Mille chilometri a partita solo per vedere Frick: “Mario è un idolo, per lui farei qualsiasi cosa”
L’amicizia è nata nel 2011, ma la passione per Mario Frick ha radici ben più lontane. Per Fabio Baccarini, e forse anche per tutti gli altri numerosissimi fans, nacque nel 2001, quando Mario, il bomber che arrivava da un paese impronunciabile fin dalle elementari, sbarcò in serie A. Per i tifosi dell’Hellas Verona “La vie est fantastique quando segna Mario Frick…”, per tutti gli altri diventa “Supermario“. La sua esultanza con il pollice e il mignolo della mano che oscillano, alla Ronaldinho, la sua “riga” da bravo ragazzo e il suo cognome divennero un mito.
“Mario, aspettami, sto arrivando…”. Novembre 2016, pausa per le Nazionali: c‘è Liechtenstein-Italia. Occasione irripetibile per Fabio. Giusto il tempo di preparare lo zaino, infilarci lo stretto necessario e via, tutta una tirata fina a Vaduz: tra andata e ritorno circa 1000 chilometri. “Guarda sono appena tornato a casa dopo un viaggio di 5 ore, ma per Mario questo ed altro: pensa che fino a quando non ho conosciuto lui manco sapevo dove stava il Liechtenstein” – attacca subito Fabio – “Adesso sono di casa e questa mattina Mario mi ha pure invitato da lui e abbiamo chiacchierato per un’ora. C’era anche la moglie. Mi ha parlato di tutto, futuro, presente, passato”.
Passato… Già, perché la passione non è nata certo oggi: “Tutto cominciò nel 2001. C’era un certo Mario Frick che segnava spesso con il Verona in A e tutti ci chiedevamo chi fosse. Le prime informazioni le trovai sull’album della Panini e intanto lui continuava a segnare… Da qui è nata una passione sempre più grande fino al 2009, l’anno della sua ultima stagione in serie A. La delusione per la sua partenza è durata solo un anno, dopo mi sono rifatto con gli interessi. A febbraio 2011 il calendario diceva San Marino-Liechtenstein. Non mi sembrava vero: il mio eroe a pochi passi da casa mia”.
E lì Fabio scopre che Mario non era “super” solo in campo ma anche fuori: “Mi avvicinai a lui per conoscerlo e mi accolse con un sorriso. Ci scambiammo subito i numeri di telefono e da lì è nata la nostra grande amicizia. Dopo qualche mese mi invitò a Vaduz a vedere Liechtestein-Lituania e riuscirono a vincere: era una partita di qualificazione agli Europei in Svizzera e Austria. Da quel giorno sono diventato la loro ‘mascotte’. Mi chiamano sempre ‘beh Fabio, che fai? Vieni su dai, devi portarci fortuna’. Quando posso e il lavoro me lo permette ci vado più che volentieri, è un occasione per rivedere Mario. L’ultima ieri…”.
Per arrivare a Vaduz da Reggio Emilia sono 500 km, molti in salita in strade di montagna, un vero e proprio tour de force: “Ogni volta che vado lì c’è un regalo speciale. Ho 4 o 5 maglie di Frick e molte altre di tutto il resto della squadra, anche avversari. Poi sono diventato anche il porta fortuna dei Balzers, la squadra allenata da Mario. Ogni volta che vado vincono. Lo scorso mese mi ha chiamato per il derby, una partita alla quale Frick tiene molto: ‘Fabio, stavolta non puoi proprio mancare, ci tengo tanto’. Come avrei potuto deluderlo? E alla fine è andata pure bene: hanno vinto due a uno nel recupero ed era ormai da diverse partite che non li battevano”.
Dopo sei anni la loro amicizia potrà trasformarsi in una collaborazione? Chissà.. “Mi ha detto ‘Fabio, bisogna che vieni sempre perché porti veramente fortuna‘. Il giorno dopo siamo andati a festeggiare al loro Oktoberfest. Erano tutti vestiti in abiti tradizionali e ho perso il conto del numero di boccali di birra che hanno buttato giù. Non voglio immaginare come si siano presentati il giorno dopo al campo di allenamento. Allora all’ennesimo invito ad andare ho detto a Mario che se mi trova posto nello staff, il giorno delle partite vado a portare le borse ai calciatori e lo faccio pure gratis! Lui si è messo a ridere, ma è la verità. Anche se non conosco bene la lingua con i ragazzi mi trovo bene e per Frick sarei disposto a fare di tutto”. Capito Mario?