Marchisio l’idolo, Verratti il modello. Uno Zola al Torneo di Viareggio: è Simone, il nipote di Gianfranco
Un altro Zola con la maglia rossoblu sulle spalle. Non è
quella del Cagliari, ma lo stemma è il Grifone genoano. Non è Gianfranco il
nome, ma Simone. Trentaquattro gli anni di differenza, una parentela lontana
nel tempo a unirli. Simone Zola è un ragazzo maggiorenne soltanto da un paio di
mesi. E’ il nipote di quarto grado di
Magic Box, con cui in realtà non ha nemmeno mai parlato. Nato quando
quest’ultimo giocava a Londra e vinceva la Coppa d’Inghilterra con il Chelsea,
piegando in finale l’Aston Villa. Ora sta giocando il Torneo di Viareggio. O
meglio, lo ha fatto fino a ieri, fino al gol all’ultimo secondo di Valietti che
ha fatto volare l’Inter in semifinale. Qualche spezzone di partita con Lucchese
e Az Alkmaar, la maglia da titolare con Spal e Spezia. Quasi un’ora di gioco anche ieri, contro i nerazzurri. Ha giocato Simone, più
di quanto non abbia fatto in campionato, laddove ha collezionato solo 155
minuti. Il tempo, però, è dalla sua parte. Ha dimostrato di saperci fare il
ragazzo, arrivato nel 2014 e protagonista con gli Allievi, con cui l’anno dopo
vince la Manchester United Premier Cup insieme a Pellegri. Vive in Liguria,
come i suoi genitori. Albenga, in provincia di Savona. Un comune di appena 25
000 anime, a cento chilometri scarsi da Marassi. Dove Simone, un giorno, sogna
di arrivare. Lui che ha iniziato a giocare a calcio grazie a Paolo, il fratello
maggiore che lo ha iscritto ad una Scuola Calcio quando aveva sei anni, dopo le
tante partitelle nei corridoi di casa. Lui che stravede per Messi e che simpatizza per la Juventus
perché lì ci gioca Claudio Marchisio, suo idolo da sempre. Simone è
completamente diverso dal buon Gianfranco: niente progressioni palla al piede,
niente magie sui piazzati. Non è un fantasista, nemmeno una seconda punta.
Gioca più dietro, soprattutto come centrocampista centrale. Per questo studia soprattutto Verratti, che gli assomiglia anche come statura. 1, 65 metri l’altezza del
giocatore del Psg, tre centimetri in più invece per Simone. Chissà quante volte
lo avrà scelto nelle tante partite alla playstation, il suo terzo grande amore
dopo il pallone e la fidanzata. Joystick in mano e immaginazione che tocca le
stelle, sognando un giorno di poter giocare le stesse partite, nella stessa
squadra magari. Prima, però, la scuola Genoa. Da queste parti, ultimamente, ne
sono passati diversi. E il livello è ancora molto alto, come dimostrano il
quinto posto in campionato e i 14 gol segnati nelle quattro partite giocate al
Torneo di Viareggio prima di dover salutare la competizione. Ora è tempo di
tornare a sudare e a lavorare in allenamento, magari anche con qualche seduta insieme
ai grandi. Gli è già capitato, i senatori ad accoglierlo nel migliore dei modi.
Lapadula, Pavoletti e Veloso i più gentili, quelli che lo riempiono di consigli
perché ragazzi lo sono già stati. “Lotta per il nome che hai davanti e verrai ricordato
per quello che hai dietro” Il motto che Simone sventola orgoglioso sulla
propria pagina Facebook, consapevole di quanto sia pesante quel Zola sulle
spalle ma desideroso di mostrare al mondo che davanti a quel cognome, nel
calcio, ci può essere anche un nome diverso da Gianfranco. Chissà, magari un giorno i due si parleranno. Si conosceranno e lo zio applaudirà il nipote dalla tribuna. Dopo un tiro dalla distanza, che è il suo pregio. La potenza il punto di forza di Simone, la classe quello di Gianfranco. Un cognome in comune, Zola. Un obiettivo: “Essere ricordato anche per il nome”