Mano sul petto, garra infinita e applauso ai tifosi: il Cholito saluta (probabilmente) così il suo Genoa
Mano a battere sul petto, poi all’orecchio a sentire il suo nome scandito dal Ferraris e applauso ai tifosi presenti a Marassi: eccolo il (probabile) saluto di Giovanni El Cholito Simeone al suo Genoa. Un anno (tra due giorni) dopo il suo sbarco a Genova, Fiorentina che si avvicina: questo pomeriggio, però, ugualmente in campo dall’inizio nel primo impegno ufficiale della stagione contro il Cesena. “Perché abbiamo bisogno di lui”, così Juric alla vigilia. E Giò come sempre a rispondere presente, nonostante un addio alle porte – “la situazione su Giovanni è chiara da tempo” ancora Juric in conferenza – e una nuova avventura a tinte viola pronta a cominciare.
In campo la garra, sempre la stessa. Marchio di fabbrica, da Buenos Aires a Genova, passando per Banfield e una stagione subito da protagonista, maglia rossoblu sulle spalle. La prima in Italia. Trentacinque presenze, dodici gol e nastro che inevitabilmente si riavvolge. É il 15 agosto del 2016 quando il ragazzo dal cognome pesantissimo (“Ma non per me, non sono conosciuto come il figlio di, ma come Gio” le parole dell’attaccante al suo arrivo) sbarca al Cristoforo Colombo di Genova: in valigia, i consigli di papà Diego (“Anche se quando ho dovuto scegliere il Genoa lui era in volo per l’Australia e non ho potuto sentirlo, è stata tutta una mia scelta”) e tanta, tantissima voglia di crescere.
E imparare. “Dai tanti campioni che ci sono qui: da Pavoletti a Burdisso, decisivo con la sua telefonata per il mio arrivo qui a Genova” le parole di Giovanni dal Signorini il giorno della presentazione. Sogni? Quello più grande se lo è impresso sulla pelle. “Qui, sul braccio destro. È la Champions”. Dall’altra parte la famiglia. “I miei fratelli, mi sono tatuato le nostre iniziali”. Giovanni, Gianluca e Giuliano. Sempre con lui in questa avventura italiana: dalla prima gioia in A col Pescara di fine settembre all’ultima, quella valsa la salvezza matematica contro il Torino a Marassi alla penultima giornata. Nel mezzo, il gol da tre punti con il Bologna, la doppietta lampo a stendere i Campioni d’Italia della Juventus e tante, tantissime altre magie a far sorridere i tifosi del Grifone e ad attirargli gli occhi del mercato addosso.
Quelli che questa settimana potrebbero fargli davvero prendere la strada di Firenze: quindici milioni più tre di bonus le cifre dell’affare, per un Cholito pagato tre più due (e centomila) euro tra la scorsa estate e gennaio (quando il Genoa decise di acquistare il restante 35% del cartellino del giocatore): sommati fanno poco più di cinque milioni, per un talentino “che eravamo sicuri esplodesse, ma non così in fretta – le parole di Preziosi dal Signorini – L’abbiamo osservato molto bene e sapevo benissimo che era un giocatore importante che poteva crescere molto. Giovanni ha anticipato un tipo di risultato che sapevamo potesse dimostrare sul campo e lo ha fatto perché ha tanta voglia di apprendere e nel suo dna ha come caratteristica quella di lavorare tantissimo. Credo che lui abbia la stessa ‘garra’ del padre”. Marchio di fabbrica dei Simeone, unita a tanto lavoro dentro e fuori dal campo. E a qualche piccolo segreto.
“Quali? Uno è ‘Brain training’. Una specie di videogioco che aiuta a migliorare attenzione e rapidità di pensiero, – aveva raccontato il Cholito – con il mio iPad prima della partita mi metto lì mezz’ora e da quando l’ho scoperto sono un altro giocatore”. Gambe e… testa per Gio, cittadino del mondo che dietro ad un pallone ha iniziato a correre presto. “Dietro a papà che giocava: prima Madrid, poi Milano della quale ricordo la scuola Cattolica. A Roma ero già più grande, vivevamo all’Olgiata. Su Facebook ho ritrovato gli amici di allora, uno di loro, Emanuele, è morto qualche tempo fa: oggi gioco anche per lui. Viaggiare comunque per me è un’avventura”. Diventata ancora più bella una volta messe le scarpette ai piedi. Le giovanili nel River Plate con papà Diego allenatore della prima squadra, l’esordio tra i grandi all’inizio del 2013 e il prestito di un anno (con dodici gol) al Banfield. Il resto è storia recente: l’arrivo in Italia lo scorso Ferragosto, il ruolo da riserva di Pavoletti, Pavo che prima sta fuori per infortunio e poi saluta Genova direzione Napoli.
L’esplosione inattesa, i riflettori del mercato che cominciano ad accendersi, su tutti a gennaio quelli del Milan pronto a diventare cinese: “Ma non c’è nulla. – ancora Preziosi da Pegli – La gente dice che Galliani è un mio amico ed effettivamente lo è, ma le trattative non si fanno come al bar”. E infatti Simeone resta a Genova. Tra i mesi senza gol complice il momento buio della squadra, i cinquanta giorni di Mandorlini e il ritorno di Ivan Juric: festeggiato subito con un gol proprio contro la ‘sua’ Lazio. Quella di papà Diego, quella degli anni in giro per Roma, quella che nel frattempo gli ha messo gli occhi addosso in vista del prossimo mercato. Ma questa è storia vecchia, quella di oggi racconta di un Cholito in campo centoventi minuti – come un altro compagno che potrebbe lasciare il Grifone, quel Laxalt che piace ad Atalanta e Newcastle e che oggi ha messo la firma sul 2-1 finale con il Cesena, valso il passaggio del turno di Tim Cup – a lottare fino all’ultimo per il suo Genoa, mano sul letto e applauso ai suoi tifosi.
Perché sì, oggi sono ancora suoi, e dovesse davvero lasciare Genova lo resteranno per sempre. Perché Simeone Jr è così: ‘garra’ di papà Diego sul prato verde, testa sul collo fuori e cuore grande. Ormai tinto di rossoblù. Con un sogno nel cuore, anzi no… sotto pelle.