Napoli, De Laurentiis: “Sarri ora è più sicuro di sé. Lo scudetto? Ci credo da sempre”
Il Napoli si prepara per continuare a divertire. Prove di spettacolo per Sarri, sempre con la stessa religione: il bel gioco. Voce del verbo divertire. Per ora l’azzurro regala i sette gol al Trento, la doppietta di Milik e la prima rete di Ounas. E poi De Laurentiis, il presidente che questo pomeriggio ha parlato così ai microfoni di Radio Kiss Kiss: “Sì, c’è un grande entusiasmo perché la squadra è la stessa che gioca molto bene con integrazioni di chi ha giocato poco lo scorso anno. In più ieri sera ero felice di vedere come il francesino (Ounas) era uno che mordeva la porta, si è inserito molto bene. Mi fa piacere che Sarri lo abbia subito messo in campo”.
E poi i complimenti a Sarri, un allenatore diverso: “Perché oggi vedo un altro uomo, sereno, molto tranquillo, sicuro di sé, della squadra, non è assolutamente preoccupato che gli altri si stiano rinforzando, anzi a me fa piacere“.
Senza dimenticare il concetto di famiglia, unione, assieme: “Dobbiamo essere come in un abbraccio, come il golfo di Napoli. Sapete perché è bello il golfo? Si vede Capri e Ischia, il cerchio si completa e l’orizzonte del mare ti sfugge e ti porta nel nulla. Siamo una realtà circoscritta e in quest’abbraccio serve una bandiera per vincere anche in altri settori“. E poi quel sogno, da sempre, lo scudetto: “In passato si diceva di non pronunciare questa parola perché se non l’avessimo vinto avrebbero detto che l’avremmo voluto vincere: ma è normale! Ho sempre pensato a vincere, anche a scuola. Mi ricordo ci mettevano primo, secondo, terzo della classe con una medaglia d’oro, d’argento o di bronzo a girare per le classi. La meritocrazia ci contraddistingue come desiderio, se poi vogliamo appiattirci perché la mediocrità regna sovrana, allora sentiamoci pure tutti uguali, ma senza medaglia non si va da nessuna parte“.
Pensando a un calcio migliore, per tutti e più competitivo, magari con una rivoluzione: “Noi dovremmo assolutamente arrivare con Tavecchio a ridurre le squadre a sedici come era negli anni ottanta, magari riservare soltanto ad un club la retrocessione, così da riformulare una Serie B più forte. Abbiamo bisogno di giocatori che provengano non solo dal vivaio ma anche da serie inferiori“.