Il Milan, Gattuso e un percorso ben più lungo di quei 30 km. Senza futura necessità di ‘Rinoscite’…
Qualcuno avrebbe dovuto forzatamente chiederglielo, memore di una dichiarazione delle sue rilasciate poco più di 24 ore prima: “Se vinciamo domani, faccio 30km a piedi”. Non una cosa nuova, a ripensarci: promessa simile fatta anche da Suso, in occasione di gol e vittoria nel derby della scorsa stagione, e Kessie, in caso di successo in finale di Coppa Italia. Stavolta, però, a Rino Gattuso toccherà: scommessa pagata tra martedì e mercoledì (con tanto di moglie in macchina a supporto) per un sesto posto centrato, preoccupazione svanita e traguardo minimo raggiunto stagionale raggiunto, mettendo una piccola pezza ad un’annata inaugurata con ben altre premesse ed un altro condottiero in panchina.
Niente feste, per il Milan, come è giusto che sia. O meglio: nessuna esaltazione, dopo una stagione in cui anche la bella cavalcata in Coppa Italia si è conclusa con una caduta fin troppo ingenerosa e rovinosa per ciò che si è visto. Ma le buone cose da cui provare a ripartire, nei 90’ del sigillo al sesto posto che vale la fase a gironi diretta in Europa League, ci sono: cinque gol alla Fiorentina, che in campionato per i rossoneri mancavano dalla seconda giornata dell’annata Inzaghi, e tante, piccole cose che, quasi come l’arcobaleno improvvisamente comparso verso fine gara, sono tornate prepotentemente a funzionare. Reagire dopo la pesantissima batosta di Roma non era semplice: ma tra il pareggio di Bergamo e la goleada di oggi, i meriti vanno riattribuiti a chi di un gruppo di giocatori sparpagliati, raccolti a fine novembre, ha saputo creare ed amalgamare un gruppo da 39 punti conquistati sotto la propria gestione.
Si chiude come è forse meglio non avrebbe potuto chiudersi, la stagione del Milan, almeno post naufragio dell’Olimpico: Gattuso a prendersi i meritati applausi dalla curva, Cutrone a centrare la doppia cifra di gol in campionato alla prima stagione in Serie A, Bonaventura forse mai così pimpante, Kalinic capace di ritrovarsi proprio alla prima apparizione contro la sua ex squadra. E poi, sempre lui, Hakan Calhanoglu: un fantasma sotto la gestione Montella, frenato da un impatto particolarmente complesso con il suo nuovo mondo, e faro qualitativo senza eguali grazie all’allenatore innamorato del suo calcio. Segna e fa segnare, il turco: e se la perla servita a Cutrone per il momentaneo 2-1 sa ormai di piacevole abitudine, al pari di quei cambi gioco tanto rari precedentemente quanto ora preziosi, il primo gol su punizione figura come quel lampo atteso dai più e finalmente trovato. Non della stessa, pregevole fattura dei tempi di Leverkusen, dove era ormai diventato free-kick master, ma pur sempre fondamentale per raddrizzare una giornata che rischiava di regalare sorprese inattese, dopo l’unico lampo viola firmato Simeone.
E la domanda, a questo punto e a stagione conclusa, viene naturale: come ripartirà, questo Milan, nella prossima stagione? I tanti “cinque” e abbracci di Gigio Donnarumma ai compagni a fine gara, con il portiere momentaneo ombelico del mondo rossonero, sanno di un addio destinato a consumarsi un’estate dopo il tormentone rinnovo: arriveranno certamente Reina ed elementi di esperienza, con quei 4-5 giocatori più volte menzionati da Gattuso utili a dare fiato ed alternative a tanti inamovibili in questa stagione. Poi, sarà mercato autofinanziato, con le situazioni di Suso e Bonaventura da valutare, una sessione da vivere…e una strada ancora da percorrere. Anche più lunga dei 30km che toccheranno a Gattuso, destinati ad essere ancor più ripidi nella prossima stagione: senza macchine e mogli al seguito, almeno in campo, e con la voglia di ripartire da zero. Impostando un lavoro che non necessiti, tra alti e bassi, di Rinoscite. Ma di pura continuità.