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Maradona, la perizia sulla morte: “Cure inadeguate, carenti e imprudenti”

Il documento spiega come le cure dei medici personali di Maradona potrebbero aver determinato la sua morte

Diego Armando Maradona “avrebbe avuto più chance di sopravvivere” se avesse goduto di un “ricovero adeguato” e non avesse ricevuto le cure “inadeguate, carenti e imprudenti” dei suoi medici personali. È questo quanto conclude la perizia medico-legale realizzata in Argentina riguardo la morte dell’ex calciatore.

 

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Il documento, sul quale ha lavorato una folta Commissione Medica, consta di circa 70 pagine di studio e trae 13 conclusioni sulle ragioni della morte di Maradona. Tutte queste criticano con toni netti l’operato dei medici personali dell’argentino, ma partono dalla premessa che non sia possibile dimostrare che con altre cure Maradona sarebbe certamente sopravvissuto. Riconoscono, questo sì, che avrebbe avuto più possibilità di sopravvivere.

Sebbene sarebbe controfattuale affermare che DAM (Diego Armando Maradona, ndr.) non sarebbe deceduto se avesse goduto di un ricovero adeguato, tenendo in conto il quadro documentato nei giorni precedenti alla morte, in un centro assistenziale polivalente e ricevendo una cura concorde con le buone pratiche mediche, concordiamo che avrebbe avuto più chances di sopravvivere”, cita la prima conclusione.

 

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La vita di Maradona fu “abbandonata alla sorte”

A seguire, nella perizia si è concluso che “le azioni della squadra medica responsabile di DAM furono inadeguate, carenti e imprudenti”. Nel documento si legge, inoltre, che ai medici “si presentò chiaramente la possibilità del risultato fatale” e che questi si dimostrarono “indifferenti alla questione, non modificando le loro condotte” e “abbandonando ‘alla sorte’ lo stato di salute del paziente”.

Nel documento si specifica anche che Maradona “NON godeva del pieno utilizzo delle proprie facoltà mentali” e che quindi non fosse “in condizioni per prendere decisioni riguardo il proprio stato di salute”. Si deduce, dunque, che non solo la residenza di Tigres (dove ha passato le sue ultime ore di vita) fosse un luogo “pieno di inadeguatezze e irregolarità” per il trattamento di un malato, ma anche che Maradona non avrebbe potuto stimare se per lui sarebbe stato meglio ricevere le cure lì o in una regolare struttura ospedaliera.

 

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La perizia stima anche che l’ultimo possibile soccorso arrivò con grave ritardo: “DAM ha iniziato a morire almeno 12 ore prima delle 12:30 del 25/11/2020, vale a dire presentava segni inequivocabili di un periodo di agonia prolungata, quindi concludiamo che il paziente non era adeguatamente controllato dalle 12:30. il 25/11/2020”.

Ciononostante, si è concluso anche che l’assenza di cure adeguate fosse precedente anche alle ultime ore di vita di Maradona. Nel documento, infatti, si offrono prove del fatto che già da prima “furono ignorati i segni di rischio di vita che presentava il paziente”.

Non si scarta che le medicazioni che prendeva per il suo disturbo tossicofrenico “non abbiano influito nella conclusione fatale”, dato che non ci sono stati sufficienti controlli sul suo stato di salute né nei 14 giorni precedenti al decesso né, in generale, nei tempi “stabiliti dalle buone pratiche mediche” per un paziente con le sue necessità.

Inoltre, la perizia si oppone all’assenza di cure psicologiche, ritenute “indispensabili per l’adeguato trattamento della patologia che presentava DAM”.