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Ci voleva un gigante così per portare la Lazio sulle stelle. Provate ad arrampicarvi sulle spalle di Milinkovic-Savic, da lì si vede tutto meglio, anche orizzonti impensabili. Sulla cima si osserva tutto, anche un ragazzo a Firenze, nella sede della Fiorentina, che posa la penna e viaggia verso Roma, per abbracciare il suo destino. 

Un ragazzo diventato sergente, campione, anche un po’ eroe. Perché c’è la sua firma nella partita che fa dire veramente ‘sì, questa Lazio è da scudetto’. E chi ci credeva. Inzaghi sicuramente, che si è tolto la cravatta per fare sentire meglio la sua voce, sempre consumata dopo ogni partita. Anche Sergej, l’uomo che ha battuto l’Inter all’Olimpico, davanti a 70mila persone, portando la Lazio a meno uno dalla vetta.  


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Di fino, col suo colpo migliore: suola sul pallone e avversario scartato. Dribbla ancora la parola scudetto: “L’obbligo resta la Champions, poi se saremo lì alla fine allora ci proveremo”. In verità ci crede, come tutta Lazio, e il motivo è semplice: “Siamo una famiglia, si vede sul campo”. Tutti uniti, non si risparmia nessuno, l’utopia così può diventare realtà. 

Sembra tutto più facile sulle spalle di Milinkovic, che vede tutti dall’alto. Con l’Inter ha giocato la migliore partita stagionale. Ha dominato fisicamente, si è divertito, ha fatto capire perché chi lo vuole deve offrire quasi 100 milioni. Ha segnato un gol pesantissimo dopo quello alla Juve all’Olimpico. 


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E pensare che da ragazzino era in bilico tra calcio e basket, lo sport praticato dalla mamma. Un’infanzia di sport tra pallamano, pallavolo e tennis. Alla fine la scelta più giusta, spinto anche dal papà calciatore. Altra sliding doors, questa volta più recente: era ad un passo dalla Fiorentina, stava per firmare. Poi il dietrofront: “Volevo la Lazio”. La storia è nata così, non è ancora finita. 

È un continuo aggiornare la trama, capitolo dopo capitolo. Doveva andare via per una cifra mostre, alla fine è rimasto per scalare la vetta, dove si tocca il cielo. Sulle spalle di Milinkovic è tutto più bello. E si può parlare anche di scudetto.