“Monzon” torna a casa: l’Avellino si affida a Novellino, l’uomo delle promozioni
Un ritorno improvviso, nella città natale che adesso può vivere da protagonista. Walter Novellino, l’uomo delle promozioni, stavolta ha il compito di condurre l’Avellino ad una salvezza serena. Nella sua storia, tutti i perché di questa scelta. Un’infanzia a San Paolo, in Brasile, dove i suoi genitori erano emigrati da Montemarano, un piccolo comune della provincia irpina, prima di rientrare in Italia, a Milano. E’ lì che Novellino ha iniziato la carriera calcistica, nel Legnano. Mezzapunta o, se si vuole, tornante di destra, è stato uno dei giocatori più estrosi del nostro calcio, negli anni 70-80. Agile, scattante, forte fisicamente, difficile da abbattere nel corpo a corpo: insomma, uno dalla faccia sporca, al punto da meritarsi il soprannome di Monzon da Giorgio Ferrini, storico capitano del Torino (e che di botte se ne intendeva, in campo) per la spiccata somiglianza con il pugile argentino, che in quegli anni, abbatteva avversari come birilli e con una cattiveria unica.
Sono due le città che hanno goduto del suo talento: Perugia e Milano. Nella prima, ci arriva giovanissimo, a 22 anni e nel periodo in cui la società comincia a gettare le basi per un progetto ambizioso, che avrà in Paolo Rossi il campione intorno al quale Perugia costruirà il sogno scudetto mai raggiunto, però. Nella città umbra conosce anche Grazia, la donna che sposerà e che gli darà due figlie.
Quei dribbling e quei gol in acrobazia non passano inosservati. Il Milan, per esempio, se ne innamora e nell’estate del ’78, Monzon entra nella Scala del calcio. San Siro sarà il suo stadio per quattro stagioni. Nella prima, conquista lo scudetto della stella, giocando al fianco di Gianni Rivera, il suo idolo. I suoi gol, in quell’annata, li riserva soltanto a Verona e Catanzaro, sia all’andata che al ritorno. Quelle reti, però, diventano decisive per la vittoria del campionato: indimenticabile è il 2-1 contro l’Hellas, con un colpo di testa che di fatto sarà il gol scudetto, così come la rete che segna contro i calabresi, in un tabellino che vide tra i marcatori anche Claudio Ranieri.
Novellino resta anche dopo la retrocessione del Milan e diventa uno dei protagonisti dell’immediato ritorno in Serie A, realizzando il gol promozione, all’ultima giornata, contro il Monza. Nell’82 si trasferisce ad Ascoli, dove gioca gli ultimi due campionati di Serie A prima di un frettoloso ritorno a Perugia e di chiudere la carriera a Catania.
L’ultima esperienza in panchina risale alla scorsa stagione, a marzo, quando Zamparini lo chiama per provare a motivare il suo Palermo, in disarmo. Un tentativo che non produrrà effetti, tant’è che lo stesso presidente lo esonererà dopo poche settimane. Ma la sua carriera di allenatore racconta di ben quattro promozioni dalla Serie B alla A. La prima a Venezia, nel 1998, dove riesce a confermarsi in Serie A anche la stagione successiva. Visti i grandi risultati, viene ingaggiato da Corrado Ferlaino, allora presidente del Napoli, che gli chiede di riuscire dove Ulivieri aveva fallito nell’anno precedente. Nel 2000, Novellino ottenne la promozione con un anno d’anticipo. I problemi societari, tuttavia, lo costrinsero a trasferirsi a Piacenza, dove riuscì in un altro salto di categoria. L’ultima promozione fu con la Sampdoria, nel 2003, che poche stagioni dopo portò in Europa. Adesso, una missione difficile ma non impossibile: l’Avellino è in zona playout, l’obiettivo è la salvezza. Un compito alla portata di chi ha saputo vincere campionati, in campo come in panchina.