Moscardelli: “Italia? Possiamo battere il ‘mio’ Belgio. Barba? Vi spiego come è nato il tormentone”
“Born in Belgium, made in Italy”. Questa è la frase con la quale Davide Moscardelli si presenta ai suoi tantissimi fans. Dalla Promozione laziale alla serie A, centosettantuno gol in carriera per Davide. Le ultime due stagioni Moscagol le ha passate a Lecce, Lego Pro, dove non ha perso il vizietto: 28 reti totali. Stasera c’è Italia-Belgio e GianlucaDiMarzio.com ha colto l’occasione per sentire proprio il “bomber barbuto”.
Davide, leviamoci subito il pensiero, per chi tiferai stasera? Moscardelli scoppia in una risata: “Non ho dubbi: assolutamente per l’Italia! Ma non sarà facile batterli, il Belgio lo vedo molto bene, è un’ottima squadra. Abbina fisicità e qualità, è composta da giocatori importanti, alcuni li conosciamo benissimo perché giocano nel nostro campionato. Ma l’Italia è l’Italia, sappiamo quali sono le nostre qualità, l’intensità, lo spirito di sacrificio e la voglia di raggiungere il risultato. Mi aspetto, come molti, una grande partita degli azzurri e penso che possiamo batterli”. Magari questa estate poteva essere il tuo ultimo Europeo con il Belgio… “Vero! (ride ancora). A parte gli scherzi, in passato dichiarai che avrei accettato una convocazione dei ‘Diavoli Rossi’. In quel periodo il Belgio non era la squadra di adesso e la rosa italiana era di altissima qualità. Era una cosa comunque difficile, ma se all’epoca ci fosse stata una piccola possibilità di essere convocato sarebbe stato certamente meno complicato con il Belgio. Con gli ‘Azzurri’ era quasi impossibile”.
Davide Moscardelli
Per chi non lo sapesse Davide è nato a Mons. Madre romana, di Frascati, e papà abruzzese, che facendo parte dell’aeronautica militare era impegnato in una missione in Belgio. In realtà dopo un anno Davide si trovava già in Italia: “Appena arrivato a Roma cominciai con mio fratello a dare i primi calci al pallone: amore a prima vista. I miei, per evitare di dover comprare continuamente vetri e vasi, ci iscrissero alla squadra del quartiere, l’A.S.D. Tor De Cenci. Di solito si inizia a 6 anni, io iniziai a 5 proprio a causa della mia impazienza. Dato che c’era già mio fratello chiusero un occhio”. Pochi anni ancora e nacque un nuovo amore: “Già, per la Roma. Andai per la prima volta all’Olimpico in occasione della partita di addio al calcio di Bruno Conti, che poi diventò mio allenatore nelle giovanili della Roma. Si trattava di una giornata di festa e mio padre portò tutta la famiglia. Un ricordo bellissimo, tutto lo stadio giallorosso, fu una grande emozione. Da lì cominciai a seguire la squadra e a frequentare l’Olimpico per le partite più importanti”.
Flybeard, il marchio creato da Moscardelli
Quasi superfluo chiederti chi è il tuo idolo: “Ovviamente Francesco Totti! Trovarmelo da avversario in serie A è stata una grandissima emozione. Ma devo dire che l’ho provata in generale ogni volta che ho affrontato la Roma. Sensazioni indescrivibili che mi accompagneranno per sempre”. Serie A guadagnata dopo una lunga gavetta cominciata in Promozione… Tutto un altro mondo? “Un salto netto, anche rispetto all’allora C2. Il lavoro tattico diventa sempre più preciso e puntiglioso. Cominci a studiare con maggior attenzione gli avversari, attraverso schede e video. Gli allenamenti diventano più numerosi e più lunghi, più intensi. L’attenzione per l’alimentazione sempre più ferrea. Per quanto riguarda la notorietà, invece, io l’ho saputa gestire bene perché quando sono arrivato in B e poi in A ormai ero abbastanza maturo”.
Moscardelli con Pjanic e Nainggolan
Nel corso degli anni è diventato idolo assoluto delle tifoserie.”Se saltelli segna Moscardelli” uno dei cori a lui dedicati. Come si gestisce l’affetto dei fans? “Fuori dal campo sono sempre stato un ragazzo normale, tranquillo. Questo mi ha permesso di avere la concentrazione ideale durante gli allenamenti e le partite. Hobby? Negli ultimi quattro anni il preferito è passare il tempo con la mia famiglia, mia moglie Guendalina e i miei due bambini, Francesco e Mattia. Dopo un mese di ritiro non può esserci premio migliore. Poi, se avanza qualcosa, seguo il basket, in particolare l’Nba. E mi piace molto anche la Formula Uno, i motori in generale. Vizi a tavola? La pizza e la carne al barbecue. Poi mi piace sperimentare nuovi piatti”. Quasi seicento partite in carriera, tanti i duelli vinti, ma anche quelli persi: qual è il difensore che ti ha fatto più dannare? “Questa è la domanda più difficile. Il mio problema è proprio questo, sono molti” – piccola pausa di Davide, che dopo una risata aggiunge – “Troppi, purtroppo…”. Il compagno più forte? “Il primo che mi viene in mente è Francesco “Ciccio” Baiano, che ha giocato con me nella Sangiovannese, il primo anno tra i professionisti. E’ stato un esempio, mi ha fatto crescere come calciatore e come uomo”.
Moscardelli con i figli Francesco e Mattia
Circa tre anni fa Davide ha scoperto di avere più fans di quanti potesse immaginare. Tutto è dovuto alla barba… “Pensa che ancora mi chiedo come abbia fatto la mia barba a riscuotere tanto successo. Me l’ero fatta crescere inizialmente per… pigrizia (altra risata). Poi anche per gioco. Ti spiego. Io ero al Chievo e si avvicinava il mercato di gennaio. C’era la possibilità di andare a Bologna, dove mi voleva Stefano Pioli. Avevo promesso che se la trattativa con i rossoblù fosse andata in porto mi sarei tagliato la barba. Dopo che si è concretizzata, per rispettare il fioretto l’ho tagliata. Da li è nato tutto. Mi hanno riempito di messaggi. ‘Nooo, perché te la sei tagliata?’ Dicevano un po’ tutti. Erano veramente tanti e allora da quel momento ho deciso di non tagliarmela più”.
Davide Moscardelli con la maglia del Lecce
Altre curiosità… Sono tre i gesti tecnici preferiti da Moscardelli: “elastico”, “rabona” e “Aurelio”. Qual è il tuo preferito? “L’elastico e la rabona li ho fatti solo una volta. Invece non ho mai avuto l’incoscienza, o meglio, la personalità per fare l’Aurelio. Però…”. Cosa? “In realtà ti sei dimenticato il quarto, la rovesciata: è questo il mio gesto tecnico preferito. Se segni in rovesciata è il massimo, ti porti il ricordo per sempre”. C’è ancora tempo per farne altre… Vero? “Adesso vediamo. Il mio contratto con il Lecce è scaduto, ma spero in una nuova chiamata. Stanno scegliendo il direttore e l’allenatore. Aspetto fiducioso, sono convinto di poter dare ancora tanto. Ho finito la stagione bene, anche se ho 36 anni fisicamente mi sento ancora a posto. Dovrò fare qualche sacrificio in più per tenere il fisico ad alti livelli, però lo faccio volentieri. Non ho ancora tantissimo tempo davanti, ma la voglia di giocare è sempre tanta. Duecento gol? Beh, sognare non costa nulla e un obiettivo in più non può che fare bene”. Per dare una mano al bomber non ci resta che saltellare…