Miguel Borja e un 2016 da incorniciare: l’attaccante del Palmeiras mette in bacheca anche il premio “Rey de America”
Miguel Angel Borja Hernandez, più comunemente conosciuto come Miguel Borja, è sicuramente il volto più bello del 2016 per quanto riguarda il calcio sudamericano. Un anno da incorniciare per l’attaccante colombiano, passato ma senza fortuna anche da Livorno, durante gli anni più difficili della crisi del club toscano. Un ragazzo semplice, di fede. Cresciuto tra una preghiera, un lavoro in ferramenta e ovviamente il pallone. Aveva quasi smesso di crederci Borja, A differenza del suo agente, Juan Pablo Pachon, che ha sempre creduto in lui, riportandolo prima al Cortuluà, poi all‘Atletico Nacional e adesso anche al Palmeiras, nell’affare più importante della storia del calcio colombiano. La chiave è proprio Tuluà, dove tutto è iniziato e poi ricominciato, dopo gli anni bui in Italia. Sarà la brezza di questa località, sarà lo straordinario settore giovanile del Cortuluà – che prenderà parte al torneo di Viareggio di quest’anno – che ha visto crescere pure gente del calibro di Yepes e Tino Asprilla. Dopo la seconda esperienza con la casacca del Cortuluà, arriva sbarco all’Atletico Nacional e il resto è storia: Copa Libertadores, il pallone sudamericano – soffiato a Gabriel Jesus – e adesso c’è da mettere in bacheca pure il premio Rey de America 2016. Un prezioso riconoscimento assegnato da “Ovacion”, che proprio quest’anno vede la sua decima edizione. Un plebiscito quello di Borja, votato dall’85% dei giornalisti sudamericani e non. Fa festa grande l’Atletico Nacional con anche l’allenatore Rueda, premiato come migliore della stagione. Occhi al cielo, Bibbia in tasca. Borja e il suo anno da incorniciare e adesso il Palmeiras se lo gode.