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Meno WhatsApp più super gol: Venezia, il mondo di Leo Stulac

Si scrive Stulac ma si pronuncia Stulaz. Se ci aggiungiamo un “!” finale assomiglia molto a un’affermazione, detta con stupore. Esempio: “Stulaz! Che gol”. Perché quello che ha segnato contro il Bari è stato una meraviglia, un missile imparabile, calciato da casa sua, che si è infilato sotto il sette. “O no Leo?!”. Lui sorride, timido anche nei complimenti. Ma di reti così ne ha già fatte tante perché sa farle: “Il tiro da fuori è sicuramente una mia qualità” ci dice in esclusiva. Noi aggiungiamo che a 19 anni – classe 1994 – questo ragazzo aveva già collezionato quasi 100 partite nel campionato di Serie A sloveno. E del Koper, la sua vecchia squadra, ne era il capitano. Il Venezia ci ha visto bene e lungo, perché si è assicurato Stulac già dai tempi della Serie D con un doppio blitz dell’allora direttore sportivo Perinetti insieme al suo braccio destro Marcheggiani (entrambi attualmente al Genoa) che sono andati di persona, in Slovenia, a trattare. E a prenderlo. “E’ stato sicuramente un gesto importante quello perché ho capito quanto mi volessero”. Da sottolineare anche il grande lavoro del suo agente, Ruznic, lo stesso di Josip Ilicic. La determinazione di Leo, poi, ha fatto il resto. “Lasciare il mio paese così giovane non è stato facile ma avevo così tanta voglia di mettermi in mostra e misurarmi con l’Italia che lì per lì non ci ho nemmeno pensato. Mi sono adattato subito, anche grazie ai compagni che mi hanno fatto sentire a casa”. E da quest’anno c’è anche il connazionale Siniša Anđelković con cui ha legato tanto.

L’italiano lo capisce bene e lo parla abbastanza. “Lo studiavo a scuola, da piccolo, in Slovenia!”. Poi ognuno ha le sue tecniche. “A casa guardavo spesso Italia1 per impararlo più velocemente”. Serie tv ma soprattutto partite di calcio, di cui è fissato. “La Serie A è il campionato più seguito in Slovenia. E’ sempre stato un mio obiettivo, un sogno nel cassetto che mi piacerebbe realizzare”. E dalla Tv studiava il suo attuale allenatore, Inzaghi. “Che campione! Quando ero piccolo lo seguivo sempre”. Ora, com’è? “Con lui mi trovo benissimo, lavoriamo tutti i giorni al 100%. Ci trasmette una voglia incredibile, energia, ci stimola a dare il massimo. E quello che ha fatto in carriera lo dimostra”. Di idoli non ne ha, Leo. Solo qualche modello da cui prendere spunto: “Imparo da tanti ma per come ha sempre interpretato il ruolo di centrocampista dico Pirlo. Fenomeno assoluto”. Se gli dici Italia lui sceglie “il cibo! Buonissimo, mi mangerei qualsiasi cosa”. Se gli chiedi quanti tatuaggi ha Leo tentenna, riservato. “Ne ho sì. Il più importante è il volto di mio fratello, disegnato su una mano. Con lui ho un grande rapporto, siamo legatissimi. E quante partitelle insieme…”. Calcio sì ma anche altri sport come il basket. “Dragiz è incredibile! In Slovenia si gioca un po’ a tutto, anche pallacanestro. Ma io ho sempre preferito il pallone rotondo da calciare”. Portafortuna: zero. Leo guarda al pratico. “Non sono scaramantico, lo siete di più voi”. Prima i fatti, il reso sono chiacchiere. Come i social network: poche foto su Instagram e – soprattutto – WhatsApp quasi in disuso. “L’ho aperto da quando sono arrivato in Italia! Prima chiamavo e basta. Adesso, su WhatsApp, ricevo un sacco di notifiche dal gruppo del Venezia, i ragazzi ci danno dentro. Io sono un po’ timido, non scrivo molto”. Preferisce giocare, sempre di più, e fare benissimo, come contro il Bari. Perché… Stulaz! Che bel giocatore.