Michael Keane: “Ho rischiato l’amputazione del piede per il Mondiale”
Il difensore dell’Everton, che ad inizio stagione aveva subito una frattura del cranio, ha raccontato il suo calvario ai microfoni del Times. Un infortunio al piede che avrebbe potuto portare alla sua amputazione: “Volevo il Mondiale, non potevo fermarmi”
Venticinque anni sulla carta d’identità, ma già tante partite alle spalle. E, soprattutto, molti infortuni. Michael Keane non è certamente il giocatore più fortunato del mondo, anzi. L’ultima spiacevolezza che lo ha visto coinvolto risale allo scorso 25 agosto, quando con il suo Everton ha pareggiato per 2-2 sul campo del Bournemouth. Un pomeriggio dai due volti per il difensore, prima in gol per il momentaneo 2-0 e poi costretto ad uscire dal terreno di gioco in barella, addirittura con l’ossigeno, per un violentissimo colpo alla testa in seguito ad uno scontro con il compagno di squadra Gueye.
Frattura al cranio la diagnosi. Niente drammi, però. Tanto che Keane dopo un mese era già in campo. Troppo fondamentale per la sua squadra, come dimostrano le otto partite da titolare su altrettante convocazioni, fin qui, in campionato. Il tutto dopo aver fatto i conti con una grande delusione, ovvero l’esclusione da Russia 2018. Il Ct Southgate, infatti, non lo ha convocato per la sua Inghilterra, nonostante il povero Michael ci avesse provato in tutti i modi. Anche al costo di rimetterci una gamba. Già, tutto parte da un intervento subito in una partita di League Cup contro il Sunderland nella parte finale della scorsa stagione. Una botta che all’inizio sembra ininfluente, roba di poco. Ma che, alla lunga, avrebbe potuto portare all’amputazione del piede.
“Ho continuato a giocare, ma sentivo che qualcosa non andava – ha raccontato il difensore dell’Everton ai microfoni del Times – i miei scarpini avevano un buco, lo avevano lasciato i tacchini del mio avversario. All’intervallo sentivo un certo dolore, ma non ci ho fatto caso, non ho voluto controllare e sono rientrato regolarmente in campo. Poi, alla fine del match, ho levato gli scarpini e c’era sangue ovunque”. Non una botta qualunque quella incassata, dunque. Non abbastanza, però, per fermare la sua viglia di giocare. E di conquistarsi un posto nella spedizione che, di lì a qualche mese, sarebbe partita per la Russia.
Continua a giocarci su Michael, incurante di tutto. Medica la ferita ogni giorno, ma dovrebbe fermarsi. Non lo fa e questa si infetta. Il piede si gonfia così tanto che il giovane difensore è costretto a giocare con scarpini di due numeri più grossi: “Riuscivo a colpire il pallone, ma non avevo la giusta sensibilità. Ho giocato bene contro il Burnley, ma dopo quella partita le cose sono decisamente peggiorate”. E’ dopo il match contro l’Arsenal che si rende effettivamente conto di cosa potrebbe rischiare: “Se avessi continuato a giocare, l’infezione sarebbe cresciuta, si sarebbe estesa. Mi hanno detto che avrei potuto perdere il piede“. Corsa in ospedale e, finalmente, un periodo di pausa dal calcio giocato. Alla fine al Mondiale non ci andrà, ma oggi può ancora giocare: “Forse non è stata la miglior idea continuare a giocare, ma non ho rimpianti”. Tutto è bene quel che finisce bene.