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Lo streaming di papà Miguel, quell’offerta della Juve, i ricordi: il mondo di Lirola (che non ha ancora la macchina)

“Ma che sia forte lo sanno tutti”. Quando si parla di Pol Lirola la prima affermazione che si fa sul giocatore è più o meno sempre la stessa, se non fosse che gli anni sono solo diciannove e le presenze da professionista sei. Numeri irrisori per dare giudizi definitivi, ma l’aura da predestinato attorno allo spagnolo sembra già delineata. Forse a causa dell’assioma più vincente degli ultimi anni: giovane calciatore più Juventus proprietaria del cartellino più prestito al Sassuolo, uguale giocatore forte. Ha funzionato per Zaza e per Berardi e fino ad oggi sembra stia funzionando anche per Lirola.

Un’aspettativa forse corretta visto quanto dimostrato in questi pochi mesi, ma costruita attorno ad un ragazzo “semplice e tranquillo”. Il classico ragazzo tutto casa e pallone. Il paragone con Oliver Hutton viene facile. “Pol è innamorato del calcio, da sempre – ci confida Bruno Zandonadi, agente del giocatore in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – Si portava ovunque il pallone, per le strade di Mollet del Vallès ci giocava di continuo”. Una semplicità che non sembra essere cambiata sia nelle giovanili dell’Espanyol, che dopo il salto alla Juventus lo scorso anno: “È un ragazzo molto responsabile, serio ed è un’atleta attento a tutto quello che un buon professionista deve fare. Dalla dieta all’allenamento. In più non ha stravaganze”. Lui non lo dice espressamente ma basta guardarlo per capire a cosa si riferisce. Mai una frase fuori posto, un comportamento sopra le righe, nessuna capigliatura particolare e soprattutto un’assoluta rarità per un giovane della sua età: “Pol non ha la macchina. A breve la comprerà, ma di seconda mano perché a lui non interessa fare sfoggio di queste cose”.


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Semplice e con i piedi per terra. Un modo di essere e di vivere la vita da privilegiato del calcio, non certo costruita ma assolutamente naturale: “Pensa che in questo week end di riposo concesso da Di Francesco è partito per andare a Barcellona. Serate? Discoteche? Assolutamente no, è andato a trovare la famiglia e ha approfittato per andare a trovare l’Espanyol B e l’Under 19, le squadre dei suoi vecchi amici e compagni. Non la prima squadra”. Quando si arriva ad un certo livello spesso ci si dimentica da dove uno viene, ma Pol non è fatto così tanto che “ogni volta che torna a casa porta la sua maglietta in regalo al suo ex allenatore”.

Un legame quello con la famiglia molto forte. “A Sassuolo vive da solo, ma non è mai davvero solo. Sia la famiglia che noi, andiamo e veniamo da Barcellona. In questo momento della stagione, con gli impegni europei è più difficile, visto che gioca ogni tre giorni, papà e mamma sono sempre molto vicini”. Eh, papà Miguel, fondamentale per Pol, oggi come ieri. Tanti i sacrifici fatti ma sempre con un solo obiettivo, come ogni padre del mondo. La felicità del proprio figlio “Lo portava sempre al campo, che fosse martedì o domenica. Che il campo fosse vicino o anche lontano tanti chilometri, lui andava sempre”. Poi il passaggio alla Juventus e le prime ‘difficoltà’ di Miguel: “L’approdo in Italia è stato un trauma per lui (dice ridendo, ndr). Non poteva più seguire Pol e ovviamente le partite della Primavera non si vedono spesso in televisione. Per quello lui ogni sabato andava su internet alla ricerca di qualsiasi streaming potesse fargli vedere suo figlio”. Ora è più facile. Sassuolo, Serie A ed Europa League, tutto in tv, anche a Barcellona.


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Neroverdi ma soprattutto Juventus, la squadra che per prima ha creduto in lui, prelevandolo ancora ragazzo dall’Espanyol. Un sogno per Pol, tifoso da sempre proprio dei bianconeri, fin da ragazzo. “E’ cresciuto con la grande Juventus di Lippi e Capello e si è appassionato fin da subito ai colori bianconeri”. Idoli? Ovviamente i campioni di allora: “Del Piero, Zidane, ma soprattutto Nedved. Pol stravede per Nedved”. Facile quindi accettare l’offerta della tua squadra del cuore no? Ovviamente si, ma c’è un retroscena curioso che accompagna la firma sul contratto: “Alla fine di una partita dell’Espanyol si presentò un rappresentante della Juventus, – racconta ancora Zandonadi – direttamente con un’offerta scritta. Sapendo però la passione di Pol per i bianconeri, volutamente non gli dicemmo nulla dell’offerta pronta e solo il giorno dopo al ristorante gli chiedemmo: ‘Pol se tu dovessi andare via da qui e potessi scegliere una qualsiasi squadra del mondo, quale sceglieresti?’”. La risposta? “Disse solo la Juventus. Secco, senza esitazioni. Solo a quel punto gli dicemmo dell’offerta già pronta dei bianconeri”. Un sogno divenuto realtà che ha scacciato via ogni tipo di avances, anche quelle arrivate da molti top club europeo: “Avevamo ricevuto altre offerte da altri club molto importanti. Ma la scelta fu molto facile perché Pol non fu interessato a sapere nemmeno quali fossero”.

Ora però la testa è solo al Sassuolo e al biennio sotto la sapiente guida di Di Francesco: Quando ci è arrivata la loro proposta non abbiamo avuto dubbi. Una molla molto forte è stato l’allenatore, straordinario nel far crescere i giovani. Non guarda il nome o la carta d’identità, con Di Francesco gioca chi merita. Ora Pol sta giocando ed è felice. Il Sassuolo è il club ideale per la sua crescita”. Il post Lichtsteiner e Dani Alves è assicurato.