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Milan, Pioli: “Il mio 2020, anno pazzesco”. E quel rapporto con Ibra…

Tra i personaggi dell'anno che sta per concludersi, nel calcio rientra sicuramente anche Stefano Pioli. L'allenatore del Milan si è concesso a una lunga intervista a Sky Sport 24, davanti ai microfoni di Peppe Di Stefano e Manuele Baiocchini. E comincia subito con un messaggio di felicità, citando i Negramaro: "Mi piace molto la musica. C'è una loro canzone che dice: 'La vita che voglio è tutta qui, gli amici che volevo, proprio così'. Questo racchiude un po’ il mio momento".

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“Se il Milan fosse una donna" continua, "sarebbe mia moglie. Sono sposato da 32 anni, è l’amore della mia vita. Significa che anche il Milan lo è”. E Ibrahimovic? "Il suo ok è arrivato dopo la sconfitta con l'Atalanta, ma ci parlavamo da tempo. Ero molto positivo di fronte alla prospettiva di un suo arrivo, avevamo bisogno di questa personalità, forza e carisma. Ho sempre pensato che fosse il giocatore giusto adatto al nostro gruppo, non ho mai avuto dubbi su di lui".

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Com'è stato il suo primo incontro con lui? "A Milanello ho capito che avevo davanti un campione di mentalità, professionalità e tecnica. Poche parole, molta intelligenza e simpatia. Quando gioca diventa un'ira di Dio: mi piace anche la sua schiettezza e il modo di essere diretto. Mi disse di non ascoltare nessuno, che stava bene e che era pronto per giocare. Mi disse di rispettarmi: io allenatore, lui giocatore…". 

Con lui è cambiato tutto. "Ma anche con Kjaer e Saelemaekers: hanno portato slancio ed entusiasmo, che avevamo perso dopo il 5-0 contro l'Atalanta. C'era molta pesantezza anche durante le feste natalizie, ma ci siamo detti che non dovevamo più vivere certi tipi di situazioni, che le partite si possono anche perdere, ma che andavano giocate con più intensità e qualità. Da lì siamo ripartiti”.

"Cambiando assetto" continua, "con il 4-2-3-1, abbiamo trovato delle posizioni buone in campo che ci hanno dato dei risultati e si intravedeva che il percorso era quello giusto, anche se poi si vedeva che ci mancava la famosa vittoria con la squadra al di sopra di noi in classifica. Quel tassello era quello che ci mancava per acquisire ancora più stima, ancora più fiducia e diventare più forti”.

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Il 2020 che si chiude è stato un anno difficile. "Il lockdown? La prima parte penso che sia servita a tutti. Con lo staff abbiamo deciso di lasciare i giocatori tranquilli le prime due settimane". 

"Ci sentivamo sempre inferiori rispetto alle big, ci mancava sempre quel poco, che in queste partite fanno la differenza. Quando siamo riusciti a prenderci quel poco, la convinzione della squadra è salita e giocava con fiducia e positività, sapendo di poterle vincere quelle partite. Quello è stato il passo decisivo del nostro percorso”.

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E poi è arrivata la conferma: “Quando Gazidis mi ha comunicato la scelta, appena prima della trasferta di Sassuolo, simpaticamente mi disse che non gli avevo creduto sul fatto che avremmo valutato. Io invece gli risposi di sì, e che ho lavorato sempre a testa bassa. Era prima della partita contro il Sassuolo: quando mi ha detto che mi avrebbero confermato, sono stato un attimo zitto e poi ho detto che mi stava bene. Non lo sapeva nessuno, nemmeno il mio staff".

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Sulla permanenza di Ibrahimovic: “Zlatan ho imparato a conoscerlo e ho capito che ci sono dei momenti in cui va lasciato solo. Tornando a casa pensavo che non fosse giusto quello che stava succedendo e il giorno dopo ho preso Zlatan e gli ho detto che non mi era piaciuto l’incontro del giorno prima. Gli dissi che il nostro lavoro insieme era appena cominciato e che avevamo fatto tanto, che aveva dimostrato di essere ancora un campione e che non poteva finire in quel modo e che sia io sia la società avremmo fatto di tutto per trattenerlo. Credo che la società abbia fatto delle grandi cose in quei giorni, annunciando il rinnovo di Zlatan e l’acquisto di Tonali. Ha dato continuità al progetto per tornare ad essere quello che il Milan è sempre stato”.

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E poi è cominciata la nuova stagione: “Sembrava che non ci fossimo mai lasciati. Ho ritrovato entusiasmo, voglia di stare insieme, disponibilità. C’è stata molta positività dentro di noi. Ci siamo preparati poco per giocare tante partite. I preliminari di Europa League sono state particolari e difficili, e siamo stati bravi a tenere un determinato livello di prestazioni anche senza giocatori importanti che avevano ancora qualche problema fisico, però i preliminari sono stati importanti per dare certezze e forza alla squadra, per far crescere tutti e dare la possibilità a tutti di giocare”.

Il 2020, insomma, "è stato gratificante, alleno in un grande club ed un gruppo di ragazzi che mi piacciono tanto. Il primo giorno qui a Milanello mi sono trovato bene tutti. Qui c’è il meglio possibile per lavorare bene. Dobbiamo continuare su così, puntando al massimo e possiamo toglierci delle grandi soddisfazioni”.