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Moreno Longo, working class e Alessandria: “Dalla A alla C senza paura, il lavoro indica la via”

La nostra intervista a Moreno Longo, allenatore dell’Alessandria

Sguardo fiero, testa bassa e feroce determinazione. ‘Piacere, Moreno Longo…’. Alias Moreno working class. Tutto attaccato, tutto d’un fiato. Come la sua carriera. Senza pause o giochi di prestigio. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Ora lotta e combatte con l’Alessandria in una Serie B degna dei migliori ring. Undici punti in tredici partite, diciassettesimo posto in classifica. Ma oltre ai numeri c’è molto di più. C’è una squadra, giovane, pronta a buttarsi nel fuoco per il proprio condottiero…

Scudetto con il Toro Primavera, promozione in Serie A con il Frosinone, promozione in Serie B, l’anno scorso, con l’Alessandria. ‘Moreno Longo ti entra nella testa’, giurano i suoi fedelissimi. Senso del lavoro, della disciplina, si può perdere… “ma per vincere gli altri mi devono prima ammazzare…”. Sintesi perfetta. Di questa Alessandria che corre, suda e lotta. E’ una squadra di Longo, si vede.

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“Trasmettere ai ragazzi ciò che è la mia storia, niente di più…”. Un mix di gavetta e di cuore (Toro). Moreno working class è così. Senza filtri. Sincero nel lavoro e nella fatica. Sincero come quando parla del suo Toro, di ciò che sarebbe potuto essere, dopo quella salvezza di due stagioni fa e non è stato. Ma senza rimpianti… Quei sei mesi saranno sempre la storia, tutto in maiuscolo se puoi. La mia storia, il coronamento del mio percorso. E’ stato un sogno che si è realizzato, per me che ho vissuto di Toro fin da piccolo. Abbiamo fatto un bel cammino ottenendo una salvezza non banale perché quando la presi io la squadra era in grandissima difficoltà. Poi è finita, ma sarò sempre grato a chi mi ha dato questa opportunità. Posso solo dire che sono davvero contento, oggi, di rivedere quel vecchio cuore Toro che conosco. Non ho nessun rimpianto, solo fierezza di essermi messo a disposizione della mia gente…”.

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Pochi mesi dopo dalla Serie A alla Serie C. Senza rimpianti e a petto in fuori. Perché la sfida genera coraggio e non viceversa. Riparte dall’Alessandria, in una situazione tremendamente complicata, a meno dodici dalla prima posizione. Arriva a gennaio 2021, da lì in poi i Grigi sanno solo vincere. Rimontano lo svantaggio, sfiorano l’impresa, il Covid si mette di traverso sul più bello. Ci riprovano ai playoff, li vincono. Serie B, quasi cinquant’anni dopo. Sono passati appena undici mesi dal giorno della firma. Sembra un film, è successo davvero… “In tanti rimasero sorpresi… ‘ma come qualche mese fa stavi in A al Toro e ora vai in C in una squadra che è a metà classifica!?’ Parole e basta. Perché nella vita conta altro, almeno per me. Si deve accendere quella scintilla. Devo vedere rosso, come il Toro. Quando mi ha chiamato l’Alessandria è scattata subito, oltre i soldi e la categoria. Nella vita devi avere coraggio se vuoi far qualcosa di unico. Non c’è altra soluzione. Noi ce lo abbiamo avuto, abbiamo sfiorato l’impresa, poi prima della partita decisiva di Como il Covid ci ha tagliato le gambe. Ricordo il giorno dopo, un confronto di cinque minuti con i ragazzi nello spogliatoio… ‘Ora state male, come sto male anch’io. Ma se trasformate questo dolore in energia, ce la faremo…’. Usciti da lì, vedendo il sangue nei loro occhi, ho capito che avremmo vinto i playoff e saremmo andati in Serie B”.

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Come pochi anni prima quando all’ultima giornata gli sfuggì la Serie A con il Frosinone nell’ultima partita contro il Foggia e la riprese poche settimane dopo vincendo i playoff. Il destino che si ripete. Lui ci crede… “Quando sono arrivato ad Alessandria ho visto tre o quattro case. Poi me ne hanno proposta una, in via della Vittoria. L’ho presa subito, senza neppure entrarci…”.

Mai in punta di piedi. O tutto o niente. A immagine e somiglianza della sua Alessandria nella B delle super corazzate. Umiltà, unione e coraggio… “Voglio vedere lottare e fare un metro in più dell’avversario. I tifosi lo sanno e ci apprezzano, oltre il risultato. Siamo giovani, ci sono squadre fortissime, ma noi vogliamo esserci e vogliamo farci sentire. Sarà il lavoro a indicarci la via. Quella di proporre, di accettare l’uno contro uno anche se sono più forti di noi e di fare un gol in più di loro…”.Parole sincere, sudate. Senza artifizi o contratti milionari. Il resto, come  sempre, lo dirà il tempo. Ecco l’Alessandria di Moreno working class…