma di uscire non piace a nessuno. Mica solo a
me”. E in Champions rivincita col Real? “Sì, molto.Ma
possibilmente in semifinale o in finale.Mica anche quest’anno
dobbiamo incontrarli agli ottavi di finale?”
In
Champions League, invece, il prossimo avversario è il Manchester
City, già affrontato qualche anno fa con Mazzarri: 1-1 in
Inghilterra, 2-1 al San Paolo con vittoria decisiva per la
qualificazione. “I brividi c’erano, ma disputammo
una grande partita. Che riuscimmo anche a pareggiare, 1-1, tra tanti
consensi, nonostante fossimo molto inesperti. E giocando con buona
personalità. Siamo migliorati tanto, abbiamo fatto molti passi in
avanti. Sapevo che sarebbe successo, ed è per
questo che sono rimasto. Perché quel progetto è cresciuto anno dopo
anno e io non avevo dubbi che saremmo arrivati così in alto. Tanto
in alto da poter andare a giocare in casa del ManchesterCity senza
avere nessuna paura».
Sugli
allenatori, aggiunge: “Ognuno mi ha dato qualcosa nella visione che
ho adesso del calcio. Ma quello
che mi ha dato Sarri non mi hadato nessuno. Ha una mentalità
vincente e ce l’ha trasmessa. Ora abbiamo
un gioco unico, siamo sempre padroni delle partite, non c’è una
gara in cui non siamo noi a dettare il ritmo. Prima lo subivamo,lo
facevano gli
altri: comandare in campoè una bella sensazione. La panchina a Kiev
con Benitez? Mi ha pesato tanto quell’esclusione, ma mi ha
pesato molto di più non arrivare in finale di Europa League. Ma non
dissi nulla. Non era il caso. Mi piacerebbe essere allenato da
Guardiola, non vedo l’ora di affrontarlo al San Paolo. Il calendario?
Già così è complicato, tosto, impegnativo. Poi per
molti di noi è un piacere indossare la maglia della propria
nazionale e poter rappresentare la propria nazione. Soprattutto per
chi gioca all’estero. I mondiali? Ci giochiamo tutto nello scontro
diretto di Glasgow, ma sapevamo
che sarebbe andata così perché nel girone l’Inghilterra era
nettamente la favorita e noi non potevamo far altro che puntare allo
spareggio. Speriamo di arrivarci e poi di riuscire a conquistare il
pass perla Russia:per una
generazione di calciatori slovacchi, il Mondiale può segnare la fine
di un ciclo”.
Su
Raiola: “È un grande manager. Ha tre quarti delle stelle europee.
Ognuno va perla
sua strada: lui è un grande professionista come lo sono io. Non mi
dà fastidio che parli di me. Non ho rimpianti, altrimentinon sarei
rimasto. A fine carriera? Non lo so, ho appena 30 anni. Forse
l’allenatore o anche il dirigente. Ma magari proprio
all’inizio, quando smetterò di giocare, non vorrei fare proprio
nulla, staccare per un po’ e dedicarmi alla mia famiglia.
Sulla
sfida col Cagliari: “Non esistono nel campionato italiano
partite semplici. C’è sempre
una insidia e bisogna sempre affrontare ogni avversario pensando di
dare il massimo. Come faremo con il Cagliari domani. La Juve? È una
macchina da guerra che sbaglia veramente poco. La sua forzaè
questa”.