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Montella, ritorno a casa. Viaggio nella sua Empoli: gli amici di una vita, i ricordi, gli aneddoti

Agli amici di Piazza della Vittoria, domani, sembrerà che per un giorno tutto sia tornato al proprio posto. Perché quando Vincenzo Montella entrerà al Castellani (di nuovo, da avversario in panchina), la clessidra del tempo ad Empoli ancora una volta tornerà indietro di trent’anni. Il volo dell’aeroplanino iniziò qui, da bambino. O poco più. Aveva 12 quando lasciò Castello di Cisterna per arrivare in Toscana, praticamente “adottato” dalla signora Ernestina di Cortenuova, un piccolo paese vicino a quella Empoli che presto la famiglia Corsi avrebbe trasformato in un’isola felice del calcio italiano. Non c’erano foresterie, centri sportivi neppure a dirlo. Ci si affidava alle famiglie del luogo per crescere, e custodire, i giovani gioielli del futuro che l’Empoli prendeva in giro per l’Italia. Vincenzo come Antonio, Eusebio e Nicola. Montella come Di Natale, Di Francesco e Caccia: cresciuti tutti qua, insieme, prima di spiccare il volo.

Un’amicizia così ti resta per tutta la vita. Possono passare anni senza vedersi, non cambierebbe nulla. Quello con Vincenzo è un rapporto che va al di là di tutto. Quando condividi le mille lire quotidiane, i pantaloni, le camicie per tirare avanti nel miglior modo possibile… si crea un’amicizia che davvero è eterna” racconta Rosario Guarino, in quell’Empoli giocava anche lui. Una lunga cavalcata fino alla Serie B, prima di prendere strade diverse. Chi, come Montella e non soltanto, nel calcio e chi, come Rosario, dopo tanta Serie C in giro per l’Italia ha deciso di fermarsi ad Empoli per aprire un locale che per gli azzurri è come una seconda casa. Una fermata obbligatoria anche per Vincenzo Montella. L’ultima volta? “E’ passato lunedì”, toccata e fuga empolese dopo la Panchina d’Oro a Coverciano. Lui, qui da queste parti, ci è tornato spesso e volentieri anche quando allenava a Firenze. Un’occhiata al negozio di cui è socio in centro ad Empoli (con Di Francesco, Caccia e l’amico Massimo Cioni), una cena con gli amici di sempre o una partita di calcetto quando l’Europa League ancora non impegnava i suoi giovedì.

Di strada ne ha fatta, Vincenzo, da quelle giovanili dell’Empoli fino alla Serie A: “Impensabile – confessa il Presidente Fabrizio Corsiche potesse arrivare così in alto da allenatore. Però è bravo, se lo merita”, racconta. Domani lo ritroverà ancora: “Non gli scrivo niente e non gli dirò niente, in fondo sarà comunque un avversario” scherza, però sarà l’occasione per viaggiare di nuovo indietro nel tempo. Sono tanti, tantissimi i ricordi che legano i due: dal primo cellulare di Montella, che proprio Corsi gli regalò a 16 anni, alle fughe di Di Natale che voleva tornare a casa. Infortuni e successi, lacrime e sorrisi condivisi insieme. Il rapporto e l’amicizia, anche dopo 20 anni “da avversari”, non andranno mai via: “Rimaniamo legati a tutti. Dagli ultimi (Valdifiori, Sarri, Sinatti, Hysaj e Calzona) ai primi. In cuor nostro, un po’, tiferemo sempre per tutti loro. Io per Vincenzo, il primo anno che allenava a Firenze, ho fatto pure l’abbonamento al Franchi…”. E per un empolese è davvero un gesto d’amore. D’altronde Montella ha accompagnato tanti anni felici della sua Presidenza: dal fantasma della C2 alla cavalcata con Spalletti. Prima leader in campo e poi in panchina, Luciano. Al suo fianco, un ragazzino che esordì a 16 anni e che “sembrava già uomo. Lo vedi subito quando uno ha il talento – racconta Athos, Presidente dell’Union Club Azzurri ad Empolie lui ne aveva eccome. Lo abbiamo visto crescere, esordire… ci ha salvato coi suoi gol da giovanissimo ed è stato il primo vero campione partito da qui. Il ricordo più nitido che ho di lui? Ad una cabina telefonica al Pontormo. Passavo lì tutti i giorni e lo trovavo sempre lì a telefonare”. A casa o alle ragazze? “Chissà”, risponde sorridendo. Su una cosa, ad Empoli, sono tutti d’accordo. Se un giorno tornasse da allenatore? “Non ci piacciono i ritorni qui, non ci crediamo” rispondono in coro Corsi ed Athos. L’amicizia però non passerà mai. Ed anche, e soprattutto, per questo domani, al Castellani, il tempo si fermerà di nuovo. E per un attimo sarà tutto come trent’anni fa.