Meli: “A Empoli sono rinato. E che orgoglio il primato in Serie C”
Il portiere della Pistoiese è l’unico classe ’99 titolare nel suo ruolo tra tutti e tre i gironi: “Dopo il no della Fiorentina volevo smettere, ora sogno di diventare come Buffon”
Nessuno come lui: “E’ un grande orgoglio essere l’unico portiere titolare classe ’99 di tutta la Serie C”. Parola di Gabriel Meli della Pistoiese. Stesso anno e stesso mese – febbraio – di Gigio Donnarumma. A separarli venti giorni e due categorie.
Ma Meli guarda avanti: “Il mio sogno è diventare come Buffon”. Che a trovarselo davanti fa tremare le gambe: “La Nazionale si allenava a Coverciano e avevano bisogno di qualche ragazzo, io ero nella Primavera dell’Empoli e così ci siamo allenati insieme”. Il presente e il futuro spalla a spalla: “All’inizio non sapevo cosa dire, poi l’emozione è passata subito e mi sono impegnato per dare il massimo in allenamento. Lui mi dava sempre tanti consigli in ogni situazione”.
Gabriel li ha seguiti alla lettera e così è diventato titolare in Serie C: “La partita della svolta è stata quella contro il Piacenza nella quale ho parato un rigore e abbiamo vinto 2-0”. Ma è solo l’inizio, testa bassa e pedalare: “C’è molta concorrenza in allenamento, io cerco sempre di dare il massimo”.
Umile e ambizioso Meli, ma quand’era più piccolo aveva un incubo ricorrente: “Mi ricordo che Scamacca ai tempi della Roma era un giocatore che mi preoccupava abbastanza. Era grande, noi portieri avevamo tutti paura di lui. Quando dovevo affrontarlo, la notte prima non dormivo mai”.
Nottate in bianco a pensare e sognare di diventare professionista: “Giorni fa riflettevo su cosa avrei potuto fare se non fossi diventato calciatore. Sono arrivato alla conclusione che sarebbe stato complicato trovare un altro lavoro, perché da quando ho iniziato a giocare ho lasciato la scuola. Non so, quindi, quale sarebbe stato il mio futuro”.
E pensare che quando la Fiorentina lo scartò stava per mollare tutto: “Ero piccolo e ci ero rimasto male. Mi è crollato il mondo addosso. Volevo smettere, ero convinto che il calcio non dovesse far parte della mia vita. Poi grazie alla famiglia che mi è stata vicino mi sono convinto a ripartire”.
Papà fiorentino e mamma cubana: “Si sono conosciuti quando mio padre andò a Cuba in vacanza”. Prossima tappa di Gabriel: “Ci sono stato dieci anni fa e vorrei tornarci presto. Lì è diverso, ci si diverte con poco e ci si aiuta l’uno con l’altro”.
Proprio come fanno da sempre Gabriel e la sorella Denise, due anni più piccola: “Lei gioca a pallavolo in B1”. Oggi schiacciate e bagher, ieri portiere improvvisato: “Da piccoli giocavamo a calcio, io tiravo e lei parava. E il più delle volte la respingeva. Forse da lì è nata la sua passione per la pallavolo”. Per la felicità di mamma e nonna: “Giocavamo spesso in cucina, ma a casa abbiamo rotto di tutto”.
Decisamente meglio su un prato verde, magari l’Olimpico di Roma: “A 16 anni è arrivata la prima convocazione in Serie A in un Lazio-Empoli. All’inizio non ci credevo, pensavo si fossero sbagliati”. Nessun errore, tutto vero: “Per festeggiare sono andato a cena con la famiglia”. Un giornata che non dimenticherà mai: “Il viaggio in pullman, lo stadio enorme pieno di tifosi… è stata una delle emozioni più belle della mia vita”.
Merito anche del suo secondo padre Lorenzo Fattori, ex allenatore dei portieri dell’Empoli: “E’ stata la persona più importante nella mia carriera, mi trattava come un figlio. Tra di noi c’è sempre stata stima reciproca e ancora oggi lo chiamo per qualche consiglio”.
Perché sbagliando si impara, come quella volta che ha pubblicato un post di scuse sul suo profilo Instagram: “C’era stata una piccola incomprensione negli spogliatoi dopo una partita pareggiata che secondo me dovevamo vincere. In quell’Empoli ero tra i più grandi e mi sentivo la responsabilità, per questo mi sono arrabbiato con alcuni ragazzi che non si impegnavano abbastanza”.
Lui invece ce la mette sempre tutta, anche ad imparare i nomi dei giocatori: “Grazie alla Play ne conosco tanti”. Squadra preferita? “Real, mi piace vincere facile”. Anche se qualche volta la scelta è di cuore: “Ogni tanto prendo anche l’Empoli”. E quando la Play è spenta, cuffie alle orecchie e tanti saluti: “Mi piace molto ascoltare la musica, soprattutto quella spagnola. La sento anche per caricarmi prima delle partite”. Nel tempo libero c’è spazio anche per qualche serie tv: “L’ultima che ho visto è La Casa di Carta”.
La casa di Meli invece si chiama Pistoiese. E l’obiettivo ce l’ha bello chiaro in mente: “Se conquistiamo la promozione sarei anche disposto a rinunciare alla Play”. Perché le emozioni sul campo sono tutta un’altra cosa rispetto a una vittoria col joystick in mano.
di Francesco Guerrieri