“Miha, vuoi giocare?”. Viaggio alle origini di Zajc: il racconto di Vanoli
Prendi un ragazzo di 21 anni, uno di quelli che da bambini tenevano sempre il pallone sotto al braccio. Mettigli sulle spalle la numero 6, la sua numero 6, e lascialo scendere in campo con una maglia a righe bianche e verdi. “Te la senti di giocare, Miha?”. “Sì, mister!”, faceva ogni volta. “Non voleva saperne di stare in panchina e faceva di tutto per ricevere palla anche quando l’aveva appena passata”. Il racconto porta la firma di Rodolfo Vanoli, 55 anni, ex calciatore – tra le altre – di Lecce e Udinese, allenatore dell‘Olimpja Ljubljana fino all’agosto 2016. Con lui, in quella squadra, c’era un certo Miha Zajc, il genietto sloveno che ha conquistato Empoli a suon di gol e assist.
Zajc, arrivato a Empoli nel gennaio 2017, due anni fa giocava ancora in patria, nella squadra dov’era cresciuto. Nato a San Pietro di Gorizia, infatti, a 18 anni ha trovato l’accordo con l’Olimpja Ljubljana, uno dei club più prestigiosi del Paese, squadra dell’omonima città, che distava appena un’ora e mezzo da casa di Miha. “Giocò un po’ nel settore giovanile, per poi andare in prestito e tornare pronto per stare con la prima squadra. A centrocampo non ci mancavano gli elementi di qualità, ma Miha non era uno che poteva stare in panchina: faceva già la differenza”, ricorda Vanoli.
INSTANCABILE: “FA IN VELOCITA’ QUELLO CHE GLI ALTRI FANNO NORMALMENTE”
Vanoli e Zajc, quasi cinque mesi vissuti insieme sul campo: uno scudetto vinto e i preliminari di Champions League da affrontare già nelle prime settimane dell’estate 2016. “Avevo un centrocampo di grande qualità, ma finivo per schierarli sempre tutti quanti. E chi difende?, mi chiedeva il presidente. Gli rispondevo che toccava agli avversari pensare a difendersi da noi. La rosa a disposizione non era molto ampia, giocare ogni tre giorni era impegnativo e cercavo di dosare quanto più possibile le energie dei miei. Zajc, però, non ne voleva sapere di stare in panchina”
“Ogni tanto pensavo di fare il turnover pure con lui. Ma appena glielo proponevo mi diceva che lui voleva partire dall’inizio” . Automatico, quasi scontato. Zajc è da sempre innamorato del pallone. “Entrava in campo e si comportava come un leader, guidava i compagni e aveva già grandi doti che gli consentivano di segnare con una certa frequenza. Andava dai compagni per farsi passare il pallone, e come gli arrivava tirava fuori delle giocate strepitose. Fa in velocità quello che tutti gli altri fanno normalmente. Chiamai l’Udinese e dissi che tenevo un ragazzo da fargli vedere”, spiega Rodolfo.
ANDREAZZOLI E LA SVOLTA IN SERIE B
Sul mercato, però, alla fine l’ha spuntata l’Empoli, e così Zajc si è trasferito in Toscana. Si era parlato anche del Palermo, che da Kurtic a Ilicic, passando pure per Bacinovic, aveva costruito nel tempo un buon legame con il calcio sloveno. Ma a prescindere dalla squadra, “gli sarebbe servito un po’ di tempo per ambientarsi in Italia – commenta Vanoli – Quando si va in un nuovo campionato serve sempre un primo periodo di assestamento, dal quale anche Zajc è passato. Quando Andreazzoli l’ha messo al centro del suo 4-3-1-2 e l’ha svincolato da compiti offensivi, però, Miha ha mostrato subito il suo valore“
I margini di crescita del ragazzo sono ancora molto ampi: “E’ uno che ha voglia di imparare, mi chiedeva spesso informazioni e mi faceva piacere. Quando arrivai all’Olimpja, il metodo di gioco della squadra era ancorato ai canoni balcanici, molto offensivo e con poca disciplina in fase difensiva. Provai a “italianizzare” la tattica della squadra, a dare più organizzazione. E ripetevo sempre ai ragazzi di farsi delle domande, di chiedersi quotidianamente cosa avrebbero potuto fare per migliorarsi e di lavorare per raggiungere i loro obiettivi. A vedere in campo Zajc oggi, pare che abbia seguito il mio consiglio…”
Continuando di questo passo, non è da escludere che già la prossima estate Zajc si riveli pronto “al grande salto”, al passaggio in una big per misurarsi a livelli ancora più alti: “Indubbiamente è cresciuto tantissimo, fa tutto a mille all’ora e ha una velocità d’esecuzione che farebbe comodo a qualsiasi squadra. Ha imparato a lavorare tanto anche senza palla, gli ripetevo sempre che, attaccando gli spazi, si sarebbe potuto rendere più imprevedibile e devo dire che, sotto questo punto di vista, il calcio italiano gli ha dato tanto”, spiega Vanoli.
Dalla Slovenia all’Empoli Miha, dalla Slovenia a… destinazione ancora da definirsi Vanoli. Dopo il campionato vinto con l’Olimpja, l’allenatore italiano è in cerca di una nuova avventura. “Tempo fa ci sono stati dei contatti con l’Hajduk Spalato, poi sono state fatte scelte differenti e ora mi sto guardando intorno. Dopo tante avventure all’estero mi piacerebbe tornare in Italia, anche se un presupposto cui non intendo rinunciare, a prescindere dalla categoria, è quello di un progetto serio al quale affidarmi. La Serie B a 19 confermata appena due giorni fa mostra le lacune del calcio italiano, ma qualora si dovesse fare avanti una società seria e competente sarei pronto a mettermi al lavoro”.