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Moussa, “do it yourself”. Relax col figlio e Soap opera in TV: pillole di Sissoko, obiettivo dell’Inter

Padre operaio, madre casalinga. Tanti sacrifici: “Sono cresciuto così, sognando calcio”. Mattina a scuola e sera al campetto: “Non dimentico da dove sono venuto”. Umiltà prima di tutto: “Sono come tutti gli altri, l’unica differenza è che ho i tifosi”. Persona semplice, Moussa Sissoko. Tranquilla, senza pretese: “Sono un tipo discreto”. Ma in campo si trasforma. Aggressivo, presente, praticamente ovunque. E l’Inter l’ha puntato (dopo i contatti dell’anno scorso). Obiettivo a centrocampo, ruolo ricoperto sia a Tolosa che a Newcastle, ora esterno a tutta fascia col Tottenham di Pochettino. Dopo la retrocessione col Newcastle, l’Europeo da titolare. Poi gli Spurs… ora i nerazzurri?

“MOUSSA, DO IT YOURSELF”

Protagonista assoluto, Sissoko. Anzi, DIY. Soprannome di una vita. DIY, ovvero “do it yourself”. Più semplice: “fai da te”. Scopriamone il motivo: “Deriva dal mio quartiere, Aulnay-sous-Bous. Da piccolo mi piaceva costruire delle cose…”. Piccoli mobili, utensili. Ingegnere col pallone: “Sono passati tanti anni, ma mi chiamano ancora così”. Anche se ora le cose se le compra: “E’ più facile, le acquisto già montate”. Per l’Ikea c’è sempre tempo. Ama la tranquillità e non la caciara: “Preferisco stare a casa”. Shopping? Macché: “Non è il mio genere”. Post-allenamento solo TV. Relax. Anzi, soap opera. “Colpa” dei nonni: “Guardo sempre Febbre d’Amore (programma tipo Beautiful ndr). Da piccolo mia madre lavorava, andavo sempre a casa loro, non si perdevano una puntata. Da lì ho iniziato a vederla anch’io”. Poi la musica, ama Michael Jackson: “Il re è ancora vivo!”. Passioni coltivate insieme al figlio piccolo. Della madre non c’è traccia, un po’ come CR7. Sissoko lo cresce da solo: “Capisce il mio lavoro, quando mi vede in tv o in uno stadio diventa pazzo!”. E poi via, subito a vantarsi con gli amici: “A scuola dice che suo padre gioca per la Francia e in Premier League”. L’educazione prima di tutto però: “Sono cresciuto con dei valori, cerco di riprodurre lo stesso schema con mio figlio”. Sissoko è il classico antidivo che piace tanto agli allenatori. Niente eccessi, nessun grillo per la testa. Giusto una Bentley nel garage, comprata nel suo “unico momento di follia”. E un cellulare sempre acceso: una volta è squillato anche in conferenza stampa. Risata generale. Poi manda gran parte dei suoi guadagni alla famiglia, la madre è un modello: “Il mio orgoglio è renderla felice”. Senza dimenticare le tre sorelle. Exploit a Tolosa, poi 4 anni a Newcastle e infine il Tottenham, che l’ha preso l’anno scorso per 30 milioni di sterline. Infine la Francia, nonostante le origini maliane: “Quando ho esordito nel 2009 credevo di essere in un altro mondo! Mi son guardato attorno, c’erano Henry, Gallas, Abidal. Li guardavo in TV, ora ci giocavo insieme”. Ora l’Inter studia e prende appunti, sull’esterno serve l’uomo giusto. E Sissoko osserva da lontano. Non ruba l’occhio, non finisce sulle copertine. Ma corre, sforna assist, lavora per la squadra. Ogni tanto segna pure, anche “se deve migliorare (circa 40 reti in carriera ndr)”. Esperienza poi: più di 400 presenze, per un classe ’89 non è male. Dinamico, rapido, sempre nel vivo del gioco. Un “cavallone” lungo la fascia dopo una vita a centrocampo. Dicono di lui: “Alto, longilineo, forte nei contrasti”. E ancora: “Centrocampista a tutto tondo”. Fa entrambe le fasi e può giocare anche lungo la fascia. “Do it yourself, Sissoko”. Biglietto da visita di chi non si ferma mai.