I viaggi di Marlon: “Tifo Sassuolo e ora sogno a LA. Shakhtar? Fu durissima”
L’Italia, l’Ucraina e le cartoline dall’America, Marlon: “A Los Angeles mi sento a casa. La Libertadores con il Fluminense è stata speciale”
Il cuore di Marlon è rimasto in Italia. E mentre il sole di Los Angeles scalda la sua giornata, lui subito ci chiede: “Ma è vero che lì ha nevicato?”. Difensore brasiliano classe ’95, ha giocato in Serie A per quattro anni: era arrivato al Sassuolo nel 2018 dal Barcellona, voluto da De Zerbi. Insieme sono volati allo Shakhtar, poi la guerra e il ritorno in Italia, al Monza. Dal suo addio – estate 2023 – ne sono successe di cose: oggi Marlon ha in bacheca una Libertadores, vinta con il suo Fluminense, e ora gioca al Los Angeles FC, insieme a Lloris e Giroud. “Mi hanno accolto come a casa sin da subito: mi sembra di essere qui da anni. Tutta la mia famiglia si è ambientata bene: il contratto scadrà tra poco ma vorrei restare”, ci racconta.
Marlon è arrivato a L.A. a settembre, da campione del Sud America. Un anno fa, prima della finale di Copa Libertadores, ci aveva detto: “Sarà la partita più importante della mia carriera”. Dodici mesi dopo, la missione è stata compiuta e il suo sorriso si apre: “Vincere questo trofeo significa restare per sempre nella storia di un club. Farlo con il Fluminense, la squadra in cui sono cresciuto, è stato ancora più speciale: un trionfo inedito, per me e per il club, un’emozione tanto grande che non ho parole per descriverla”.
“Giroud e Lloris campioni. Con il Sassuolo legame speciale”
Al Flu con lui c’era Marcelo, oggi intorno ha altri campioni: “LAFC è un club con una mentalità importante, il livello in allenamento è alto, intenso: Giroud e Lloris aiutano e insegnano. Marcare Oli non è semplice, ma i più difficili nella mia carriera sono stati Cristiano Ronaldo e soprattutto Lukaku: in campo aperto è imprendibile”. Ed eccoli subito, i ricordi della Serie A: “Se parliamo di Italia, la prima cosa che mi viene in mente è Sassuolo, per mille motivi: abbiamo raggiunto un record di punti storico, il mio primo figlio è nato a Modena e ho un rapporto speciale con quella terra. Seguo ancora i ragazzi, sono un tifoso neroverde: alcuni dei miei ex compagni sono rimasti lì, da Obiang a Berardi, e auguro loro di tornare presto in Serie A”.
“Sensi era da Barcellona, Boga fuori dal comune”
Tre anni di amore e successi: “Ho sposato la filosofia di De Zerbi perché mi piace giocare in squadre che hanno il controllo: l’ho imparato al Barcellona con Luis Enrique e al Nizza con Lucien Favre. L’approccio con la Serie A è stato bellissimo: in Italia ho segnato anche il primo gol della mia carriera, un destro spettacolare da trenta metri: neanche io pensavo di poter fare un gol del genere.
Quando sono arrivato a Sassuolo c’erano tanti giocatori forti. Mi colpiva la dedizione di Magnanelli, capitano vero. Per qualità e tecnica, invece, Sensi e Boga su tutti. Con Stefano ho giocato anche al Monza: mentalmente è una persona molto forte, ha superato tanti infortuni e ha partecipato a grandi successi con l’Inter. Quando sta bene, riesce a dettare i tempi del gioco come pochi altri. Il Sensi del Sassuolo era un giocatore che, in prospettiva, avrebbe potuto giocare al Barcellona. E poi c’è Boga: fidatevi, non è un giocatore comune. Se è in giornata, prende palla, ti punta uno contro uno e ti lascia lì: è imprevedibile, gli ho visto fare delle giocate in allenamento che sono pura magia. Sono un suo fan, glielo dico ancora oggi: quando si diverte fa impazzire tutti”.
“Shakhtar esperienza pesante. Rispetterò per sempre De Zerbi e lo staff”
Dopo i sorrisi di Sassuolo, Marlon ci racconta i mesi in Ucraina, sempre accanto a De Zerbi: “Non ci sentiamo da un po’, insieme abbiamo vissuto momenti bellissimi in Italia e settimane difficili allo Shakhtar: lui e il suo staff resteranno per sempre nel mio cuore”. Li cita tutti: “Paolo, Davide, Enzo, Agostino, Marco, Giorgio, Michele: sono allenatori e persone speciali. Affrontare una situazione così pesante è qualcosa che non augurerei a nessuna persona al mondo: sapere che rischi la vita è durissimo. Loro hanno avuto un atteggiamento di enorme lealtà verso i calciatori: hanno rifiutato il primo invito dell’ambasciata italiana per restare con noi, che eravamo ancora lì. Tutto il gruppo dello Shakhtar li rispetterà per sempre”.
Il futuro e le cose semplici: “Ora voglio lasciare il segno”
Poi Marlon prende un respiro e parla delle sue ambizioni per il futuro: “Sto arrivando a trent’anni e inizio a tirare alcune somme. Il mio obiettivo ora è incidere, essere ricordato nella storia di un club. Voglio solo dare il massimo e guadagnare la stima delle persone per questo. Io sono così, anche fuori dal campo: un uomo a cui piacciono le cose semplici. Una grigliata con gli amici, andare al cinema, giocare con i miei figli al parco, stare a contatto con la natura. La vita di Marlon è questa: fede, famiglia e amici”. Con un pensiero – anche due – all’Italia e tanta voglia di continuare il suo American Dream a Los Angeles, sperando di restare nel cuore dei tifosi.