“Gli dico di disubbidire a Gasperini per fare gol”: Matteo Ruggeri raccontato dal suo primo allenatore
Alessandro Vescini 11 Ottobre 2023Alla scoperta di Matteo Ruggeri: un eccezionale ordinario in mezzo a straordinari

I tre papà di Ruggeri: Ermanno, Bonacina e Gasperini
La fortuna di Matteo è stato avere tre papà nel corso della sua crescita calcistica. Il primo, Ermanno Ruggeri, sempre vicino assieme alla madre al figlio. Un legame forte con i genitori, a tal punto che Matteo si li è tatuati sulle cosce. Ermanno, ex calciatore di Eccellenza, non perde mai occasione di annotare al figlio cosa ha sbagliato durante le partite. Un modo per tenerlo con i piedi per terra, anche se non sempre viene ascoltato. Ed è qui che entra in gioco il secondo papà, Bonacina. “Mi dice che sono peggio di suo papà perché vado sempre a dirgli le cose che non ha fatto bene – spiega l’allenatore -. Con Matteo scherziamo di questo quando ci vediamo, ogni tanto mi abbraccia e mi fa ‘Mister, almeno te’. Mi tocca fare il cattivo (ride ndr.)”.

Poi c’è il terzo papà: Gasperini. Un maestro, che però non va sempre ascoltato. “Gli ha fatto da chioccia – racconta Bonacina -, è innamorato di Matteo. Da esterno ha trovato la sua dimensione anche se gli dico sempre di disubbidire un po’ a Gasperini che gli chiede di arrivare sul fondo e mettere il cross. Ogni volta che è con me però gli ricordo di infilarsi nello spazio tagliando. Il suo primo gol tra i professionisti contro lo Sporting infatti è arrivato grazie a questo movimento. Va dato grande merito però a Gasperini perché l’ha proprio coccolato. Chi se lo aspettava facesse l’esordio in Champions League?”.

La consapevolezza di essere un eccezionale ordinario in mezzo a straordinari
Il talento non basta nel calcio, a volte la dedizione e la costanza ti permettono di raggiungere obiettivi più alti. Ruggeri sa di non essere nato un fuoriclasse ma la testa e il suo grandi spirito di sacrificio lo hanno portato fino a qua. “Matteo dovrà sfruttare i suoi fondamentali. Cambiando le varie categorie giovanili è sempre stato quello che ha faticato di più degli altri, dando anche l’esempio a quelli più talentuosi. Ogni tanto mi dice ‘Quando marco Leao con una piccola finta mi fa fesso’ e io gli rispondo ‘È perché lo marchi da fermo’. Non deve mai mettersi in testa di essere arrivato”, gli ricorda Bonacina ogni volta che lo vede.

La strada è ancora lunga ma il segreto Matteo lo sa già: ci vorranno testa, cuore e voglia. I suoi cross sono sempre più decisivi, poi se cominciasse a “disubbidire” un po’ di più a Gasperini, arriverebbero più gol.