Mescolare per non cambiare nulla: il racconto della giornata in FIGC
Alla fine una testa è saltata. Gian
Piero Ventura non è più l’allenatore della Nazionale Italiana.
Una decisione arrivata al termine del Consiglio Federale
straordinario indetto oggi in FIGC. A pagare la debacle azzurra è
stato solo l’allenatore. La punta dell’iceberg, il capro espiatorio
da dare in pasto, con la speranza che gli altri colpevoli di un
disastro possano nuovamente riorganizzarsi. Carlo Tavecchio si è
reso “indisponibile a rimettere il proprio mandato”,
anzi ha rilanciato con nuove proposte che verranno analizzate nel
prossimo Consiglio Federale indetto lunedì prossimo. Uno schiaffo
all’opinione pubblica, ai tifosi delusi, ai bambini ai quali è stato
tolto il sogno di un’estate Mondiale. Ma soprattutto una spallata
insolente ad un calcio italiano che boccheggia, arrotolato su se
stesso e alla disperata ricerca di nuova linfa. Carlo Tavecchio non
l’ha detto, ma i gesti parlano chiaro. Ripartire cambiando un po’ le
carte in tavola e utilizzando un metodo fin troppo conosciuto dalle
nostre parti. Un bel “rimpasto” e avanti, come se nulla fosse
accaduto. La sensazione comune, al termine di una giornata infinita,
è proprio questa. Mescolare per non cambiare nulla.
La giornata in FIGC
Una situazione remota fino a ieri e
divenuta piano piano triste realtà a metà pomeriggio, a meno di
un’ora dall’inizio della riunione, quando, a sorpresa, il presidente
dell’Assocalciatori Damiano Tommasi ha abbandonato il Consiglio
Federale: “Mi sono autoespulso da una situazione
surreale. Volevo
si ripartisse da zero, era l’unica cosa che mi interessava. Il
Presidente Federale ha detto che non si dimetterà, mentre gli altri
non hanno preso alcuna posizione”. Non
c’era possibilità di dialogo per Tommasi, affranto per una
situazione apparsa compattamente incancrenita attorno alla figura di
Carlo Tavecchio. Da qui la decisione di abbandonare. Il pomeriggio è
continuato nella fredda attesa di oltre 100 tra giornalisti e
operatori fuori dalla sede di Via Allegri. Alla spicciolata prima di
cena sono usciti tutti. Da Uva, chiuso in un no comment, passando per
Ulivieri che non ha risparmiato una stoccata a Malagò. “Non
lo ritengo il mio capo”,
facendo riferimento all’invito alle dimissioni, rivolto ieri a
Tavecchio. Il blocco è apparso compatto attorno alla figura del
presidente, che solo a fine giornata ha rilasciato una dichiarazione
senza possibilità di replica: ““Ho
parlato con Ventura e gli ho comunicato che non abbiamo più
necessità della sua collaborazione e dei suoi servizi, quindi da
oggi non è più l’allenatore della Nazionale, abbiamo anche pensato
ad altri allenatori importanti e vedremo di portare a termine questo
percorso”. Un
percorso che tutti si sarebbero aspettati ripartisse senza i vertici
di una dirigenza colpevole del disastro. Invece come sarcasticamente
chiosato da Tommasi con un tweet “oggi
ho avuto la conferma che le panchine sono più scomode delle
poltrone”.
Nessun
cambiamento in vista dunque, anzi si riparte. Giocandosi il nome più
appetibile, per tentare la carta del “nascondiamo la polvere sotto
il tappeto”. Quello di Carlo Ancelotti: “Ho
convocato un Consiglio per lunedì –
ha concluso Tavecchio –
per esporre un programma tecnico organizzativo e un programma che
preveda una collaborazione con altre leghe”. Appuntamento
alla prossima puntata di un film, purtroppo, visto e rivisto.