Questo sito contribuisce all'audience di

Milan, (ri)presentato Gattuso: “Sì alla difesa a tre. Impressionante il numero di chiamate ricevute. Suso mi incuriosisce”

Rino Gattuso – Milan, atto…III. Tredici anni da “Ringhio” in mezzo al campo, con la maglia rossonera addosso, dodici panchine con la Primavera e ora la grande, grandissima occasione da allenatore della prima squadra: il suo carattere e DNA per tentare di ridare carica ad un gruppo in difficoltà a livello tattico e mentale, distante dalla zona Europa dopo una campagna acquisti estiva decisamente onerosa e chiamato a risollevarsi con il prosieguo della stagione. Presentato oggi a Milanello come successore di Vincenzo Montella, affiancato da Marco Fassone e da Massimiliano Mirabelli, Gattuso ha parlato così delle prime sensazioni da allenatore del Milan, introdotto precedentemente dalle dichiarazioni dell’ad e del ds rossonero. Prima del nuovo allenatore rossonero, ecco le parole dell’ad Fassone: “Ci tengo a dire tre riflessioni per introdurre questa giornata, di particolare importanza per noi. Su Montella ho letto, sentito parlare di fulmine a ciel sereno, ma è evidente che il cielo sopra Milanello ora non lo sia. La stagione è nata male, questa è la ragione per cui con molta amarezza ho preso questa decisione, per il rapporto che si è creato tra me, Vincenzo e mirabelli in questi mesi: a Vincenzo non posso che dire grazie per ciò che ha fatto in questi mesi di lavoro, conquistando un trofeo e riconquistando l’Europa League. C’è soltanto un ringraziamento da parte mia: se ci sono stati errori ci sono stati da parte di tutti. Si è persa un’opportunità e speriamo che il nuovo capitolo sia migliore”.

“Mirabelli ha la totale fiducia mia e della proprietà, ha responsabilità tecniche ampie e non abbiamo intenzione di andare sul mercato a gennaio: siamo convinti che questa squadra non vada rinforzata a gennaio. Sappiamo cosa c’è che non ha funzionato, siamo intervenuti e stiamo intervenendo per risolverle.

Oltre al benvenuto formale per Rino, dato anche dal presidente con un abbraccio da Guangzhou, la scelta di Rino non è stata un tappbuchi, ma la scelta più giusta da fare in questo momento: Gattuso conosce queste stanze, questo spogliatoio e in questi mesi con la Primavera ha raggiunto risultati considerevoli. Mirabelli mi aggiorna tutti i giorni: è una scelta voluta, da un lato ha entusiasmo e passione nell’aver accettato il ruolo. Dall’altro l’umiltà mostrata nel porsi nei nostri confronti, è una scelta fortemente voluta e non posso che fargli l’in bocca al lupo più grande. Guardiamo al futuro con ottimismo e tireremo le somme: nel parlare alla squadra abbiamo ricordato che restano 24 partite per arrivare a fine stagione”.

Poi il turno di Massimiliano Mirabelli: “Perché Gattuso? Perché conosco abbastanza bene la squadra che abbiamo fatto. Rino ha caratteristiche importanti nel trasmettere non solo il DNA Milan ma nei concetti, penso sia un allenatore che possa darci qualcosa di importante. Non solo i nuovi arrivati, ma la rosa in generale ha reso meno. Abbiamo dato tempo, 23 gare, ora speriamo che Rino con la sua competenza riesca a tirar fuori da ognuno dei giocatori il meglio. Ad oggi non abbiamo visto il valore della nostra rosa, sappiamo di avere una rosa abbastanza competitiva. É presto per bilanci sul mercato, siamo convinti di avere un’ottima squadra, investendo su giocatori bravi ma giovani per creare un ciclo: sappiamo tutti i rischi che stiamo correndo, sapevamo che avremmo avuto bisogno di tempo. Alla fine vedremo se è stato fatto un buon lavoro o meno. Era giusto, dopo 23 partite e senza avere nessun mal di pancia, fare una verifica su ciò che stava accadendo, ritenendo opportuno fare ciò che abbiamo fatto domenica. Il problema non è domenica contro il Torino. Montella e il no comment sul mercato? Non so perchè abbia detto questo, abbiamo sempre condiviso tutto e ci siamo mossi sulle nostre idee e sul suo modo di giocare, ci siamo sempre confrontati”.

“Troppo facile parlare dopo. Per noi Montella era e rimane un ottimo allenatore, era la nostra scelta: poi la squadra per determinati momenti poi no va, ma per noi era la strada da percorrere. I risultati nel calcio sono quelli che sono. Con Rino abbiamo un ottimo rapporto e conoscenza del calcio simile. Non siamo riusciti a litigare nemmeno l’ultimo giorno, in cui c’è stato l’esonero: ho uno splendido rapporto con Vincenzo, mi sono permesso di sottolineargli solo un dato. Gli abbiamo dato un tempo importante per vedere un’identità da Milan, non abbiamo visto questo e ci sono stati troppi ritardi. Ma resta l’affetto per l’allenatore”.

Poi, finalmente, Gattuso: “È un giorno importante, ho una grandissima responsabilità ed un lavoro duro, ma è un piacere allenare questa squadra, giovane. In questo momento non stanno attraversando un grandissimo momento, ma le preoccupazioni più grandi sono state a Creta senza società e Pisa senza presidente. Qui c’è tutto per lavorare bene, a volte mi fate ridere perché quando sei giovane devi fare esperienza: sembra che in questi anni ho allenato gli esordienti, ma ho 100 e passa panchine alle spalle. Poi sta a me mostrare i risultati, ma la consapevolezza di fare bene da parte mia c’è. Ho il mio modo di vedere il lavoro, sicuramente giocheremo con una difesa a 3 ma giocheremo di reparto, dovremo lavorare sui concetti di tempo e spazio. Con Vincenzo ho avuto un bel rapporto, sempre onesto anche con il suo staff: sui concetti vedo il calcio in maniera diversa. Vincenzo ama il palleggio, come lo amo anche io, ma dopo un po’ dobbiamo andare a verticalizzare e creare qualche pericolo negli ultimi metri. Il gruppo per me è importante, ma ci sono anche tante altre persone che possono fare danni come la grandine, il segreto è anche vedere chi sta a contatto con i giocatori. Volevo completare il lavoro con la primavera: uno dei problemi che non ho mai avuto è la costruzione dei gruppi, partita dopo partita vedevo una squadra convinta, che poteva fare male, ma ringrazio per quello che mi hanno dato”.

“Provo le stesse emozioni che provavo quando giocavo: quando supero questo cancello a Milanello per me è un paradiso, ho l’imbarazzo della scelta nei campi, nelle strutture, la società non ha problemi. C’è solo bisogno di passione, di amare il lavoro, c’è grande adrenalina e per me il sogno continua, è un piacere allenare qui”.

“Questa squadra può dare di più, dobbiamo diventare squadra, toccare con mano, scendere in campo da squadra e saper soffrire. Coprire bene il campo e dare la sensazione che siamo una squadra quadrata, avere spirito battagliero: la qualità c’è, sappiamo giocare e far girare la palla, dobbiamo aggiungere però altro e sapere soffrire”.

“Non guardo la classifica oggi, devo pensare al Benevento come se fosse la finale di coppa del mondo, pensando che dopo aver vinto la partita abbiamo in mano la Champions. C’è bisogno di cambiare, di una consapevolezza maggiore: se non stai bene mentalmente, fisicamente, a 360º a San Siro la palla scotta e pesa, la priorità oggi è dare qualcosa in più dal punto di vista mentale”.

“Mi sembra riduttivo parlare del Rino Gattuso calciatore: se gioco a calcetto con mio figlio e non voglio perdere si, questo è rimasto. C’è grinta e cuore, si, ma son passato a Coverciano, non mi hanno regalato il patentino e ho studiato, si sono visti tanti cambiamenti. Le partite non si preparano così, ci vuole conoscenza: la chiave sono le foto appese in giro a Milanello, la forza della storia, ciò che negli ultimi anni si è perso. Non bisogna dimenticare la storia di questa società, bisogna avere un grande senso di appartenenza e ripartire da là. Ci vogliono condizione fisica e preparazione dal punto di vista tattico. Difesa a 3? Si, per i 3 davanti poi vediamo: abbiamo caratteristiche precise, vedremo partita dopo partita”.

“Berlusconi? Lo conosco abbastanza bene, mi è capitato tantissime volte di parlarci: parlo con il mio presidente, uno dei più vincenti della storia, conoscitore di calcio. L’ho ascoltato, non ho fatto finta, l’ho fatto con grande attenzione e rispetto per quello che ha fatto al Milan e per quello che è”.

“Il presidente non parla inglese, in questi giorni ci scambieremo un po’ di parole. In calabrese non parla…Kessie è uno dei giocatori che può ricordare il nuovo Gattuso, anche più esplosivo, più forte e più gol nelle gambe”.

“Ho preso tante legnate, ho messo in difficoltà tante persone che hanno lavorato con me e che hanno famiglia, senza stipendi: dall’Ofi Creta, dove quando hai figli e non ti pagano vai in difficoltà, a Pisa. Siamo durati, con grande sofferenza e passione. Ho apprezzato, si ragionava però a livello dilettantistico: a volte me lo sono chiesto, chi me lo fa fare? Ma è stata la passione, le persone che avevo attorno. Se non tocchi con mano le cose che hai in testa, e non le provi, bisogna mettere tutto in pratica. Rino è questo, dopo 4 anni è andato in giro per Italia ed Europa per migliorare concetti e nuovo lavoro. La prevenzione nei miei confronti? Non mi dà fastidio, dopo 3 partite in carriera mi davano dello scarpone: la fortuna l’ho cercata con lavoro e con caparbietà, sapevo il mio e ciò che dovevo fare. È durata 18 anni questa storia, ora non leggo più i giornali perché voglio stare tranquillo: voglio avere consapevolezza e forza nel lavoro quotidiano”.

“Chi mi conosce sa che non sono un calcolatore: voglio vivere la mia vita sempre da protagonista. Sono in uno dei club più grandi al mondo, nessuna paura di bruciarmi. Vado in ospedale quando la testa me la spacco, non prima. Mal di gol nel Milan? La mia storia dice che ne facciamo pochi, ci lavoriamo, codificando 3-4 giocate: ma credo sia un problema generale, con il Torino ho visto una squadra che ha creato, portando qualcosa di nuovo. Quando si arriva e si sbaglia ci sta, ma l’importante è arrivarci”.

“La squadra giocherà sugli 11 giocatori che ha: André Silva ha grandissime qualità, è uno che se lo proponi sul mercato te lo comprano domattina. Tante volte fa ottime cose quando va da solo, quando taglia in profondità: bisogna metterlo in condizione di farlo giocare con la squadra. Difficilmente fa un 1-2 andando in profondità”.

“Lettura della gara o scelta dei giocatori? Un allenatore deve avere tutte queste qualità. Mi sento a mio agio quando lavoro in campo, sia a livello tattico che fisico: sia io che il mio staff abbiamo padronanza per gestire tutto questo “Le chiamate? È stata una roba impressionante: Terim, il messaggio di Sacchi e Capello, Ancelotti…anche con i fotomontaggi di Savastano”.

“Vincere qualcosa quest’anno? In Europa League siamo al prossimo turno, in Coppa Italia giocheremo gli ottavi. Questa maglia e questa società hanno un peso, non lo dimentico: tra vittoria e sconfitta c’è una grandissima differenza, quando si perde il sedere deve bruciare. Traghettatore? Potevo pensarlo se ci fossero state 4-5 partite, ma ne mancano 24. Perché dovrei sentirmi così? So di non piacere a tutti, so quali doti e forze ho. Mi definisco come uno che tante volte deve imparare a contare, che vive molto le partite e che si sente vivo. Quando scendo in campo per una partita sento lo stesso formicolio di quando giocavo”.

“Noi abbiamo dei parametri, il giorno della ripresa bisogna fare lavoro aerobico, da domani faremo carico muscolare e da dopodomani prepareremo la partita studiando gli avversari. Ho premesso di non scandalizzarsi per qualche parolaccia in più e non essere permalosi, pane pane e vino a vino”.