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Milan, i segreti della Primavera di Abate che vola in Youth League

Abate e il gioco moderno, sorrisi e idee: alla scoperta del Milan primavera che ha battuto l’Atletico ai quarti di Youth League

Belli, giovani e sbarazzini. I ragazzi terribili del Milan di Ignazio Abate battono l’Atletico Madrid e si qualificano alle semifinali di Youth League. Per la terza volta nella storia, un’italiana giocherà alle final four di Nyon. Nella gara secca della PUMA House of Football di Milano, i rossoneri (con)vincono e ora possono sognare. Apre le danze Stalmach, le chiude El Hilali. 2-0, triplice fischio, abbracci e sorrisi. Abate batte l’ex compagno Fernando Torres.

 

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Milan, i segreti della primavera di Abate

Il Milan dei giovani è un ingranaggio che funziona: alchimia e adrenalina, ma soprattutto un gioco europeo. Così i rossoneri confermano la tradizione internazionale del club: queste semifinali di Youth League significano tanto, soprattutto per una squadra che in campionato naviga a metà classifica, ma in Europa vola.

 

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Ignazio Abate, promosso in estate dopo un buon lavoro in Under 16, ha scelto di costruire palla a terra. Gestire sempre quando si può. Sangue freddo e testa alta: le idee sono buone, eccome. Si parte sempre da Lapo Nava in porta (figlio dell’ex Milan Stefano), che gioca la palla sui piedi ai due difensori centrali, Coubis e Simic, e da lì ai terzini, Bozzolan e Bakoune. L’ultimo, un classe 2006. Freschezza e consapevolezza: spazzarla non è un opzione. I rossoneri giocano con calma e fiducia nei propri mezzi.

Il gioco di adatta alle caratteristiche dei giocatori. La squadra, dal centrocampo in avanti, è poco fisica e tanto fantasiosa. Eletu in regia, brevilineo, nato negli slum di Lagos, Nigeria. Accanto a lui Stalmach, polacco arrivato in estate, e Zeroli, formato al Vismara da quando è bambino. In attacco, dribblomani al potere. Le giocate di Chaka Traoré, uno dei più giovani esordienti della storia della Serie A, la concretezza di El Hilali e il talento di Hugo Cuenca, paraguaiano con un mancino da potenziale crack.

 

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Il grande merito di Abate è stato costruire un ambiente sorridente e unito. Sia al primo che al secondo gol, tutta la panchina è entrata in campo per abbracciare i compagni. Uno per l’altro, a lottare e giocare un calcio moderno. Con un allenatore che, per tutta la gara, incita i propri giocatori. Sa capire i momenti. Di esperienza in campo, d’altronde, ne ha da vendere. E ora ha tutto il diritto di sognare in grande. Prossima tappa: Nyon. I baby rossoneri non vogliono fermarsi qui.