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Marcolini, l’Alessandria e una rimonta (già)…incredibile! “Sette buche e i ferri migliori in circolazione…Golf e calcio, che magia”

Enfatizzare un’immagine per amplificare un concetto. Senza – è opportuno precisare – pretesa di ricerca razionale del vero, nonché lezioni di ermeneutica diatopica dinanzi alla quale qualche epigone del banale e dell’inutile potrebbe sentenziare con tono inquisitorio. Una semplice immagine, dunque. Un campo da golf. Un’altra ancora, in un “bombardamento” (meta)temporale di allusioni fortemente valoriali. Un campo da golf quale metafora della nostra vita. Perché mai? Perché per quanto ci si possa sforzare di trovare una logica (tauto)logica in ogni dove e in ogni contesto, essa stessa sfugge di per sé a qualsiasi dinamica diaretico-classificatoria. Voi conoscete la formula esatta in base alla quale aver la certezza assoluta di metter sempre la pallina in buca ad una partita di golf?

Magari…O forse no…Ci gioco da una vita, ma una formula assoluta non esiste davvero. E non esisterà mai…”. Pensieri e parole di Michele Marcolini, allenatore dell’Alessandria nonché grandissimo appassionato di golf. Una (a)tautologia ben rispondente al concetto di ‘assoluto’ di per sé meramente teleologico e massimamente tendenziale. Esiste un solo modo per raggiungere fine siffatto. Uno solo. Nel golf, nel calcio, nella vita. In tutto. Il lavoro, quale medium ineludibile per la realizzazione di qualsiasi certezza che – tendenzialmente – possa essere assoluta. Il lavoro quale quintessenza della carriera da giocatore e da allenatore di Michele Marcolini. Dallo scorso 24 novembre sulla panchina dell’Alessandria. Spazio ai numeri (l’unica cosa – forse – davvero assoluta, ammesso e non concesso che un domani non arriveranno a confutare anche l’oggettività degli stessi): una sconfitta, un pareggio e sette vittorie (sette!). Dal penultimo posto in classifica di quell’infausto novembre, quando era stato chiamato a sostituire Stellini, al quanto posto attuale.

Ma siamo soltanto alle prime buche…sapete sì che un campo da golf è lungo 7 km!? Abbiamo appena iniziato! Quando abbiamo cominciato la partita le condizioni metereologiche erano brutte, molto brutte. E con la pioggia non è affatto facile giocarci. Ora il tempo si è schiarito, splende un tiepido sole: ma le buche sono ancora tante e ora arrivano giuste giuste quelle con l’handicap. Nella mia sacca, però, ho i ferri migliori in circolazione, non li cambierei con niente e nessuno. Me li tengo stretti, strettissimi anzi…”. Una metafora d’un certo livello. Abile non solo in campo e in panchina, Marcolini. Una persona intelligente, razionale, scrupolosa. Uno di quelli che… Crede nella dedizione, nel lavoro duro, nell’umiltà fino al punto giusto, nell’intensità e nella fatica. Io ho sempre voluto fare questo, fin da bambino. Ma né per i soldi né per la fama: mi importa poco degli uni e ancora meno dell’altra. Ho sempre voluto fare questo perché credo nello sport e nei valori che lo sport riesce a trasmettere. Ora ho mio figlio che gioca a calcio nelle giovanili del Chievo Verona. Si diverte, vorrebbe allenarsi anche di notte. E’ bello avere questa passione, soprattutto quando si è bambini, perché ti toglie tante idee malsane dalla testa”.

Precisione, concentrazione e dedizione. Come in un campo da golf. In uno scenario anche suggestivo: storico, tralatizio, impegnativo (in senso davvero positivo). Nel bel mezzo dell’ora panica, mezzogiorno. Il sole è tornato a splender forte, a irradiare con i suoi imponenti raggi la bella AlessandriaSette buche a segno (alias vittorie) dopo la sconfitta iniziale a Piacenza. Sono davvero contento del cammino che stiamo facendo, in cuor mio avevo questa speranza. Ma la realtà è sempre un’altra storia. Non potevo chieder di meglio che venire qui – racconta Marcolini ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – soprattutto mi mancava la condivisione quotidiana: di idee, gioie e dolori. Condivisione credo sia la parola chiave. Condivisione soprattutto di rapporti umani. Che prima germogliano e poi sbocciano con il passar del tempo. E diventano veri e propri legami. Ho un gruppo fantastico, davvero. Dal punto di vista umano e professionale, se ora torno a guardare la classifica il merito è soprattutto il loro. Durante le prime settimane che ero qui nemmeno la guardavo, non ci riuscivo, mi faceva troppo male. Merito dei ragazzi… e dei tifosi! Che ci hanno seguito in tantissimi anche in queste ultime due trasferte a Livorno e Arezzo. Esultare tutti insieme è stato un qualcosa che mi ha davvero emozionato”.

Una full immersion totale. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Perché chi davvero vuol arrivare a ‘toccare’ quel concetto di ‘assoluto’ non può conoscere turni, orari o pause. Deve pedalare, deve lottare per ogni centimetro. Deve mettere la propria anima per prendersi anche mezzo centimetro. E a volte nemmeno basta la propria anima. Mister Marcolini vuole arrivarci a quella sacrosanta assolutezza. Vuole. Può. In sequenza diacronica, tanto per rinverdire un concetto che troppo spesso mal celiamo dietro a presunte forme di amecania latente tutte tipiche di un retroterra (a)valoriale come quello che caratterizza la società contemporanea. E pensare che ho dovuto anche smettere di giocare a golf…”. Ora si limita a guardarlo in tv, la sera, mentre studia un paio di schemi o l’allenamento del giorno dopo… “Le passioni non si cancellano. Mai. Idolo? Tiger, il grande. Io come lui? Nemmeno se avesse la schiena bloccata…”.

E se, ipoteticamente, la nostra vita fosse lunga sette chilometri? Che siano tanti o che siano pochi, chissà. Nessuno è in grado di dar un giudizio di valore su un parametro come questo. Prendiamolo in quanto tale. E se il nostro percorso esistenziale fosse lungo sette chilometri, quanto saremmo disposti a lottare per ogni singolo centimetro? Pensiamo all’assoluto, ma è tutto qui…