Il maestro Juric e la Nazionale: Verona, il momento d’oro di Zaccagni
"E' molto forte, sta facendo un grande campionato". Pioli, dopo il pareggio in rimonta contro il Verona, ha elogiato con tono sincero Mattia Zaccagni, che domenica sera ha fatto ammattire il suo Milan. Una zanzara impazzita, che prima serve un pallone delizioso a Kalinic e che poi causa l’autogol di Calabria. San Siro, in fin dei conti, gli evoca bei ricordi: 23 settembre 2015, lui ha 20 anni e Mandorlini lo getta nella mischia 20' dopo il gol di Felipe Melo. Dall'altra parte c'è l'Inter di Roberto Mancini, che nel frattempo lo ha convocato per la prima volta in Nazionale. La maglia indossata contro i nerazzurri la custodisce gelosamente in camera. Chissà dove metterà quella azzurra.
Come un figlio
Raggiungerà Coverciano proprio nel giorno del compleanno di Del Piero, il primo campione che ha ammirato per poi "spostarsi" su Modric e Pjanic: "Che Mattia sia stato convocato in nazionale per me è una gioia personale – lo ha esaltato Juric nel post gara di Milano – ha fatto una crescita importante, una grande partita in attacco e in difesa. Lui e Pessina per me sono più di semplici giocatori. Sono dei figli". Lo chiamano "Il Tardelli di Verona", ma per rendere tollerabile il paragone la strada da fare è ancora lunga. Juric intanto ci ha sempre creduto in quel ragazzo classe 1995, che nella prima giornata di Serie A della passata stagione fu costretto a sostituire dopo appena 16' per il rosso a Dawidowicz. Ne ha cambiato il ruolo, nonostante le perplessità di Mattia, abituato a giocare da mezzala: "Ti sposto più avanti e leggermente allargato a sinistra", gli disse nei primi giorni di ritiro. Da lì la coppia fissa con Verre nella trequarti a due dietro l'unica punta e i nove assist con cui ha contribuito a rendere il Verona la sorpresa più bella del campionato.
Dolori e riscatto
Non è un caso che, l'anno scorso, il Verona sia stata la squadra che ha attaccato più volte dalla sinistra, dove giocava lui: "Se saprà essere più incisivo negli ultimi 20-25 metri, sarà da Nazionale". Così Juric lo motivò. Mattia infatti correva e si spendeva, ma tirava pochissimo. 1.1 di media a partita, meno addirittura di Rrahmani. Detto, fatto: la partita dopo, con il Parma, segna nella vittoria per 3-2: "E' diventato più tosto, è fra i giocatori più intelligenti che abbia mai allenato perché fa giocare bene i compagni", i complimenti di Juric a gennaio dopo la vittoria sulla Juve. Con lui è esploso, partendo titolare in 26 delle 37 partite dell'ultima Serie A. Il suo secondo tentativo. Il primo – stagione 2017/18 – si rivelò un disastro: lesione ai legamenti del ginocchio e out da novembre fino a fine stagione. Poi il riscatto in Serie B, dove il 2 giugno 2019 apre la pazza rimonta del Verona sul Cittadella, sua ex squadra con cui nel 2016 aveva festeggiato la promozione in Serie B.
La stagione della consacrazione
"Questa dovrà essere la stagione della mia consacrazione", aveva detto prima di rituffarsi sul campionato. Tre gli assist consecutivi, contro Juve, Benevento e Milan. A marzo fu fra i primi a contrarre il coronavirus. Febbre quasi a 38, più dolori notevoli alle gambe. Quindi un po' di play e di Netflix, prima di recuperare le forze e ricominciare a correre sul tapis roulant nel giardino di casa a Bellaria, dove gli piace tornare e passeggiare da solo in zona porto. E dove ha iniziato a giocare a 5 anni cercando di imitare papà Fabio, ex ala destra. Ormai Verona è la sua seconda casa, mastica l'accento veneto e gli piace sorseggiare bicchieri di Valpolicella: "Non escludo di poter diventare una bandiera di questo club", disse. Anche se le offerte ora non mancheranno di certo.