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L’europoker di Bojan: dopo Premier, Liga e Serie A, l’erede (mancato) di Messi alla Masia la butta dentro anche in Bundesliga

Da predestinato sbocciato prestissimo a meteora finita troppo in fretta nel dimenticatoio, passando per un infortunio serio dal quale ripartire, un europeo saltato per colpa di un attacco d’ansia, tanti cambi di spogliatoio e l’etichetta di promessa mai definitivamente esplosa appiccicata bene bene addosso. Eccolo Bojan Krkić Pérez, per tutti semplicemente Bojan: infanzia blaugrana, il giallorosso diventato rossonero sull’alta velocità Roma-Milano, le avventure in Olanda, Inghilterra e ora il primo gol tedesco. Ed è la maglia del Magonza a farlo entrare di diritto nel club dei giocatori a segno nei quattro principali campionati europei.

Rete e traguardo – in tempo di social – da festeggiare rigorosamente a mezzo post con foto su Facebook: “Felice di aver aiutato la squadra a portare via un punto così importante in un campo come l’Allianz! Questa è la strada da seguire. #Mainz05”, le parole affidate al suo profilo ufficiale da Krkić. Ventisette anni ancora da compiere e già mille vite da raccontare. Talento purissimo in campo, timido e riservato fuori. Di mestiere attaccate, come papà… Bojan, anche lui. Spagnolo (di mamma) di origine serba (da parte di papà), figlio d’arte (Bojan Senior puntava l’aria di rigore negli anni ’80), campioncino sbocciato probabilmente troppo presto per poi perdersi e ritrovarsi più e più volte. I primi calci ad un pallone? Ciuccio ancora a portata di bocca, a quattro anni appena compiuti nella squadra della sua Bellpuing, comune spagnolo di 4.088 abitanti della comunità autonoma della Catalogna.


Quattro anni più tardi lo sbarco nella Cantera più sognata del mondo, quella blaugrana: prime magie al campo estivo organizzato dal Barca ad Andorra e biglietto di sola andata staccato con destinazione Barcelona. 648 gol in otto anni, tutti sotto leva, una media di tre palloni spediti in rete a partita, a farne il miglior realizzatore nella storia della Cantera catalana. Gara dopo gara, etichetta di predestinato sempre più appiccicata addosso, assieme a quella di erede di un certo Lionel Messi, partito anche a lui come Iniesta, Xavi, Fabregas e Puyol – per citarne alcuni – dalla Masia dei record. Quelli riscritti dal centravanti spagnolo: da quello di più giovane giocatore esordiente in Champions League a quello del maggior numero di gol realizzati (dieci) da un esordiente in Liga.

E poi la prima tra i grandi con Rijkaard in panchina, il campo diviso con Ronaldinho, la trafila nelle selezioni della Spagna e il no al c.t. Aragones e alla vittoria di Euro 2008: “Il motivo? – A raccontarlo in un’intervista a Onda Cero fu lo stesso giocatore – Non andai perché soffrivo di attacchi d’ansia. Può esser stato per colpa della mia giovane età, i responsabili tecnici della Nazionale sapevano della mia situazione: era il mio primo anno, e avevo attacchi d’ansia e non ero in grado di andarci a quella competizione. Non era perché non avessi voglia, oppure per le vacanze che non avrei fatto… era solo per problemi di salute”, costatigli l’appuntamento con la storia Roja.

Un treno perso, mentre nel frattempo Rijkaard lasciava il Barcellona, al suo posto sbarcava Guardiola: con lui il Triplete, in Liga e in Champions però Bojan il campo lo vede poco. Diversa la storia in Copa del Rey, tra prestazioni buone e decisive, come quella nella finale contro il Bilbao. Due gli anni ancora maglia blaugrana sulle spalle, sempre senza trovare però il giusto spazio: nel 2011 a 21 anni, 163 presenze e 41 reti messe a segno arriva l’ora di traslocare. Valigia pronta, la destinazione scritta sul biglietto è la Roma giallorossa. Ad accoglierlo Luis Enrique, anche lui appena arrivato dalla Spagna: tre reti nelle prime giornate, krkić nella capitale sembra partire subito col piede giusto. Qualche problema fisico e tanta concorrenza però non gli permettono di esprimersi al meglio: i sette gol messi a segno a fine stagione non gli valgono il riscatto da parte della Roma.

A puntare su di lui, quando il Barcellona inizia davvero a non crederci più, è il Milan di Massimiliano Allegri: 29 agosto del 2012, Bojan sbarca a Milano, anche in rossonero però concorrenza e infortuni fanno la differenza (in negativo). Dopo un anno è tempo già di ripartire, destinazione Eredivisie: prestito all’Ajax, dove però non incide. Altro viaggio all’orizzonte, altro campionato da sperimentare: a puntare su di lui comprandone il cartellino è infatti lo Stoke City di Mark Hughes. Contratto fino al 2019 (appena prolungato e portato al 2020) e bottino di cinque gol in diciotto partite: a tenerlo lontano dal campo non una scelta tecnica, ma l’infortunio al crociato di inizio gennaio 2015. Stagione finita in anticipo, nella sua seconda annata inglese a migliorare sono score, presenze e obiettivi raggiunti a fine stagione: numeri che ancora una volta però non gli valgono la riconferma. Il resto è storia recente: il Magonza che lo cerca nell’ultimo mercato, l’ufficializzazione dello sbarco in Bundesliga il 29 gennaio scorso.

Sono felice di essere al Mainz, ringrazio tutti per il benvenuto – le prime parole di Bojan maglia rossa numero dieci tra le mani – e non vedo l’ora di scendere in campo”. Detto fatto, otto le presenze dal suo arrivo e… un gol realizzato. Quello arrivato ieri pomeriggio, il primo tedesco per l’attaccante spagnolo, quello che gli vale un posto nella storia del pallone. Palla recuperata al limite dell’area e destro sotto alle gambe di Sven Ulreich, per la prima gioia nel nuovo campionato. Quella che gli ha permesso di diventare il settimo giocatore nella storia ad aver segnato almeno una rete nei quattro maggiori campionati europei (Liga, Serie A, Premier League e Bundesliga con le maglie rispettivamente di Barcellona, Roma, Milan, Stoke City e Mainz).

Gli altri membri del club? L’ex Barca Popescu, Florin Raducioiu, Jon Dahl Tomasson, Pierre Womé, Obafemi Martins e Kevin-Prince Boateng. Ultimo arrivato il talentino scuola Masia Bojan Krkic: da fenomeno ad “incompiuto e sopravvalutato” in una manciata di anni. Tra infortuni, attacchi d’ansia e… rinascite. L’ultima all’Allianz Arena, braccia al cielo e abbraccio dei compagni. Perché l’attaccante perde il pelo, ma… non il vizio, del gol ovviamente.