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Maturità Masina: “Bologna nel cuore, ora vivo il Watford e mia figlia”

Il primo gol in Premier e il ritorno a Casteldebole: “L’entusiasmo di Mihajlovic si sente da qui. Ma mi tengo stretti gli allenamenti inglesi!”. Il mondo di Masina evolve

Aveva lasciato Bologna da ragazzino, sperando di tornare a casa adulto. Solo un anno fa Adam Masina tracciava il percorso. E oggi? “Ho 26 anni e da sei mesi sono papà di una bambina: direi che sono sulla strada giusta”, si racconta il difensore ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. “Sto invecchiando anch’io ed è una grande esperienza”. Sorriso che sa di consapevolezza, la disinvoltura di chi fa gli onori di casa. Training centre del Watford, nord di Londra: la vita di Masina ormai è qui.

“Proprio in queste zone, a due minuti dal campo”. In mezzo al verde, l’inizio della campagna inglese. Se nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino, la City non fa per tutti. Immensa! Guai a non avere dei punti di riferimento”, avverte Adam. “Io me ne sono fatti un po’, soprattutto qualche ristorantino italiano. Quando ho voglia di tornare un po’ a casa con la mente. Ma non chiamatela nostalgia. “Certo, mi mancano la famiglia, gli amici. Spesso anche la mia compagna è via, così la parte più problematica diventa far arrivare la sera in solitudine”.

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A tutto il resto ci pensa il calcio, allenamento in primis. “Deulofeu, Pereyera, ieri Britos e ora Pussetto: essere un bel gruppetto di ‘italiani’ in spogliatoio aiuta molto”, benefici del Watford dei Pozzo. “Ormai anche i locali sono costretti a capire le nostre battute. Ma la cosa più bella dell’Inghilterra è che non esiste il doppio!, esulta Masina. “Una seduta al top e via a casa. Poi venitemi a dire che in Premier manca l’intensità”. In Italia, invece… “Mi ricordo ancora certi allenamenti con Donadoni: facevamo pausa sulle sedie, perché non c’era tempo di sistemarci meglio. Tornavamo a casa con il latte alle ginocchia. E tutto questo si rifletteva in partita”.

Altri tempi. Una buona offerta dalla Serie A la prenderò sempre in considerazione”, spiega il classe ‘94. “Però sono contento di essere qua. Ora che mi sono adattato ai ritmi di questo calcio penso solo a giocare con continuità, tenendo alto il livello delle prestazioni. E a salvare il Watford.


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Penultimo posto, quota salvezza a contatto, battaglia riaperta dopo una sola vittoria nelle prime 17 gare. “Diciamo pure un avvio disastroso”, non si nasconde Masina. “Poi Nigel Pearson, il nuovo allenatore, ha saputo metterci in riga subito e i risultati hanno cominciato a seguire le prestazioni”. Con tanto di primo gol in Premier League, per il bolognese nato in Marocco. “Un traguardo importante per me. Fresco, di nemmeno un mese fa”, sinistro incrociato contro l’Everton di Ancelotti. “Peccato per il risultato (da 2-0 a 2-3, ndr). Certo che trovare la rete davanti al proprio pubblico è sempre un’emozione, anche a Vicarage Road. Ma a Bologna è diverso.

“Mihajlovic? L’entusiasmo di Bologna lo sento dall’Inghilterra”

Questione di cuore, dopo 131 presenze e 4 reti dal 2013 al 2018. “Per me il Dall’Ara è la gente della mia città: ho avuto la soddisfazione di segnare lì, ma purtroppo non sono riuscito a farlo vicino all'Andrea Costa. Era uno dei miei sogni, esultare sotto la curva. Piccolo rimpianto rossoblù, un occhio che rimane vigile sulla squadra di oggi. Certo che la seguo!, non molla Masina. “Purtroppo il Bologna gioca spesso in contemporanea al Watford, o quando noi siamo in viaggio. Ma sono attrezzato per non perdermi neanche un minuto, fosse anche in differita”.


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Oppure per una toccata e fuga. Sono andato a trovare i ragazzi la scorsa settimana, al centro tecnico Nicolò Galli”, rivela il grande ex. “Compagni, società e addetti ai lavori. È stato bellissimo, ho rivisto tanti amici che mi hanno accolto con grande calore. Ma non avevo dubbi: quella è casa mia, parte della mia famiglia. E sono molto contento del loro campionato”. Fattore Sinisa. “Credo che Mihajlovic sia stato un valore aggiunto per tutti: ha riportato grande compattezza e nella disgrazia è riuscito a trovare una forza interiore incredibile che ha unito Bologna. L’entusiasmo della città lo sento da qua. Sono molto vicino al mister nella sua lotta”.

Quando il serbo si era seduto per la prima volta sulla panchina rossoblù, Masina aveva solo 14 anni. “Già allora ricordo che mi parlavano molto bene di lui: dopo Inzaghi ho pensato che avrebbe potuto essere l’uomo giusto. Ma mai, un anno fa a quest’ora mi sarei aspettato un cammino simile”.


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Mens sana in corpore sano

Lo stesso dicasi per Manuel Lazzari: una stagione insieme ad Adam, lontana, nella Giacomense. “Eppure ci sentiamo ancora oggi. L’ultima volta dopo Lazio-Spal. La più classica delle partite dell’ex, forse la migliore da quando l’esterno è passato in biancoceleste. “In quei 90 minuti c’era tutto: intensità, voglia, capacità tecnica e corsa. Anche se quella non gli è mai mancata”, sorride il vecchio compagno. “Non mi ha lasciato sorpreso, perché le qualità le ha. Però piacevolmente ammirato. Si sta dimostrando un giocatore di alto livello, oltre ad essere un bravissimo ragazzo. Io in provincia di Bologna, lui verso Porto Tolle: tra supermercati e due saluti ogni tanto non abbiamo mai smesso di vederci. È un’amicizia nata tra due ragazzi tranquilli e sereni, che non hanno perso la loro indole”.

Quella di Masina? Dimenticatevi viaggi o movida. “Oltre al Bologna, qualche film e tante letture. La mia ragazza mi ha appena comprato Amore liquido, un bellissimo libro sulle relazioni moderne con il nostro prossimo”. Di Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo: poi si dice che calciatori e cultura non vanno d’accordo. Alla tesi di maturità avevo deciso di portare Platone, i catari e Schopenhauer, si accende il ragazzino delle giovanili rossoblù. “Ho avuto un professore di filosofia che mi ha aperto un mondo, finita lezione ci mettevamo a discutere di storia del pensiero. E a me proprio non andava giù chi diceva che il corpo è solo ciò che può corrompere l’anima. Mi piace ancora sostenere che devono funzionare entrambe. Quale esempio migliore dello sport.

“Questa era la mia tesi. Mentre durante i miei 20 anni non riuscivo a fare a meno di leggere e rileggere Novecento, la leggenda del pianista sull’oceano. “In una notte, ogni paio di mesi. Di una bellezza unica, di una poesia fantastica. Io il piano non lo suono, ma mio padre sì. E allora avevo anche pensato di portarlo in scena con lui. Poi non se ne fece nulla, ma mai dire mai”. Oggi ancora di più, che a casa Masina arriva una nuova generazione. Da Bologna a Watford, senza paura di dirlo: Adam s’è fatto uomo.


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