Milan-Juventus, tra campo e…mercato: la Top11 dei doppi ex
Scudetti, Coppe Italia, Champions League, Supercoppe. Tutte competizioni che, in passato, hanno visto incrociarsi Milan e Juventus. Rossoneri, bianconeri. Rosso e bianco a dividerli, il nero ad unirli. Lontani e vicini, diversi e simili. Con tanto, in comune. Come, ad esempio, il fatto di aver avuto, tra le proprie fila numerosi campioni. E tra questi, parecchi, hanno avuto il lusso di giocare sia a Milano, che a Torino. Sia in rossonero, che in bianconero. Tutti da riunire in un’unica formazione, con un modulo prettamente offensivo: 3-4-3 in campo, e quanta qualità! Anche in panchina, tra gli allenatori, il talento non manca affatto: pronti, allora, a scoprire la top 11 dei doppi ex, proprio nel giorno del big match tra Milan e Juventus.
1 – CHRISTIAN ABBIATI
Parate su parate in rossonero: sedici anni di Milan, tra scudetti, vittorie, gioie e qualche dolore. I suoi infortuni, ma anche l’ultimo periodo rossonero. Milan nel cuore, ma le quindici stagioni a Milano sono intervallate da tre anni in prestito. Uno di questi, in bianconero, gli altri due tra Torino e Atletico Madrid. Alla Juventus per “risarcimento” dopo l’infortunio di Buffon, totalizza 19 presenze nel 2005/2006, prima di lasciare spazio al numero uno bianconero e della Nazionale, che, a luglio del 2006, alzerà insieme agli azzurri la Coppa del Mondo.
19 – GIANLUCA ZAMBROTTA
Arriva alla Juve nel 1999 e subisce una “metamorfosi” tattica: da esterno di centrocampo si trasforma in terzino. O meglio, l’intuizione è di Marcello Lippi, con cui vincerà, in bianconero, 2 scudetti e 2 supercoppe italiane. Altri due titoli (poi revocati) e l’estate 2006 (Calciopoli e Mondiali) come spartiacque della sua carriera: la parentesi Barcellona dura due anni, poi il ritorno in Italia nel 2008, al Milan. Si tratta dell’ultimo contratto importante, prima del biennio a Chiasso e il ritiro. Zambrotta vincerà uno scudetto anche in rossonero, quello del 2011 con Allegri.
19 – LEONARDO BONUCCI
Aveva vissuto Milano nella prima esperienza con l’Inter: un salto tra settore giovanile nerazzurro e prima squadra, per 7 presenze totali, poi la cessione al Genoa nel 2009. Ora, e in maniera piuttosto inattesa ed improvvisa in una sessione estiva piena di colpi in casa rossonera, Leonardo Bonucci ha scelto di sposare il progetto rossonero, vivendo la sua seconda tappa milanese dall’altra sponda del Naviglio, in maglia Milan: il tutto dopo anni da super protagonista nella collaudatissima difesa bianconera, insieme a Barzagli e Chiellini, con 6 scudetti consecutivi vinti, 3 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane conquistate. Quella di stasera doveva essere la Sua partita, da clamoroso grande ex: l’espulsione con il Genoa ha tolto dal terreno di gioco di San Siro, forse, la più grande attrattiva del match. Attendendo il ritorno all’Allianz Stadium…
5 – PIETRO VIERCHOWOD
Arrivato nel 1995 in bianconero, restò in maglia Juve per una sola stagione, giocando tuttavia con buona continuità e figurando tra i protagonisti dell’allora vittoriosa squadra di Lippi nella finale di Champions League a Roma contro l’Ajax. Svincolatosi a fine anno, Vierchowod avrebbe successivamente deciso di proseguire la propria carriera con la maglia del Perugia: alcuni dissapori nati con l’allora allenatore biancorosso Galeone portarono il difensore a risolvere il contratto e a firmare, poco dopo, con il Milan. Anche in rossonero, Vierchowod restò per una sola stagione, accumulando 16 presenze e siglando un gol (contro la Roma) prima di passare a fine anno al Piacenza.
26 – EDGAR DAVIDS
Se il Davids della Juve è passato alla storia come “pitbull”, quello del Milan si è lasciato dietro solo tanti rimpianti. Sì, perché la stagione 96/97 e parte della successiva giocate a Milano non sono esattamente indimenticabili. Nel dicembre del ’97 lo prende la Juve e in bianconero ha inizio la trasformazione. Davids diventa un punto fermo del centrocampo e a Torino vince, tra gli altri trofei, tre scudetti. L’occhialino protettivo contro un glaucoma e i capelli intrecciati sono pura nostalgia.
21 – ANDREA PIRLO
Storia di un campione, storia di Andrea Pirlo. Uno di quelli che i tifosi di entrambe le squadre ricorderanno con affetto e come uno dei più forti giocatori ad aver vestito le loro maglie. Vince tutto quello che c’è da vincere nel decennio rossonero (2001-2011): è a Milano che si consacra come uno dei migliori centrocampisti del mondo, ogni giocata passa dai suoi piedi. Succede però che il tempo scorre, che magari qualcuno non crede in te come prima. Succede che a 31 anni si può ricominciare. E’ quello che Pirlo ha vissuto: arriva nella nuova Juve di Conte, ne diventa il faro a centrocampo e uno dei simboli della rinascita. Allo Juventus Stadium vince 4 scudetti e 2 Supercoppe e 1 Coppa Italia, sfiorando la Champions a Berlino. Ed è proprio la stagione 14/15 la stagione del destino: ritrova Allegri, quello stesso Allegri che forse, tra gli altri, lo aveva lasciato andare con troppa leggerezza. Eppure vince, anche con lui, dimostrando che in fondo anche quella convivenza era possibile.
4 – PATRICK VIEIRA
Con ogni probabilità, uno dei più grandi rimpianti di casa Milan. Prelevato dal club rossonero per circa 7 miliardi delle vecchie lire dal Cannes, Vieira gioca solamente due partite nell’annata dello scudetto rossonero, restando perennemente tra panchina e tribuna. Richiesto da Wenger, a fine stagione lascia il club rossonero per segnare, nei successivi 9 anni, la storia dell’Arsenal. Proprio al club londinese, nel 2005, la Juventus riuscì a strappare il centrocampista per una cifra attorno ai 20 milioni: in bianconero, pur disputando una stagione da protagonista, resterà solamente un anno, vincendo uno scudetto poi revocato ed assegnato all’Inter. Squadra in cui poi sarebbe terminato, insieme ad Ibrahimovic, nell’anno post Calciopoli.
10 – ROBERTO BAGGIO
Protagonista di uno dei trasferimenti più discussi di sempre nel mercato italiano, passando dalla Fiorentina alla Juventus ed inasprendo ulteriormente la già forte rivalità tra mondo bianconero e viola,il Divin Codino avrebbe poi vissuto a Torino gli anni ricchi di maggior successi nella sua carriera. Scudetto, Coppa Italia, Coppa Uefa e Pallone d’Oro per collocarlo di diritto nell’olimpo dei grandi campioni del calcio italiano, prima di passare proprio al Milan per 18 milioni. Cambia la maglia, non l’abitudine al successo: in rossonero vince subito, alla prima stagione, lo scudetto, salvo poi vivere una seconda stagione negativa insieme alla squadra, prima nelle mani di Tabarez e, successivamente, di Sacchi. Fuori dal progetto tecnico della gestione Capello 2.0, Baggio sarebbe poi passato al Bologna.
11 – ZLATAN IBRAHIMOVIC
“Ciao, mi chiamo Zlatan Ibrahimovic e ho vinto ovunque sia andato”. Eppure… Eppure le esperienze di Zlatan con Juve e Milan vanno oltre la sua storia da vincente. In bianconero arriva giovane, quando ancora non era del tutto il personaggio che è adesso. Non era ancora Dio. Riesce a togliere il posto però a uno che qualcosa vicino a Dio, dalle parti del Delle Alpi, lo era eccome: Alessandro Del Piero. Vince con la Juve Zlatan, due scudetti. Titoli però revocati per le note vicende e che lui “sentirà sempre come suoi”. Il suo status è già pari a quello attuale quando invece si trasferisce al Milan. Inter e Barça sono ormai un ricordo, Zlatan a Milanello trova il suo habitat ideale: non mancherà mai di ribadire l’affetto che lo lega a questa maglia. Eppure… Sì, anche qui c’è un però. Zlatan per la prima volta assapora l’amaro della sconfitta. Dopo il primo scudetto in rossonero (2011) è proprio la Juventus a togliergli quell’aura di invincibilità. Dio si scopre un po’ più umano e dopo due stagioni si accasa al PSG. Ma non dite che la sua prima e la sua ultima esperienza italiana non siano state, forse, le più empatiche della sua carriera.
9 – FILIPPO INZAGHI
Tra i doppi ex più “clamorosi” per l’importanza del trascorso ricoperto in ambo le società, “SuperPippo” ha saputo conquistare tutti con il suo miglior modo d’esprimersi: il gol. 80 in bianconero, vincendo uno Scudetto ed una Supercoppa Italiana nel 1997/98, 126 in rossonero, riempiendo la sua bacheca personale con due Champions League, due Scudetti, una Coppa Italia, un’altra Supercoppa Italiana e un Mondiale per club. Al Milan arrivò per cifre allora spropositate: operazione da 70 miliardi (incluso il cartellino di Zenoni) per cambiare, per sempre, la storia di quegli undici, lunghi anni con la maglia rossonera addosso e con Ancelotti in panchina. Fuori dal campo, in giacca e cravatta, da allenatore del club di cui è rimasto “primo tifoso”, le cose sono andate decisamente in maniera meno fortunata: ma il campo, per numeri e stile unico di gioco, si è pronunciato davvero in maniera ben diversa,
32 – CHRISTIAN VIERI
In un cammino analogo a quello di Pippo Inzaghi, “Bobo” venne acquistato dalla Juventus per poco meno di 8 miliardi dall’Atalanta. L’impatto con il mondo bianconero e con Marcello Lippi, soprattutto, non furono tuttavia dei migliori: venuti alle mani nell’intervallo di un match proprio contro l’Atalanta, l’attaccante e l’allenatore avrebbero poi condiviso lo stesso spogliatoio fino a fine stagione, tra 13 gol segnati ed una finale di Champions League persa contro il Borussia Dortmund: poi, il trasferimento all’Atlético Madrid. In rossonero Vieri sarebbe poi arrivato nel 2005-06, giocando in sole 14 occasioni in stagione e segnando due reti, tra campionato e Coppa Italia (Empoli e Brescia), passando a fine stagione al Monaco.
Spazio poi ad una panchina ancora ricca di nomi, tra riserve e…allenatori:
30 – MARCO STORARI
Messosi in mostra grazie alla storica promozione del Messina in Serie A, Storari venne ingaggiato dal Milan nella sessione invernale di mercato del 2007. Chiuso dall’ingombrante presenza di Nelson Dida, e con poco spazio a disposizione, l’ex numero 30 rossonero venne ceduto in prestito, nel suo quinquennio totale di contratto con il Milan, rispettivamente tra Levante, Cagliari, Fiorentina e Sampdoria. Dopo l’ultima esperienza in blucerchiato, il passaggio in maglia Juventus: se con il Milan, seppur non da protagonista, riuscì a sollevare la Champions League vinta ad Atene contro il Liverpool, in bianconero Storari è stato parte dei 4 (dei 5) scudetti vinti consecutivamente tra la gestione Conte e quella Allegri e vincitore di due Supercoppe Italiane, approfittando sempre al meglio delle chance a disposizione nei momenti di turnover, o infortunio, per Buffon. Dalla scorsa stagione ricopre il ruolo di vice Donnarumma, pronto a chiudere con ogni probabilità la propria carriera in rossonero.
2 – MATTIA DE SCIGLIO
Bambino, adolescente, adulto: Mattia De Sciglio, nei 15 anni spesi in rossonero tra settore giovanile e prima squadra, ha vissuto davvero il Milan in ogni periodo della propria vita. Una crescita testimoniata anche da Massimiliano Allegri, allenatore che lo ha lanciato all’esordio nel calcio dei grandi nel lontano settembre 2011 (contro il Viktoria Plzen) e che lo ha voluto riabbracciare quest’estate: 12 milioni nelle casse milaniste e nuova collaborazione tra i due al via. Per la gara di stasera, tuttavia, spazio per il terzino classe ’92 potrebbe non essercene: recuperato in tempo per la gara, De Sciglio partirà dalla panchina. Tornando, per la prima volta, a San Siro da avversario di quello che è stato il suo Milan.
33 – NICOLA LEGROTTAGLIE
Difficile riassumere la sua avventura in bianconero in poche righe. La parabola di Nicola Legrottaglie è difficile da disegnare: arrivato come potenziale crack alla Juve nel 2003, ha deluso le aspettative complice anche la pubalgia. Da lì è cominciata una girandola di prestiti fino al 2006: nell’anno della B si riprende il posto da titolare: è l’inizio di un crescendo, che continua anche col ritorno in Serie A della Juventus. Fino al 2010/11, stagione che comincia a Torino e finisce con uno scudetto al Milan. Uno scudetto sì, ma una sola presenza: quella dello scontro con Kozak che lo fa uscire anzitempo. Dopo 3 anni a Catania, Legrottaglie, che per la sua “rinascita” si è sempre detto grato alla fede in Dio, decide di ritirarsi.
3 – CRISTIAN ZENONI
La sua avventura al Milan dura appena pochi giorni: arriva nell’estate del 2001 e subito viene inserito nell’operazione di mercato che porta in rossonero Filippo Inzaghi. Due stagioni e due gol in 39 presenze con la maglia bianconera per il difensore classe 1977: con la Juve gioca anche in Europa, vince due scudetti e una Supercoppa Italiana. Nel periodo bianconero Zenoni conquista anche la Nazionale di Trapattoni, prima di essere ceduto alla Sampdoria.
8 – EMERSON
Capello lo vuole con sé alla Juventus nel 2004, il brasiliano lascia la Roma e si trasferisce a Torino. Nonostante qualche problema fisico diventa fondamentale per la squadra bianconera, che vince lo scudetto nel 2005 e nel 2006. Due titoli poi revocati nell’estate che porta Emerson al Real Madrid. 91 presenze e 6 gol con la Juve; nel 2007 l’arrivo al Milan al termine di una lunga e difficile trattativa di mercato. Altre 40 presenze in Italia, poi, nell’aprile 2009, la risoluzione del contratto con il club rossonero.
14 – ALBERTO AQUILANI
Una stagione per maglia, tra Juventus e Milan, per un epilogo inatteso in entrambe le annate. Preso in prestito con diritto di riscatto dal Liverpool, l’ex centrocampista della Roma, nonostante una buona annata in bianconero, non venne riscattato dalla società del presidente Agnelli. A riportarlo in Italia, dopo il rientro in Inghilterra, fu proprio il Milan: prestito con obbligo di riscatto fissato ad un tot di presenze e, ottima partenza (con tanto di gol al Napoli) e prosieguo in continuo calando, tra prestazioni non esaltanti e una panchina divenuta poi conseguenza della volontà della dirigenza di non riscattare il giocatore, trasferitosi nell’annata successiva alla Fiorentina a titolo definitivo.
20 – PAOLO ROSSI
Dopo una parentesi “di passaggio” dal ’73 al ’75, Rossi torna stabilmente alla Juventus – fortemente voluto da Boniperti – nel 1981, stagione in cui gioca solo le ultime tre gare dopo aver scontato la squalifica per il calcio-scommesse. Inizia l’annata ‘82/’83 da campione del mondo (e protagonista assoluto del mondiale in Spagna), segna 13 gol e vince Coppa delle Coppe e scudetto. Chiude la sua esperienza alla Juve nella tragica serata dell’Heysel e il Milan del presidente Farina lo accoglie con grande entusiasmo ma le due reti nel derby contro l’Inter sono le uniche della sua esperienza a Milano, che si conclude dopo un solo anno con 20 presenze totali. Viene ceduto al Verona nella trattativa che porta Galderisi al Milan.
15 – PIETRO PAOLO VIRDIS
Esploso con la maglia del Cagliari ma mai troppo continuo nella prima parentesi in bianconero, tra il ’77 e l’ 80 (solo 8 gol), Virdis ha poi ricoperto un fondamentale ruolo nell’anno dello scudetto ’81-’82 vinto con la maglia della Juventus, il secondo insieme ad una Coppa Italia. In rossonero, dall”84 all”89, vivrà i migliori anni della propria carriera: testimone della nascita del “Milan degli invincibili”, Virdis realizza 69 reti, conquistando Scudetto (’87-88), Supercoppa Italiana (1988) e Coppa dei Campioni (1988-89).
22 – MARCO BORRIELLO
Cresciuto nelle giovanili rossonere e riuscito ad imporsi nettamente in prima squadra solo tra il 2008 e il 2010, da punta titolare e con 21 gol segnati in due annate, Borriello venne sacrificato dal Milan davanti all’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, passando alla Roma. Giunto alla Juventus in prestito proprio dal club giallorosso nel 2011, Borriello giocò poco, rivelandosi tuttavia fondamentale: un suo gol decise una tiratissima sfida tra Cesena e Juventus, permettendo ai bianconeri di mantenere il vantaggio acquisito sul Milan e di vincere, a fine anno, lo scudetto.
18 – ALDO SERENA
Al Milan prima in prestito poi a titolo definitivo nell’ultima avventura della sua carriera; nel mezzo due stagioni – dall’85 all’87 – e 21 gol in 51 presenze con la maglia della Juventus. I rossoneri lo prendono in prestito dall’Inter nella stagione in serie B ’82-’83 e le sue otto sono importanti per la promozione. La Juve lo acquista a titolo definitivo ancora dall’Inter per meno di 3 miliardi più il cartellino di Tardelli: vince uno scudetto e un’Intercontinentale, poi torna all’Inter e (nel ’91) nuovamente al Milan dove totalizza altre 10 presenze. Grazie al suo passaggio al Torino diventa l’unico calciatore ad aver disputato i derby di Torino e Milano con le maglie di tutte e quattro le squadre.
21 – ALESSANDRO MATRI
Cresciuto, come Borriello, nelle giovanili del Milan, a differenza dell’attuale attaccante del Cagliari Matri non è mai riuscito a trovare spazio all’interno della prima squadra rossonera. Esploso a Cagliari, e successivamente acquistato dalla Juventus per 18 milioni di euro tra prestito oneroso e diritto di riscatto, Matri ha ricoperto un ruolo fondamentale in due dei cinque titoli consecutivi conquistati dall’allora squadra di Conte. Voluto nuovamente al Milan da Allegri nel 2013, dopo la partenza di Boateng, Matri non riuscì ad andare oltre un gol segnato nella trasferta (chiusa con K.O.) di Parma: da quell’annata, una nuova serie di prestiti tra Fiorentina, Genoa, ancora Juventus e Lazio, prima della nuova avventura a titolo definitivo al Sassuolo.
23 – JOSE ALTAFINI
Anche mister 215 gol in Serie A è un doppio ex, e che numeri tra Milan e Juventus. Sette anni, i primi in Italia, in rossonero, quattro alla Juventus quando la sua carriera (così si diceva) sembrava essere praticamente finita. Invece vinse tanto, ma soprattutto, fece quello per cui era nato: gol. Tanti, tantissimi, 120 in 204 presenze a Milano, 25 (pesanti) in 74 partite a Torino. Cannoniere-killer, non passò direttamente dal Milan alla Juventus: in mezzo, sette anni, e 71 gol, al Napoli.
7- PAOLO DI CANIO
E per finire lui, Paolo Di Canio. Idolo a Londra, sponda West Ham, e alla Lazio, mai completamente apprezzato nelle altre sue esperienze italiane. Che vedono, tra l’altro, ancora il Napoli, come Altafini, a dividere Milan e Juventus. Stavolta al contrario. Tre anni in bianconero non propriamente felici, con l’ultimo dei tre passato in prestito a Napoli per i rapporti non propriamente eccelsi con lo staff tecnico (Trapattoni su tutti). Poi la chiamata del Milan: 6,38 miliardi di lire sul piatto, addio Juventus e arriva il primo scudetto della carriera, nel ’95-96. Poi l’addio al Milan, e l’inizio dell’esperienza inglese.
ALL. FABIO CAPELLO
Prima la Juve poi il Milan da giocatore, il percorso inverso nell’avventura da allenatore. Tre scudetti in bianconero, un altro più una Coppa Italia in rossonero. La carriera in panchina inizia proprio nella Primavera del Milan e prosegue in Serie A quando viene chiamato a sostituire Liedholm. Dal ’91 guida i rossoneri in cima al mondo, in uno dei cicli più vincenti della storia del club. Dopo una parentesi al Real Madrid, torna rossonero per un’altra – questa volta fallimentare – stagione nel 1997. Nel biennio bianconero la sua Juventus domina in Italia ma delude in Europa. Dopo le sentenze di Calciopoli, lascia Torino per tornare a Madrid.
ALL. MASSIMILIANO ALLEGRI
Alla prima stagione sulla panchina del Milan è subito scudetto, in estate arriva anche la Supercoppa italiana. Nella seconda annata in rossonero viene superato dalla Juventus di Conte che arriva prima in campionato. La terza stagione a Milano finisce a gennaio, quando la sconfitta con il Sassuolo gli costa l’esonero. Pochi mesi dopo firma proprio con i bianconeri, società con cui vince due volte il double e la Supercoppa italiana. E con cui sabato affronterà ancora una volta il suo passato… A livello individuale ha vinto due volte la Panchina d’oro (nel 2009 con il Milan e nel 2015 con la Juve).
ALL. CARLO ANCELOTTI
Due scudetti, una Supercoppa italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe UEFA e due Intercontinentali. Questo “solo” da calciatore, con la maglia rossonera; vanno poi aggiunti altri otto trofei conquistati sulla panchina rossonera dal 2001 al 2009. Il Milan lo chiama per sostituire Terim, lui subito si prende la “rivincita” contro la sua ex squadra in finale di Champions League a Manchester. La storia con la Juventus si era chiusa in maniera difficile e con pochi successi, al Milan Ancelotti è invece riuscito ad aprire un ciclo vincente soprattutto a livello internazionale.
A cura di Marta Fornelli, Simone Nobilini, Edoardo Marcarini e Marco Bonomo