Montella: “Bonucci capitano, Fassone e Mirabelli: vi racconto tutto”
Anni di sorrisi tra Catania, Firenze e Genova, sponda Sampdoria, un addio infelice nella sua ultima esperienza italiana sulla panchina del Milan. Vincenzo Montella, nella passata stagione sulla panchina del Siviglia, è tornato a parlare della sua esperienza in rossonero, in un’intervista esclusiva rilasciata a SkySport:
“Ho voglia di allenare, negli ultimi 3-4 mesi ho staccato abbastanza. Penso di poter dare tanto, ho voglia e, adesso, secondo me anche una giusta quantità di esperienza. Non devo avere fretta nella mia prossima scelta, non posso più sbagliare. Estero o Serie A? Non fa differenza. All’estero mi sono trovato bene, mi piacerebbe riprovarci”
“Kalinic è un giocatore che a me piace tantissimo, era la prima scelta per me, sulla carta un titolare rispetto ad André Silva che a inizio stagione era un’alternativa al nostro centravanti. L’attaccante è stato comprato alla fine, siamo stati vicini anche a Morata e Batshuayi però di fatto non ci potevamo permettere spese folli, perciò puntammo su Andre Silva”
“Bonucci? La società gli aveva promesso la fascia. Io gli dissi che si poteva essere capitani anche senza la fascia, a volte lo si è anche di più. Poi mi sono preso del tempo, era una scelta che volevo fare io. Insediatasi la nuova società, però, insistette perché Bonucci diventasse il nuovo capitano, e mi sembrava opportuno che, all’inizio di un nuovo corso, fossero i proprietari a decidere a chi fosse opportuno farla indossare. Ero indeciso tra Bonucci e Biglia, ne parlai anche con Lucas ma non era entusiasta della fascia, probabilmente per via della esperienza negativa alla Lazio”
“Sarò sempre riconoscente nei confronti del Milan, di Fassone e di Mirabelli. C’erano già dei dubbi su di me, sentivo incertezze, nonostante ciò mi riconfermarono per la stagione entrante, la prima con la nuova dirigenza. Tutto ciò non mi è piaciuto, l’ho vissuto sulla mia pelle e avrei addirittura voluto mollare. La voglia di allenare i rossoneri, però, era troppo forte e non sono stato abbastanza lucido per riuscire a fare altre scelte. Era più giusto andare via a giugno, a pensarci su. C’erano tanti messaggi tra le righe che testimoniavano scarsa fiducia nei miei confronti”.
“La polemica sulla condizione fisica? Se viene toccato il mio lavoro ci rimango male. Ho allenato in Serie A cinque o sei anni prima di arrivare al Milan e penso di avere più esperienza di chi ha parlato di condizione fisica. Niente paragoni con la gestione di chi c’è oggi, rispetto i metodi e le convinzioni di Gattuso che ha dimostrato di essere un bravo allenatore. Ma quando vengono toccate le mie comptenze, ci rimango male”.