Milinkovic, banale mai: 100 presenze, record di gol ed ennesimo show
Se
vuoi blindare la difesa c’è de Vrij. Contratto in scadenza, rinnovo vicino. Una
certezza. Se vuoi un lancio fatto bene c’è Lucas Leiva. Ordinato, pulito. Una
garanzia. Se cerchi la giocata all’improvviso, invece, c’è Luis Nani. Guizzo da
star. Entra in campo quatto quatto, in silenzio, formato rallenty. E a 5’ dalla
fine infila un destro sul palo lontano. Così, di giustezza, tanto per chiudere. 5-1 finale. Tanto per
rispondere presente e dire “sì, anche Nani fa parte della Lazio”. Tabù Chievo
finalmente infranto. E la Lazio ne ha per tutti: Luis Alberto versione wow,
golazo. Marusic in runner mode, Strakosha che si allunga e pure Bastos, che oggi ha segnato la quarta rete in campionato. Per tutto il resto, poi,
c’è Sergej Milinkovic-Savic. Il 21, lo spaccone, l’uomo copertina. Quello che per Lotito
non si vende, che gioca di suola e di fino, sul velluto e tra le linee. Quello che… il prezzo?
Quanto vale? A quanto va via? 100 milioni. Boom. Intanto oggi tocca 100
(presenze) con la Lazio e le festeggia con due gol. Il primo standard, col
piattone, preciso. Il secondo alla Milinkovic-Savic: mezza rovesciata al volo.
Al volo, capito? E in girata. Banale mai. Impossibile.
QUANTO VALE MILINKOVIC?
Nona rete stagionale con la Lazio, settima in Serie A, record
personale. Da piccolino, in Spagna, se la
cavava pure a basket. PS: sua madre era una cestista. Tuttavia, alla fine, dopo
aver provato entrambi gli sport, scelse il calcio come suo padre, insieme
al fratello Vanja (portiere del Torino). E meno male, no? Tutti contenti. La Lazio l’ha valorizzato al
massimo e adesso se lo gode, come Inzaghi. Come Lotito poi, che in estate ha rifiutato
affondi da mezza Europa (e Serie A): la Juve monitora, il Milan ha offerto 60 milioni di euro qualche mese fa, le big europee sono dietro l’angolo. Tare gongola. E il pensiero è sempre quello, lo stesso da tempo: l’ho pagato 9 milioni. Nove. E ora? Conti da aggiornare. Milinkocrazia sui campi nostrani, da Roma a
Torino, da Genoa a San Siro. Perché “tuttocampisti” così non ce ne sono: segna,
riparte, imposta, giganteggia, salta. E’ incontrista, fantasista, trequartista.
Onnipresente. Unico pure nei difetti, quando a volte, ma solo a volte, si isola dal gioco tentando dribbling improbabili. Quasi inutili. Salvo poi recuperare tutto con tiri da tre punti (vedi il Chievo all’andata). Tripla del pallone. E la Lazio, anche stavolta, vince grazie a lui: Champions League alla portata, terzo posto, de Vrij e Lucas Leiva. Luis Alberto e Marusic. Bastos-gol. Per tutto il resto c’è Sergej.