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Marco Donadel è il nuovo allenatore dell’Ancona. Visione e mentalità: “Voglio diventare il Banksy del calcio. Obiettivo? Migliorare la parte psicologica”

La nostra intervista a Marco Donadel. Dal passato da centrocampista alla chiamata dell’Ancona in Serie C. L’aspetto centrale? Lavorare sulla parte psicologica.

Giocare con la testa. No, non si tratta del solito bomber d’area di rigore che quando arriva un pallone alto ci si avventa per fare gol. Marco Donadel è stato un centrocampista attento alla costruzione del gioco e ora che ha smesso di stare nel cerchio di centrocampo vuole continuare a costruire. Da allenatore, perché quella è la strada che ha in mente, ma vuole farlo a modo suo. Ha imparato dai suoi allenatori, ha rubato un po’ di mestiere ma preferisce andare per la sua strada. Con un’idea forte e chiara. «Mi piacerebbe migliorare la parte psicologica e mentale dei giocatori», racconta a gianlucadimarzio.com. Proprio così, niente schemi, niente tatticismi o cose già sentite decine di volte. Marco Donadel vuole allenare sopratutto la testa. Solo dopo arriveranno moduli e numeri. 

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Donadel, l’aspetto psicologico e Bansky

È una cosa che si porta dietro da anni. «Quando giocavo non c’era nessuno che si poneva questo problema. Nessuno si chiedeva cosa hanno in testa i giocatori. Mentre secondo me dovrebbe essere la prima preoccupazione di un allenatore e di una società: i giocatori sono un loro patrimonio». E per essere di aiuto ai suoi calciatori, Marco ha anche l’uomo giusto. «Collaboro già con un professionista molto esperto in materia, uno psichiatra, che mi darà una mano se avrò la possibilità di averlo nello staff». E poi batte ancora sull’argomento. «Il calcio è un po’ restio a far entrare questo tipo di discorsi, ma è il futuro. Ne sono sicuro. Ci sono oramai mille esempio, prendiamo Haaland: è cresciuto con gli attacchi d’ansia e ne è uscito da piccolo lavorando tanto sulle sue emozioni». Ha studiato Donadel e sa il fatto suo. Quello che dice non è solo frutto di fantasia, ma di un qualcosa che conosce bene. «Il mio desiderio è diventare nel calcio quello che è Banksy per l’arte: uno dei più quotati, ma nessuno sa chi è. Vorrei restare nelle retrovie lasciando liberi i giocatori di esprimersi: la loro performance è la vera opera d’arte. Il ruolo dell’allenatore futuro sarà quello di risolvere i problemi dentro ma soprattutto fuori dal campo, sarà semplificare e non complicare».

 

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Poi, ovviamente, ci sono le idee tattiche, perché quelle rappresentano il pane quotidiano di ogni allenatore. «Mi piace molto il gioco di Pioli, così come quello di Tudor. Il loro è un calcio molto intenso e diretto. Mi piace il ritmo, il pressing. Fare gol con due passaggi mi fa godere di più di farne uno dopo 80 passaggi», spiega ancora Donadel. «Nella mia squadra vorrei giocatori di intensità, gente che ci mette ritmo dall’inizio alla fine. Ogni giocatore deve saper fare tutto e sempre con tanto coraggio. Mi sento pronto ma non ho problemi a fare la gavetta e in particolare mi piacerebbe farla all’estero: il top sarebbe in Inghilterra, anche in una categoria bassa. È un calcio semplice, spettacolare, pochi tatticismi».

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Sì, perché per Marco l’aggiornamento è il sale della crescita. Ha finito la carriera da calciatore al Montreal in Canada (dove ha imparato perfettamente le lingue: inglese e francese), poi ha iniziato ad allenare nelle giovanili della Fiorentina fino alla prima squadra con Iachini e Prandelli. «Lo scorso anno mi ha chiamato Vanoli per andare allo Spartak Mosca con lui. Sono rimasto lì fino a giugno 2022 come suo vice. Mi ha convinto con il suo progetto». Ma ora è tempo di diventare grandi. «Allenare all’estero mi piace e infatti in 7 giorni a Londra ho visto 16 partite: di ogni categoria. L’anno scorso ho girato anche di più: Spagna, Svizzera e Austria. Perché viaggiare apre la mente e la riempie di visioni diverse. Inoltre Allenare il settore giovanile della Fiorentina mi ha dato tantissimo. Credo debba diventare un passaggio obbligatorio per chiunque abbia voglia di allenare, perché i ragazzi ti trasmettono un entusiasmo unico. Adesso mi sento pronto per prendere la mia carriera in mano. Vorrei fare il primo allenatore e vorrei farlo con un progetto che mi piaccia». A condizione che si possa lavorare sulla testa. Quello resta il primo comandamento del vangelo secondo Marco Donadel.

 

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 Adesso, una nuova avventura. L’opportunità di fare il primo allenatore ha bussato alla sua porta. Il progetto lo ha convinto. Contratto fino a giugno, affare fatto. Così, nelle mani di Marco Donadel sono arrivate le chiavi dello spogliatoio dell’Ancona. Due giornate alla fine del girone B di Serie C. I playoff all’orizzonte. Visione e idee. Donadel vuole sfruttare l’opportunità di lasciare il segno nel club biancorosso. Giocare con la testa.