Lugano, Tramezzani: “Atalanta, che ricordi: gol al debutto contro la Roma. A Bergamo è nata l’idea di allenare”
Dall’Albania alla Svizzera, continua il “viaggio” di Paolo Tramezzani. L’ex difensore di Piacenza, Atalanta e Inter, tra le altre, ha finalmente avuto la chance di guidare una prima squadra e ai ragazzi del Lugano non dà solo lezioni di tattica. La settimana scorsa ha portato tutti in fabbrica, alle sei del mattino, per un bagno d’umiltà:
“Amo chi cade, ma si rialza” – si legge nelle pagine del Corriere dello Sport – “Volevo che i miei giocatori vedessero come la gente comune si suda i soldi. La sera arrivavo a casa stanco morto, ma soddisfatto: facevo ciò che mi piaceva. Quando la passione ti guida, nessun traguardo ti è precluso“. Amore speciale per l’Atalanta: “A Bergamo ho giocato soltanto per sei mesi, eppure, al debutto, ho segnato il gol della vittoria sulla Roma: sono entrato al 79’ sull’1-1 dopo che Doni aveva pareggiato la rete di Totti. All’87’ io, proprio io, ho chiuso la partita. I tifosi della Curva Nord sono impazziti, Vavassori pure“.
Esperienza con l’Albania: “Sapete quanti viaggi ho fatto per la Nazionale albanese? Centocinquantasette. Li ho contati tutti, uno a uno. In ambito sportivo, fra le conseguenze devastanti delle guerre nell’ex Jugoslavia c’è stata la diaspora che ha portato molti giocatori albanesi ad emigrare. Nel dicembre del 2011, quando Gianni De Biasi mi ha proposto di lavorare con lui a Tirana, il primo problema da risolvere è stato il reclutamento dei calciatori per la Nazionale. Sono andato a cercarli dappertutto: Svizzera, Francia, Slovenia, Germania, Olanda, Finlandia, Russia, Grecia, Tunisia, Macedonia, Macedonia, Azerbaigian, Israele, Austria, Australia, Svezia. Già, la Svezia. Lì ho scovato Berisha: come potrei dimenticarlo? Giocava n’el Kalmar, squadra di una piccola città dello Småland, nel Sud Est del Paese, sul Mar Baltico. Ho chiesto al tassista: mi porta allo stadio? Mi ha condotto a un campetto. Ho sbottato: scusi, ma le avevo chiesto di portarmi allo stadio… E il tassista, serafico: ‘E’ questo“.
Eroe in Albania: “La crescita della Nazionale è stata graduale, ma costante, sotto l’aspetto tattico e tecnico favorita anche dalle esperienze che diversi giocatori hanno maturato nei principali campionati europei. Nella fabbrica di Tirana, nessuno si è mai tirato indietro: sudore, lavoro, orgoglio, talento. La storica qualificazione all’Europeo 2016 è nata da questo mix. Con un valore aggiunto: si chiama sostegno popolare. Non dimenticherò mai le accoglienze di ritorno dalla vittoria sull’Armenia o, ancora, dall’Europeo: decine di migliaia di persone a fare ala al nostro bus, lungo i 17 km dallo scalo aeroportuale al centro della capitale. Ci hanno festeggiato come eroi e la nostra soddisfazione più grande è stata la gioia che abbiamo donato a un popolo intero. Non mi stupisce sapere che a Palermo ci saranno migliaia di albanesi: se la partita si fosse disputata a Roma, avrebbero riempito l’Olimpico. E il bello è che gli azzurri sono la loro seconda squadra, tanto li amano“.
Suggerimenti per le italiane: “Due nomi? Kristian Dervishi, classe 2003 e Muhamet Endri, classe 2004. Chi li ha scoperti? L’Atalanta. Che vivaio hanno a Zingonia! Siamo a un altissimo livello europeo. E sapete quando mi è venuta voglia di fare l’allenatore, cominciando dai ragazzi? Quando giocavo a Bergamo. L’organizzazione del club è fantastica: lo dice uno che ne ha visti di settori giovanili, in Italia e in giro per il mondo“. Obiettivi del Lugano: “Intanto la salvezza in tempi rapidi e poi, passo dopo passo, una squadra sempre più competitiva in un campionato tecnicamente in crescita, negli anni in cui domina il Basilea. Allenare in Italia? No, grazie. Preferisco la Svizzera”.