Nagelsmann, l’allenatore più giovane di sempre in Champions League
L’allenatore dell’Hoffenheim sarà il più giovane a debuttare in Champions nella storia della competizione. Dal suicidio del padre alla lunga gavetta, dal no a Florentino Perez ai record. Alla scoperta di Julian Nagelsmann
Trentuno anni e debuttare in Champions. Ah, forte questo difensore. Sì, forse un tempo, quando da ragazzino giocava con Augsburg e Monaco1860. Poi i troppi infortuni a fargli dire basta: “Torno a studiare economia”. Adesso Julian Nagelsmann di mestiere fa l’allenatore e stasera debutterà in Champions League con il suo Hoffenheim. Lo farà sul campo dello Shakhtar, una squadra che l’Europa che conta la conosce molto meglio di lui.
Sarà l’allenatore più giovane a mettere piedi in Champions, battendo il record stabilito dal collega Tedesco, al quale ieri è toccata la stessa emozione con lo Schalke 04. Guiderà una squadra che presto non sarà più sua. Già, Julian si è già accordato con il Lipsia, che gli affiderà la panchina per la stagione 2019-2010. Particolarità, l’ennesima della sua carriera. Così come lo è stato il “no” a Florentino Perez: Zidane ha salutato dopo aver vinto tutto, il Real pensa a questo ragazzo di 31 anni, ma lui non vuole passare il passo più lungo della gamba: “No, grazie. Voglio vincere, ma con i miei tempi” Questo il suo ragionamento.
Prima la Champions con il suo Hoffenheim, al debutto assoluto nella competizione dopo l’incredibile terzo posto dell’anno scorso. E poco importa se l’inizio di campionato non è stato dei migliori, con due sconfitte nelle prime tre giornate. Adesso c’è da vedere le stelle, cosa totalmente impossibile da pronosticare solo due anni fa, quando Julian arrivò sulla panchina del club tedesco.
Lo fece sostituendo l’allenatore Huub Stevens, che salutò alla 21esima giornata per problemi di salute: “E’ giovane ma ha già 10 anni di esperienza” Così i dirigenti ne giustificarono la scelta. Contratto di tre anni ad un ragazzo che ne aveva solo 28 e che ci mise poco a diventare l’allenatore più giovane della storia a debuttare in Bundesliga (escludendo Stöber che nel 1976 guidò il Saarbrücken a 24 anni ma per una sola gara). Un pareggio con il Werder Brema tanto per cominciare, poi 13 partite vissute tutte di un fiato. E alla grande anche, con 23 punti conquistati e una salvezza agguantata partendo dal penultimo posto. Quanto basta per meritarsi la conferma. E l’anno successivo è ancora meglio. Quarto posto e preliminari di Champions, poi persi con un Liverpool che arriverà fino in finale. La terza stagione è quella dei record, con il terzo posto e la qualificazione diretta all’Europa più bella.
E’ partito tutto dall’anno di apprendimento accanto a Tuchel all’Augsburg II. Era il 2008 e aveva il compito di studiare gli avversari. Poi il ritorno al Monaco 1860, dove diventa l’assistente nell’Under 17 di Alexander Schmidt. Infine la chiamata dell’Hoffenheim, che gli offre un posto da vice sempre nell’Under 17. 350 chilometri lontano da casa, una città piccola e familiare tutta da gustarsi. Qui l’ascesa è rapida: allenatore dell’Under 16, poi l’Under 19 con i primi talenti lanciati nel calcio che conta. Infine la prima squadra .
Un predestinato, dunque, nato a Landsberg am Lech, la città dell’Alta Baviera famosa per il carcere dove Adolf Hitler dettò a Rudolf Hess il Mein Kampf. Una vita difficile, un padre che decise di togliersi la vita in casa propria. Aveva 20 anni Julian, che rimase accanto alla madre senza serbare rancore: “Vorrei soltanto dirgli che non sono arrabbiato per quel che ha fatto ma che sarebbe bello se potessimo vivere il mio successo insieme” Le sue parole.
Esempio di umiltà, di semplicità nonostante il successo. Nel 2018 il matrimonio con una sua vecchia compagna di classe. Allenare da vecchio? “No grazie, preferisco la montagna”. Oppure un’agenzia di viaggi, perché ama le vacanze, gli unici momenti da poter trascorrere con i propri cari. Però dopo eh, prima c’è una Champions da giocare. Ops, da vedere dalla panchina. Tranquilli, capita di sbagliare. In fin dei conti, a quell’età, sono in pochissimi ad allenare. Uno solo a questi livelli. E si chiama Julian Nagelsmann