Lorenzo Buffon: “Donnarumma? Uno che non fa scena. Poi c’è Gigi, il migliore di oggi: lo portai al Milan”
Ottantasette anni, mente lucidissima. Domani è in programma Udinese-Milan e Lorenzo Buffon apre l’album dei ricordi, senza dimenticare neanche i dettagli. Parente di Gigi Buffon, che consigliò al Milan, l’ex portiere della Nazionale è considerato uno dei più forti di tutti i tempi. Può permettersi qualche consiglio al pur bravissimo Donnarumma:
“A Gigio gli consiglio di lavorare duro per mantenersi. Gli auguro tante soddisfazioni. E’ uno che non fa scena, come Zoff. Il migliore con Jascin, che ho avuto la fortuna di conoscere. Poi c’è un certo Gigi Buffon. Il migliore di oggi. Mio parente, sì. Lo portai al Milan, quando ero osservatore, non lo presero. Pessotto? Lo portai al Milan a 13 anni, era un mediano, la mamma non voleva. Non ci credettero”.
Una vita rossonera: “Sono presidente onorario del Milan club di Pieris, me lo ha concesso Fabio Capello. Perché io andai a inaugurarlo. Nei club sono sempre andato, pure in Canada. Il Milan è la mia vita, anche se tengo alla mia friulanità: vorrei vincessero tutte e due, Milan e Udinese. Arriva al Milan dal Portogruaro dove Miro Gremese mi insegnò a fare bene il portiere. A 20 anni esordii al Milan con la Samp (5-1). Fu Liedholm a dirmi: “Domenica tu giocare”. Ci sono rimasto 10 anni, vincendo 4 scudetti. Bloccavo la palla, non respingevo con i pugni, mi allenavo tenendo in mano i tappi delle bottiglie. Paravo con i guanti in cuoio”.
Qualche aneddoto: “Vedo ancora tanto calcio. La colpa è del distacco tra giocatori e tifosi. Io stavo a parlare con loro, firmavo autografi per ore. Derby di Milano?Le tifoserie scommettevano: chi perdeva scopava la strada da San Siro al centro, 7 km. Abitavo in porta Genova. Andavo in centro a vedere un uomo dipingere e a imparare la tecnica, mi insegnò tutto. Era il papà di Mario Monti. Che una volta portai allo stadio. Andavo a mangiare con Burini alle Colline Pistoiesi, poi venne l’Assassino”.
Un po’ di amarcord: “Miglior Milan? Quello degli olandesi, ma il trio più forte è stato il nostro Gre-No-Li. Il più forte rossonero è stato Gianni Rivera. Il più forte in assoluto? Ho avuto la fortuna di giocare con i campioni: Sivori, Altafini, Boniperti. Poi ho ammirato Baggio. Amici? Tanti. Ma cito Liedholm e Facchetti, compagno di camera straordinario. Quando ebbi un intervento, Giacinto mi telefonava sempre. Il mio dispiacere è non aver vinto un Mondiale con l’Italia di cui ero capitano. Ma con il Milan ho vinto due coppe Latine. E uno scudetto con l’Inter”.