Bologna, c’è un altro Pagliuca: stravede per Totti e fa l’attaccante
Si chiama Mattia ed è il figlio di Gianluca. Fa il portiere, ma solo in spiaggia. Totti l’idolo, la Virtus l’altra passione. Contro il Napoli Mihajlovic lo ha convocato per la prima volta
A Bologna, se parli di Pagliuca, ti viene in mente la porta del Dall’Ara. Gianluca l’ha difesa dal 1999 al 2006. Nel mezzo, nel 2002, è diventato padre di Mattia, che domenica quei pali li ha visti da molto vicino. Vola il tempo infatti. Ad aprile quel bambino è diventato maggiorenne e contro il Napoli è stato convocato per la prima volta da Mihajlovic. Si allenava con i grandi da una settimana, sapeva che ci sarebbe stata questa possibilità: “Occhio, tenetevi pronti. Se siete qui è perché potreste entrare”, aveva spiegato Sinisa ai diversi ragazzi presi in prestito dalla Primavera. E Mattia negli ultimi 10’ si è anche alzato dalla panchina per scaldarsi. Sì, perché non fa il portiere come il padre. O meglio, si diverte a farlo, ma solo in spiaggia con gli amici. Se la cava, così dicono. Però con la maglia del Bologna fa l’attaccante e in quel momento c’era un gol di Osimhen da pareggiare. Non ce l’hanno fatta i compagni. E lui, alla fine, non è entrato. Ci ha sperato ma pazienza, sa che il tempo è dalla sua. E chissà che non possa accadere alla prossima giornata. A Marassi, contro la Samp. Stadio e colori che papà Gianluca conosce benissimo.
LEGGI ANCHE – ROMA, ALLA SCOPERTA DI ZALEWSKI
Gol e assist
Non ingannino gli otto infortuni che hanno complicato i piani di Mihajlovic. Se Mattia è stato chiamato per la gara contro il Napoli, il merito è soprattutto suo: “Sta dimostrando di essere un potenziale grande talento”, ha spiegato ai microfoni del sito ufficiale del Bologna Daniele Corazza, responsabile del settore giovanile. Basta vedere i numeri: 2 gol e 4 assist in sei giornate di campionato. Lo show è iniziato con la doppietta alla Fiorentina, poi è proseguito con Cagliari, Lazio e Spal. Con Zauri, allenatore della Primavera rossoblù, è stato amore a prima vista. Un mister perfetto, un ex calciatore che sa come approcciarsi e che fa ridere il gruppo a suon di battute: “Ti provo in avanti, poi vediamo”, gli ha detto fin dal primo giorno di ritiro. Ed eccolo lì Mattia, a fare il falso nueve nel tridente. Lui che sa giocare praticamente ovunque, anche sulla trequarti, da mezzala o da esterno. Insomma, dove c’è spazio da attaccare perché è quello che ama fare: “Non ti fissare su un ruolo preciso”, gli ha sempre consigliato papà.
Quando era il più basso
Mattia adesso sorride in prima squadra. Sono tutti molto simpatici, fanno “balotta”, come si dice da quelle parti. Il campionato Primavera, purtroppo, è stato sospeso. Lui, però, guarda il bicchiere mezzo pieno: per un avvio di stagione così ci avrebbe messo la firma. I gol, gli assist, la chiamata di Sinisa e quella dell’Italia U19 di Nunziata. Non ci avrebbe mai pensato. La mente torna indietro nel tempo, perché non sono mancate le difficoltà. Come quelle con Giovanissimi e Allievi, dove era il più basso – strano per un Pagliuca – e soffriva quindi la differenza di statura. Poi la svolta con l’U17, perché cresce di colpo e ora guarda spesso tutti dall’alto dei suoi 188 centimetri. Papà Gianluca, intanto, non si perde una partita. Di calcio tuttavia parlano poco, meglio la pallavolo o il basket. Entrambi adorano la Virtus. Papà è cresciuto con Caglieris e Cosic, Mattia adora Teodosic. E come lui indossa la 44: la somma delle cifre dà 8, numero molto presente in famiglia. C’è nelle date di nascita di Gianluca (18 dicembre) e di nonna Maria Rosa (8 novembre) venuta a mancare nel 2017. Ora lo guarda dall’alto con la stessa passione con cui accompagnava il suo Gianluca da Ceretolo a Casteldebole.
L'amore per Totti
Mattia è sempre stato innamorato di Totti, grazie a lui simpatizzava per la Roma. La prima foto insieme fuori dal Dall’Ara: papà, che lo ha affrontato tantissime volte, organizza il tutto. Lui, appena lo vede, non capisce più niente e gli corre incontro. Peccato che non si accorga di un cancello, contro al quale va a franare rompendosi il labbro. Ma lo scatto c’è e lo conserva gelosamente a casa. Continua ad ammirare i più forti, Messi e Ronaldo su tutti. Il cognome che porta non gli pesa, anche se in tanti giudicano. Lui, però, se ne frega e va avanti per la sua strada. Come a scuola, dove è arrivato al quinto anno del liceo sportivo. A Netflix preferisce lo sport in tv, ogni tanto si concede i tortellini in brodo e la cotoletta alla bolognese. Ama osservare la sua città dall’alto, da San Michele o dalle Due Torri. Con Cesare Cremonini o la Techno sparata nelle orecchie. Ripensando ai primi calci al Monte San Pietro e a quando ha dovuto scegliere fra calcio e basket. Un altro Pagliuca è pronto a dire la sua. Non fa il portiere, ma l'attaccante. E gli riesce particolarmente bene.