Lo Monaco: “Spero che la Roma sappia cosa significhi prendere Mou”
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“Vuoi sapere la novità?”. In un tranquillo martedì pomeriggio di maggio, il telefono di Pietro Lo Monaco squilla inaspettatamente. La Roma ha da poco annunciato l’addio di Fonseca, in tv c’è il terzultimo turno del campionato di B. “Guardo il cellulare, era un mio collaboratore”. “Vuoi sapere la novità? -, esordisce appunto l’interlocutore – Mourinho ha firmato con la Roma”.
Sono passati oltre dieci anni dall’ultima volta che l’ex dirigente del Catania e José si sono incrociati su un campo da calcio. Il primo è poi rimasto in Italia, ripartendo anche dalla Serie C, il secondo ha scelto la Liga e poi la Premier come tappe del suo percorso dopo il Triplete con l’Inter. Eppure, la loro storia è ancora ben impressa nella mente degli amanti del pallone. “Mourinho è da prendere a bastonate tra i denti”, disse ai media l’ad rossazzurro. “Lo Monaco chi? – rispose lo Special One – Io conosco solo il Monaco del Tibet, il Gran Prix di Monaco e il Bayern Monaco”.
Martedì 4 maggio, undici stagioni più tardi, il ritorno del portoghese è stato annunciato dai canali ufficiali del club giallorosso. “L’ho scoperto così, al telefono, da un amico. E a dire il vero non me l’aspettavo affatto – racconta Lo Monaco, 66 anni, ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. I giornali parlavano di Sarri come erede di Fonseca, una scelta che sembrava logica per dare continuità dal punto di vista del gioco”.
“SCELTA COMPRENSIBILE. PERO’…”
La dirigenza giallorossa ha lasciato a bocca aperta tifosi e addetti ai lavori, mettendo sotto contratto un allenatore che, negli ultimi quindici anni, ha allenato esclusivamente club di primissima fascia.
“Potrebbe essere una mossa giusta, che però implica una serie di conseguenze – spiega Lo Monaco -. Per fare l’allenatore a certi livelli servono precise caratteristiche. Josè non eccelle nel lavoro sul campo, perlomeno non vale quanto si potrebbe dedurre dalla sua fama come allenatore. In compenso, è molto bravo a motivare la squadra e a tenere compatto l’ambiente, a far sì che le chiacchiere stiano lontane dallo spogliatoio. Capello era simile in questo e non è un caso che la Roma, piazza importantissima, abbia vinto l’ultimo scudetto proprio con lui”.
UNA ROMA PORTOGHESE
La dirigenza americana, allo stesso tempo, avrebbe potuto però pensare a una soluzione più… italiana: “Io non capisco cosa ci sia di così ammirevole nel calcio portoghese. Prima Fonseca, poi Mourinho. Per non parlare dei dirigenti! In questo settore è importante anche avere la giusta padronanza della lingua e, con tutto il rispetto per il calcio portoghese, non mi sembra che abbia chissà quali crediti rispetto a quello italiano”.
“A Roma, invece, sembra quasi che abbiano individuato nel Portogallo l’isola d’élite del calcio mondiale. Se proprio vogliamo puntare sugli stranieri, perché non dare spazio a chi può fare la differenza a 360 gradi? Mi piacerebbe vedere Bielsa in Serie A, ma è evidente che nessuno sia pronto per fare spazio ad allenatori scomodi, che non accettano intromissioni nel loro lavoro”.
Conseguenza immediata dell’ingaggio di Mourinho è, secondo Lo Monaco, il necessario cambio di rotta per quel che riguarda le strategie di mercato: “Se prendi un tecnico così, devi essere pronto a un bagno di sangue dal punto di vista economico. José, una volta in panchina, ha bisogno di avere a disposizione la sua squadra: giocatori di un certo livello, che in questo momento non abbondano nella rosa della Roma. E’ una responsabilità di cui, scegliendo Mourinho, la dirigenza si è implicitamente fatta carico”.
CONTE & MOU
Con il ritorno del portoghese, in compenso, “aumenteranno gli argomenti di discussione che tanto piacciono ai tifosi italiani. Da un lato c’è Conte, più diplomatico, che quando viene provocato ha sempre pronta la risposta giusta per difendere il suo territorio. Dall’altra parte c’è Mourinho, che arriva a Roma con un obiettivo minimo scontato: i giallorossi con lui devono andare in Champions League”.
UNA NUOVA SFIDA
Quanto a un nuovo, possibile incrocio con il portoghese, Lo Monaco non freme dalla voglia di ritrovarlo sul campo: “Al di là delle tante chiacchiere e della mia idea su di lui, qualche soddisfazione me la sono già tolta. Mourinho non rappresenta per me un avversario speciale, quando la tua squadra va in campo lo fa puntando alla vittoria, sempre e comunque. E io, sotto questo punto di vista, le mie soddisfazioni le ho già avute: indimenticabile il 3-1 del mio Catania contro l’Inter del Triplete”.