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Lucescu: “De Boer? Difficile mettere le cose a posto in due settimane”

Dall’ottimismo della vigilia alla delusione del post gara. Frank de Boer ha capito in una sole 24 ore cosa significa allenare in serie A. Non basta il blasone e il maggior tasso tecnico. La condizione fisica non è delle migliori, ma in Italia si può sopperire con le motivazioni, lo spirito di squadra, la tattica e anche sotto questi aspetti l’ex difensore di Ajax e Barcellona dovrà lavorare parecchio. Per Mircea Lucescu, intervistato da La Gazzetta dello Sport, conta molto anche cosa ti lascia in eredità il predecessore in panchina:

“Un tecnico straniero e le sue difficoltà appena arriva in Italia? Come me qui in Russia. Ti trovi a subentrare in corsa con una squadra abituata in un certo modo e in due settimane è difficile mettere a posto le cose che non vanno e portare le tue idee. Molto dipende dall’impostazione che già c’è. Se è un’impostazione vincente conviene mantenerla per quanto è possibile e apportare con il tempo qualche modifica. Se invece non lo è, c’è bisogno di tanto lavoro per cambiare. Ed è qui che entrano in ballo i giocatori. Giocatori? Spesso devono cambiare in poco tempo abitudini, metodi di allenamento e interpretazione del gioco, e devono essere bravi a farlo anche se magari vedono le cose in un’altra maniera e non sono d’accordo. Con una squadra giovane è facile, i ragazzi ti seguono. Il problema può sorgere con quelli di una certa età: hanno tanta esperienza e le loro idee, e se sono diverse possono mettere in difficoltà un nuovo allenatore”.

Il rimedio c’è: “Un allenatore quando va in una nuova squadra cerca di portare con sé giocatori che hanno già avuto o che conoscono benissimo la sua filosofia. Guardiola lo fa sempre. Oppure Mourinho, che a Manchester ha portato Ibrahimovic. E’ una cosa che aiuta molto, anche perché poi i calciatori sono curiosi, sanno che un loro compagno importante ha avuto prima rapporti con il nuovo mister e allora si interessano, chiedono lumi. A questo livello la pressione è ovunque, non solo all’Inter. Ecco perché per gestirla al meglio la prima cosa che un allenatore nuovo dovrebbe fare è crearsi un gruppo solido, che gli stia intorno e lo aiuti a interpretare la sua filosofia. Scelte tattiche? Non entro nel merito. Posso solo dire che un allenatore non dovrebbe arrivare in una squadra con un modulo in testa, ma sapersi adattare alle qualità dei giocatori che trova e scegliere l’assetto tattico giusto”.

La serie A non è l’Eredivisie: “In un campionato come quello italiano è difficile proprio perché equilibrato anche quando non te lo aspetti. Sono le stesse difficoltà che sto incontrando io in Russia, dove il livello medio è molto più alto rispetto all’Ucraina dove allenavo prima. Ma De Boer è un uomo di calcio, con un’esperienza internazionale che parla per sé. Con l’aiuto della squadra potrà imporsi”.